Questo articolo è pubblicato sul numero 20 di Vanity Fair in edicola fino al 14 maggio 2024.
Napoli tutti abbiamo un segreto. Ogni vicolo, ogni edificio, ogni muro racchiude i suoi misteri. C’è il segreto di Munaciello, la bella ‘mbriana, il sangue di San Gennaro, la Pedamentina, la sirena Partenope, l’Uovo sotto il Castello, il segreto di Pulcinella… e poi c’è il mio segreto”.
Parlare in dialetto napoletano lo è Liberatoil cantante incappucciato è apparso dal nulla il 14 febbraio 2017 su YouTube con una canzone intitolata Il 9 maggio, e da allora è diventato un fenomeno. Le sue canzoni superano gli 80 milioni di stream, i live in cui non mostra mai il suo volto sono cult dallo stadio Maradona di Napoli al Kesselhaus di Berlino, passando per l’Ippodromo di San Siro.
Liberato è come Elena Ferrante: le teorie sulla sua identità si moltiplicano, ma nessuna è mai certa. Adesso il suo alter ego gli sta disegnando un ritratto: il regista Francesco Lettieri, napoletano anche lui, classe 1985, autore dei videoclip più famosi di Liberato che hanno contribuito a cambiare l’immaginario visivo di Napoli e a rendere la sua musica ipermoderna e tradizionale allo stesso tempo. Il suo film Il segreto di Liberato, con le voci dello stesso rapper, Simona Tabasco e Nando Paone, arriva al cinema dal 9 maggio ed è un documentario che non è un documentario e un film d’animazione che non è solo un film d’animazione. E – spoiler – non punta a svelare il volto del cantante. Perché più Liberato nasconde la sua identità, più si fonde con la sua città, Napoli. Lettieri conosce bene il suo segreto e si diverte a nutrirlo. Per tutta la durata di questa intervista – sostiene – Liberato è seduto al suo fianco, stanno ultimando il montaggio del film: «Avevo pensato di fargli rispondere al telefono», spiega Lettieri, «ma mi ha detto che non era Di sicuro conosco tutte le risposte.”
Allora cominciamo con una domanda facile: la storia che racconta Il segreto di Liberato è la sua vera storia oppure no?
«Come in tutte le storie vere c’è sempre un limite tra realtà e finzione, limite che qui è molto labile perché nessuno conosce la verità. Posso dire che, al di là dei dettagli, tutto ciò che rende Liberato quello che è oggi è presente in questo documentario.”
La parte di animazione racconta di un ragazzo alle prese con i suoi primi sogni e il suo primo amore.
«La protagonista femminile, futura autrice di manga italiana, è il primo vero amore di Liberato, che coincide anche con la sua prima grande amicizia, con la sua prima grande delusione. Tutti sentimenti che ritroviamo nelle sue canzoni. I due ragazzi frequentano un liceo che ricorda molto quello di piazza del Gesù, il Genovesi. Ed è vera anche la parte in cui parlo del mio primo contatto con lui. Liberato, nel 2017, mi mandò un sms anonimo, aveva visto i miei video e voleva che girassi quello Il 9 maggio. Siamo andati subito d’accordo.”
Chi è Liberato per lei?
«Un progetto che mi ha cambiato la vita, e personalmente è anche un amico».
E chi è Liberato per il Napoli?
«È uno dei suoi tanti volti. In questo momento sono tanti gli artisti napoletani che si stanno affermando a livello nazionale e internazionale, come Geolier e Nu Genea, e Liberato incarna il volto più misterioso della città. Uno degli aspetti più interessanti di lui è che unisce musica popolare e hip pop, house e r&b.
Sperimenta molto e, nonostante ciò, il suo pubblico comprende tutte le fasce della popolazione. Durante i casting per i suoi videoclip ho conosciuto ragazzi che venivano dal Vomero, dal Rione Traiano o dalla Sanità”.
Quali sono i luoghi della Napoli di Liberato che ritroviamo nel film?
«Il suo viaggio inizia sicuramente a Materdei, lì abbiamo girato le prime scene del video Il 9 maggio. Sono molto legato a quel quartiere perché lì abitava mia nonna, lì ho passato la mia infanzia. Da non perdere Marechiaro a Posillipo e Piazza Mercato. Mercato è uno di quei quartieri della Napoli popolare che oggi è rimasto incontaminato, a differenza dei Quartieri Spagnoli e della Sanità che sono diventati molto turistici. La musica di Liberato comprende anche la Napoli più antica, quella dei palazzi nobiliari del Settecento come Palazzo Reale in Piazza del Plebiscito”.