“Bellini meriterebbe l’ergastolo” – .

“Bellini meriterebbe l’ergastolo” – .
“Bellini meriterebbe l’ergastolo” – .

Inutile dire che non c’è stata alcuna vera sorpresa: il sostituto procuratore generale Nicola Proto ha chiesto ancora una volta, in appello, l’ergastolo per Paolo Bellini. Cioè la conferma della sentenza di primo grado, che stabiliva che l’ex esponente di Avanguardia Nazionale fu uno degli autori della strage alla stazione, che il 2 agosto 1980 causò 85 morti e più di 200 feriti. Come sempre molto attento a ogni passaggio delle udienze del ‘suo’ processo (imputati con lui sono anche Piergiorgio Segatel, depistato, e l’ex amministratore di via Gradoli a Roma Domenico Catracchia, falsa informazione alla procura: le loro posizioni verranno trattate con nella successiva udienza, nella seconda parte dell’atto di accusa), Paolo Bellini scosse la testa al momento della richiesta di condanna. Lui, dal canto suo, si dichiara a gran voce innocente: lo ha ribadito più volte durante il processo, in dichiarazioni spontanee.

Il deputato Pg – che ha definito la strage “un crimine indicibile, pieno di false piste” – ha diviso in punti la sua accusa. Si parte dalla “prova granitica” della Corte d’Assise di primo grado, ovvero il video girato dal turista tedesco Harald Polzer che ritrae in stazione, dopo l’esplosione, un uomo che l’ex moglie di Bellini, Maurizia Bonini, riconobbe senza un’ombra dubbiosa come il suo allora marito. Non ci sono dubbi «sulla attendibilità del video, anche in formato digitale, e della testimonianza», chiarisce Proto. A favore della tesi della difesa, prosegue, ci sono solo «nient’altro che elementi suggestivi, basati su elementi che anche un bambino sarebbe in grado di smontare: e invece è molto, molto chiaro dalle foto tratte dal video che Bellini era alla stazione il 2 agosto ’80”.

Il testimone chiave, Bonini, lo ha sostenuto come alibi per 40 anni, dicendo che erano partiti da Rimini alle 9 con la famiglia diretti al Passo del Tonale. «Ma adesso dice la verità: è arrivato a prenderli molto più tardi, all’ora di pranzo, compatibilmente con la sua presenza in stazione alle 10,25. Se il Tribunale l’avesse vista raccontare come l’abbiamo vista noi, sapreste che è attendibile. Ne sono prova anche le intercettazioni delle conversazioni che ebbe a riguardo con la famiglia: sapeva di essere lui l’uomo della stazione, anche se in cuor suo sperava di no. Bellini avrebbe poi precostituito il suo alibi andando a prendere la nipote Daniela in mattinata e poi portando la nipote Daniela a Rimini, “un fatto agghiacciante”. Il deputato ha poi affrontato i rapporti tra imputati, destra eversiva e servizi devianti, legati “all’allora procuratore capo di Bologna Ugo Sisti”.

Federica Orlandi

 
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