“L’evacuazione ha fatto emergere un sottobosco sociale che spesso non vediamo” – .

Mons. Orazio Francesco Piazza: “Nei centri di accoglienza c’erano tante persone completamente sole, senza nemmeno un familiare, spesso assistite da accompagnatori” – FOTO E VIDEO

di Daniele Camilli

Viterbo – “L’evacuazione ha fatto emergere un sottobosco sociale che spesso non vediamo”. Vescovo Orazio Francesco Piazza. Ieri lo sgombero della bomba della Seconda Guerra Mondiale rinvenuta in via De Gasperi. Un’operazione che ha portato all’evacuazione di 36mila persone. Un contesto in cui la diocesi ha messo a disposizione gli spazi di quattro parrocchie, trasformandole in centri di accoglienza: Santa Maria della Grotticella alla Mazzetta, Sacro Cuore al Carmine, Santa Barbara e Santi Ilario e Valentino a Villanova, quest’ultimo destinato a persone con fragilità .

“Nei centri di accoglienza – racconta il vescovo – c’erano persone completamente sole, senza nemmeno un familiare, spesso assistite da accompagnatori. Questo dimostra che dobbiamo tenere alta l’attenzione perché c’è del sottobosco che non vogliamo vedere e questa evacuazione ce lo ha portato davanti agli occhi”.

“L’evacuazione – sottolinea il vescovo – deve insegnarci che ogni bisogno deve essere condiviso, a prescindere dal colore della pelle e dalla religione, dalla cultura e dalle condizioni economiche e sociali”.

Viterbo – Vescovo Orazio Francesco Piazza

Come è nata l’idea di trasformare le parrocchie in centri di accoglienza?
“È nato da un incontro che si è svolto in prefettura. Una disponibilità necessaria e immediata alla quale la curia ha risposto prontamente, sapendo che esistono parrocchie ben organizzate e con locali ampi. È stato anche un segnale importante di presenza e condivisione dei bisogni della comunità”.

Hai visitato tutti i centri di accoglienza. Come li hai trovati? Qual è stata la situazione che hai riscontrato?
“Ho iniziato le mie visite dalla chiesa di Santa Maria della Grotticella e c’era già molta gente. Le parrocchie, grazie ai volontari e in sinergia con tutte le istituzioni, hanno fatto di tutto per rendere la giornata quanto più agevole possibile ed evitare disagi. Un’accoglienza affabile e un atteggiamento positivo. Successivamente le strutture sono state organizzate con giochi, momenti musicali e di preghiera. Poi il pranzo e il pomeriggio con dialoghi e confronti, favorendo la consapevolezza tra le persone. Una buona opportunità per l’umanità”.

Quante persone erano presenti nei centri di accoglienza?
“In totale nelle parrocchie c’erano circa 300-400 persone. Tanti nella parrocchia della Sacra Famiglia dove c’erano tanti immigrati e tante famiglie. L’evacuazione è stata anche l’occasione per rendersi conto della fragilità del territorio e per comprendere che quando condividiamo un bisogno le differenze non esistono. La presenza nei centri di accoglienza ha riguardato soprattutto le persone più fragili, le persone sole e i malati. Non ho visto nessuna famiglia giovane.

Viterbo – Sul posto gli artificieri

Come hanno vissuto il centro di accoglienza le persone che hai incontrato?
“I malati e gli anziani hanno avvertito il disagio. Ma vedendosi accolti, la disposizione fu positiva. Un disagio dovuto all’abbandono della casa. Molti erano completamente soli, senza nemmeno un familiare, spesso assistiti da badanti. Questo dimostra che bisogna tenere alta l’attenzione perché c’è un sottobosco che spesso non vediamo e questa evacuazione ce lo ha portato davanti agli occhi”.

Durante la messa nella chiesa dei Santi Ilario e Valentino ha detto che “il dolore più grande è abbandonare la propria casa”. In un mondo dove molti stanno abbandonando le proprie case, in situazioni decisamente più drammatiche, dalla Palestina all’Ucraina…
“Mentre dicevo questo pensavo alle persone che vivono in scenari di guerra. Torneremo a casa, probabilmente non lo faranno mai più. Una casa distrutta è una vita distrutta. Di fronte all’escalation che stiamo vivendo, posso solo dire che stiamo davvero impazzendo. E non c’è violenza che possa giustificarne un’altra. Dobbiamo rispondere con i valori del Vangelo, valori dell’umanità”.

Quali lezioni si possono imparare dall’esperienza di evacuazione?
“L’insegnamento che ogni esigenza deve essere condivisa, al di là del colore della pelle e della religione, della cultura e delle condizioni economiche e sociali”.

Daniele Camilli

Articoli: Il Prefetto Capo: “Sgombero bombe, abbiamo finito con tre ore di anticipo” – Reggimenti: “Disinnesco bombe, contributo prezioso dalla Polizia locale di Viterbo e di altri 18 comuni” – Mons. Orazio Francesco Piazza: “Bomba in via De Gasperi, l’evacuazione è stata una scuola di umanità” – Il Capitano Luigi Prencipe: “La bomba in via De Gasperi si chiama Lady Rose, in onore di Santa Rosa” – Bomba in via De Gasperi, oggi è il giorno dell’evacuazione

Media: Capitano Luigi Prencipe: Video – L’ordigno esce dalla zona rossa – Le operazioni per il trasferimento dell’ordigno a Monte Romano: Foto – Bomba in via De Gasperi, artificieri al lavoro: Video – Foto – Bomba day – Il sorvolo dei droni anti-saccheggio sulla città di Viterbo: Video – Il colonnello Gianbasilio Profiti: “Per disinnescare servono coraggio e addestramento”: Video

8 maggio 2024