Pierluigi Biondi a Glocal, L’Aquila è una città in continua evoluzione – .

L’Aquila, Capitale Italiana della Cultura 2026, arriva al Glocal Genoa Journalism Festival, in occasione delle due giornate liguri dedicate al giornalismo digitale. Ospite il sindaco Pierluigi Biondi: “Nella nostra città non esiste la noia. L’Aquila è una sperimentazione continua e ora siamo chiamati a dimostrare che esiste una ricostruzione possibile, oltre quella materiale, che passa attraverso la Cultura”.

Il primo cittadino dell’Aquila Pierluigi Biondi tra gli ospiti di Festival del giornalismo digitale glocale: l’evento che riunisce i professionisti del settore nella straordinaria cornice del Centro Congressi Aquarium Genova.
Marco Giovannelli,
Presidente, ANSO e Direttore, Varesenews, ha condotto l’intervista al sindaco Biondi, trasmessa in diretta sulle testate web del circuito Presscom in tutta Italia. La capitale vi ha mostrato la diretta qui.

Riflettori puntati sul titolo recentemente conquistato da L’Aquila, quello di Capitale italiana della cultura 2026.
“Un percorso che si pone nell’ambito di una strategia complessiva che la città dell’Aquila ha descritto nella cosiddetta ‘Carta dell’Aquila’, sottoscritta insieme ai sindaci di Carpi, Avellino e Ascoli. Sono luoghi che hanno subito momenti di frattura pesanti come quelli che un terremoto porta con sé. Con queste realtà abbiamo individuato nella cultura l’elemento chiave attraverso il quale rilanciare i nostri territori. La proposta di candidatura, quindi, è stata il naturale esito di questo processo. Non solo, perché è stata, è e sarà una grande sfida. Come ho avuto modo di sottolineare in precedenza, il titolo non è un risarcimento per quanto abbiamo sofferto, poiché non esiste alcun risarcimento possibile per il dolore patito. È una sfida grande e prestigiosa nella quale dovremo dimostrare che lo sviluppo territoriale si può realizzare attraverso la cultura e che l’esperimento dell’Aquila può diventare un modello per le aree interne. A causa di ciò – continua Biondi – nel nostro dossier non c’è nessuna città chiusa tra le sue mura, ma ci sono iniziative condivise con i territori, in particolare Rieti. C’è una ricostruzione possibile oltre quella materiale, una ricostruzione che passa attraverso la Cultura”.

Ricostruzione: a che punto siamo?
Così il sindaco Pierluigi Biondi, “Bisogna sempre distinguere tra ricostruzione privata e pubblica. – sottolinea il sindaco – La ricostruzione privata ha regole più rapide e noi come Comune dell’Aquila abbiamo istruito quasi tutte le procedure, ma il nostro lavoro si ferma all’aspetto amministrativo. La Ricostruzione Pubblica, invece, si fonda sulle regole degli appalti pubblici e, nel corso degli anni le opere pubbliche sono state caratterizzate da una lentezza esasperante. Con le semplificazioni arrivate da un certo punto in poi, con le novità introdotte dal PNRR e con il nuovo provvedimento del Governo Meloni, la situazione è cambiata. In Italia, però, c’è ancora troppa resistenza riguardo alla velocità degli appalti”.

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Che tipo di vita si vive oggi nel centro storico?
“A L’Aquila non c’è rischio di annoiarsi. Non siamo una sonnolenta città di provincia: L’Aquila è un continuo esperimento, una città in continua evoluzione. Non parlo da sindaco, anzi fornisco alcuni dati che possono essere indicativi da questo punto di vista.
L’Aquila è l’unico capoluogo di provincia abruzzese che non perde residenti, ha un’Università che ha registrato un +7% di immatricolazioni, il GSSI continua ad attirare decine e decine di giovani di alta specializzazione post-laurea, provenienti da tutto il mondo, l’ Conservatorio ha aumentato le registrazioni, così comeAccademia di Belle Arti. Sono tutti giovani che vengono all’Aquila e scelgono di restare all’Aquila. Abbiamo stimato circa 10mila studenti fuori sede: Credo che tutti questi giovani non sceglierebbero una città dove la gente non vive bene. Certo
– aggiunge Biondi – Vivere all’Aquila è complesso: basta affacciarsi ad una finestra per vedere gru e cantieri. E questo provoca disagi, alterazioni della vita quotidiana, continue modifiche alla viabilità, ma tutto questo ci porta verso il futuro, verso una ricostruzione massiccia e verso una città ancora più bella. Oggi chi viene all’Aquila rimane stupito da quello che c’è, dai progressi fatti e dalle opportunità che qui possono concretizzarsi”.

Quindi il ruolo dell’Aquila come “città territorio”.
“Il capoluogo abruzzese è, per sua stessa storia, una città territoriale. L’Aquila fu fondata dai castelli circostanti. Se oggi considerassimo le nostre mura come un perimetro di difesa, commetteremmo un grave errore strategico. Oggi le politiche di coesione nazionale soffrono di un ritardo nel definire il ruolo che le città di medie dimensioni come L’Aquila possono avere nelle dinamiche sociali e di sviluppo del Paese. Da anni abbiamo una grande attenzione verso le aree metropolitane e, dall’altro, un’attenzione formale ma poco concreta verso le aree interne. Si credeva che fosse sufficiente una conservazione museale di quei luoghi che si stavano svuotando: per questo mancavano risorse e servizi. Di conseguenza, lo svuotamento è diventato un processo costante. Ad un certo punto il Covid, che ha portato a nuove prospettive e punti di vista: ci ha fatto riscoprire la funzionalità dell’abitare nei piccoli centri o, comunque, nelle nostre città di medie dimensioni. Pensiamo a L’Aquila, a 100 chilometri da Roma, a un’ora di distanza: lo stesso tempo che impiegano i romani che vivono in periferia per entrare nella Capitale”.

Spopolamento vs “Restanza”temi portati all’attenzione nazionale anche dal film di Riccardo Milani “Un mondo a parte”, che ha sollevato anche il problema della chiusura delle scuole nei piccoli paesi di montagna.
“Le nostre zone non possono essere sottoposte ai parametri stringenti che valgono per le grandi città. In alcune nostre zone l’ospedale di I livello più vicino è a 50 km e diventa difficile anche godere di un servizio essenziale come quello sanitario. Lo stesso vale per il dimensionamento delle scuole. Calo della natalità e spopolamento sono concetti quasi sovrapposti, perché assistiamo al fenomeno dell’emigrazione dai piccoli comuni: occorre tornare a puntare sui servizi, ma farlo in modo funzionale. Quando il finanziamento viene concesso a un Comune – ribadisce in conclusione il sindaco Pierluigi Biondi – non possiamo pensare di vincolarli ai parametri applicati alle grandi città”.

 
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