Edilizia sociale, sindacati inquilini contro la Regione Piemonte – .

Edilizia sociale, sindacati inquilini contro la Regione Piemonte – .
Edilizia sociale, sindacati inquilini contro la Regione Piemonte – .

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – “Inutile e discriminatorio“. Lo stesso fanno i sindacati regionali degli inquilini Sunia Cgil, Sicet Cisl e Uniat Uil hanno definito il legge sull’edilizia sociale approvato lo scorso febbraio da Regione Piemonte. Secondo le parti sociali, infatti, le misure adottate dall’attuale giunta”non risolvono la grave emergenza abitativa della nostra regione. Quanto introdotto è inutile sia per migliorare le condizioni di chi già vive nelle case popolari, sia per rendere più efficiente l’organizzazione delle Agenzie Abitative Territoriali. Inoltre è discriminatorio nei confronti dei cittadini, non appartenenti alla comunità europea, che vivono da anni nella nostra regione” hanno rimarcato i segretari regionali Davide Masera, Giovanni Baratta e Domenico Paoli.

Nel provincia di Alessandria nel 2022 sono stati effettuati 400 sfratti e 1.300 richieste di sfratto”,la maggior parte dei quali erano dovuti a arretrati innocenti”. Nel 2020 gli alloggi disponibili erano appena 260, a fronte di oltre 2.500 richieste di assegnazione. A fronte di circa 5.200 unità di edilizia popolare, circa l’8% necessita di interventi di manutenzione. Fabio Scaltrittidella Comunità di San Benedetto al Porto, hanno evidenziato anche le 20 segnalazioni all’anno provenienti dall’Ospedale di Alessandria riguardanti pazienti dimessi purtroppo senza domicilio.

Nel merito, le parti sociali hanno aggiunto riguardo alle criticità della normativa vigente:
• Per accedere agli alloggi pubblici per i cittadini non appartenenti alla Comunità Europea non basterà avere 5 anni di residenza, dovranno anche dimostrare un’attività lavorativa, dipendente o autonoma. È necessario possedere questo requisito sia al momento della domanda che al momento dell’eventuale assegnazione: quindi, un pensionato, una madre con figli a carico assistiti dai servizi sociali non hanno più la possibilità di accedere alle case popolari.

• È previsto un punteggio premiale per coloro che risiedono nella regione da 15, 20, 25 anni. Un inglese che vive in Piemonte da 20 anni potrà avere 4 punti in più in classifica, ma se al momento della domanda avrà la sfortuna di essere disoccupato verrà automaticamente escluso.

• Pena chi ha occupato negli ultimi 10 anni alloggi popolari senza distinguere tra occupanti che hanno “sfondato la porta” e quelli senza titolo per motivi amministrativi sanabili. I Comuni sanno bene che alcune situazioni di famiglie fragili, che avevano occupato, sono state risolte con la liberazione degli alloggi, scaglionando i pagamenti arretrati
maturati e con nuovi incarichi accompagnati dai servizi sociali.

• Non aumenta lo stanziamento del fondo mora incolpevole e non allarga il numero degli aventi diritto (come avevamo chiesto), ma viene istituito un fondo straordinario triennale per le utenze (non si sa come sarà lavoro), dimenticando che l’alto costo delle utenze è dovuto anche alla scarsa efficienza organizzativa dell’ATC che:
– non sono in grado di intervenire tempestivamente per riparare sistemi malfunzionanti,
– non sono in grado di apportare modifiche alle spese anno per anno,
– non tengono riunioni per illustrare bilanci e stime,
– invece aggiungono saldi su diversi anni rendendo difficili i pagamenti, aumentando così gli arretrati.

• Si prevede di riservare ulteriori alloggi alle forze dell’ordine: difficilmente polizia e carabinieri accetteranno alloggi in quartieri difficili e degradati. Tuttavia, se decideranno di viverci una volta terminato il loro orario di lavoro, non saranno certamente guardiani della scala.

Queste le novità più rilevanti introdotte. Notiamo con rammarico che nessuna delle proposte che avevamo avanzato come Sunia, Sicet, Uniat e CGIL, CISL e UIL è stata presa in considerazione. Abbiamo chiesto che fosse:
• eliminata la possibilità di vendere alloggi, poiché in tutta la Regione vi è una forte carenza di appartamenti pubblici;
• previsto un adeguato stanziamento annuale per aumentare gradualmente, ma in modo continuo, l’offerta di alloggi pubblici e gestire il fondo per gli arretrati innocenti;
• utilizzato l’ISEE per l’inquadramento degli assegnatari nelle fasce di reddito e per il calcolo del compenso dovuto;
• la percentuale di accesso al fondo sociale è passata dall’attuale 30% al 50% e la quota di copertura della Regione ha raggiunto l’80%
• ha fatto una legge più inclusiva, abbassando i requisiti di residenza nell’ambito territoriale dagli attuali 5 anni a 2.
• eliminato l’ormai obsoleto punteggio premiale per chi ha versato la gescal e sostituito con quello relativo all’anzianità contributiva.
• introdotto l’obbligo di convocare almeno annualmente riunioni con la partecipazione e il voto dei conduttori sulle materie di loro competenza;
• è stata istituita presso l’ATC una commissione composta da rappresentanti dei Comuni interessati, delle unioni degli inquilini e di funzionari dell’ente con l’obiettivo di esaminare e risolvere situazioni critiche di morosità ed evitare possibili decadenze.

“Queste nostre proposte avrebbero consentito un “salto di qualità” alle politiche dell’edilizia pubblica in Piemonte, avrebbero potuto risolvere in parte la grave emergenza abitativa che purtroppo continua e si aggrava. Migliorare l’efficienza dell’ATC e le condizioni degli inquilini assegnati che vivono negli alloggi ERP. L’attuale maggioranza della Regione Piemonte ha deciso diversamente e non possiamo che esprimere con forza la nostra opposizione”.

 
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