«Potevamo fare di più, i playoff erano alla portata di questo girone» – .

«Potevamo fare di più, i playoff erano alla portata di questo girone» – .
«Potevamo fare di più, i playoff erano alla portata di questo girone» – .

ANCONA Quando Roberto Boscaglia ha fatto la “svolta di aprile” decidendo per sua stessa ammissione di “affidare gli spogliatoi ai veterani” Filippo Perucchini è stato uno di quelli a prendere in mano la situazione. Era il momento più delicato, con l’Ancona praticamente ai playout e una manciata di partite ancora da giocare. Insieme al nucleo centrale della squadra, con Spagnoli, Gatto, Paolucci, solo per citare qualche altro componente, il portiere ha cercato di unire lo spogliatoio. Un punto di riferimento importante che ha contribuito a far uscire l’Ancona dal guado. Intervenuto ai microfoni di Radio Tua, il portiere ha effettuato un’analisi approfondita dell’anno travagliato ormai alle spalle.

Stagione

«È stata una stagione molto difficile. Devo dire che da parte mia c’è anche rammarico perché i playoff erano alla nostra portata. Ma al punto in cui ci trovavamo dovevamo portare la nave in porto e ci siamo riusciti”. Le parole di Perucchini confermano l’impressione di molti addetti ai lavori, e cioè che l’Ancona possedesse potenzialità ben diverse da quelle effettivamente mostrate. Quali sono le cause di risultati così deludenti? «È difficile spiegare cosa è andato storto. Certo quando sei costretto a rincorrere non hai le idee chiare e tutto diventa più difficile. Nelle ultime cinque partite abbiamo visto il vero valore dell’Ancona”. Senza entrare nello specifico, Perucchini fa luce sulle dinamiche interne che non hanno funzionato bene. Non sono mancati disaccordi, incomprensioni e ostacoli che hanno portato la società ad alternare anche tre allenatori diversi. «L’obiettivo della salvezza era troppo importante, decisivo per il futuro della società. La chiave è stata capire, purtroppo tardi, che non c’era tempo per stare al passo con l’individualismo e la stupidità. E poi finalmente è arrivata la risposta del gruppo che mi ha reso orgoglioso di farne parte”. Sono stati tanti i momenti difficili, il portiere ne sottolinea uno in particolare raccontando un aneddoto da dietro le quinte: «Nonostante le difficoltà non c’è mai stato un momento in cui ho pensato che forse non ce l’avremmo fatta. Qualche attimo di sconforto, di ansia, sì. Ad Arezzo dove abbiamo perso 3-0, nello spogliatoio ci siamo guardati e ci siamo ripromessi di non mollare mai”.

Il futuro

Su specifica richiesta, Perucchini giura fedeltà ai colori biancorossi: «Ho un altro anno di contratto, la mia volontà è restare qui e costruire qualcosa di importante nel tempo». Per sua esperienza, l’estremo è dalla parte di chi ritiene che questa squadra non debba essere smantellata: «Personalmente spero che potremo seguire l’esempio di Cesena, Torres e Carrarese. Sono cambiati poco a livello di organico rispetto allo scorso anno eppure hanno disputato un grande campionato. Bisogna essere bravi a intervenire nei posti giusti ma senza stravolgere una squadra che ha una base solida”. Insomma, la ricetta di Perucchini è imparare dagli errori ma senza ripartire da zero: «Una stagione come questa deve aiutare tutti a crescere, un’esperienza importante di cui fare tesoro. Ci saranno dei cambiamenti, arriverà un nuovo direttore sportivo, dobbiamo ripartire con uno spirito diverso”. Un compagno di squadra su cui Perucchini spende una parola in più è Antonio Cioffi: «Ha delle qualità eclatanti, oltre al dribbling e all’imprevedibilità ha un tiro forte e tagliente. Sono sicuro che si affermerà presto”.

I portieri

Il collega da cui Perucchini si ispira è Wojciech Szczęsny: «Incarna il prototipo ideale del mio ruolo, rende facili anche gli interventi complicati. Speriamo che Ivan Provedel, che è un mio migliore amico, non legga questa risposta. E’ molto bravo, giocavamo insieme a Empoli”. La scuola italiana d’avanguardia: «Per me Donnarumma è ancora il più forte al mondo nel mio ruolo, ce ne sono altri come Vicario che si sono affermati all’estero. Direi che l’Italia non ha problemi in porta”.

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Corriere Adriatico

 
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