“Prova di salute per la mamma, non siamo carne da cannone” – .

Un tentativo di inserire il Pic per l’infusione della chemioterapia fallisce e sviluppa un sepsi. È la storia drammatica di uno donna salernitanaraccontato – ripreso oggi dal Giornale”Le cronache” disponibile online e diffuso anche attraverso i canali social – da parte della figlia, che lancia un grido d’allarme sulle condizioni in cui si trova oggi salute pubblicaA.

«Siamo persone, esseri umani e non carne da cannone! Siamo rimasti in silenzio quando la mamma ha sviluppato una sepsi dopo un tentativo fallito di inserire il Pic per l’infusione chemioterapica.

Siamo rimasti in silenzio quando ci è stata prescritta la chemio somministrata senza tenere conto che la madre, affetta da ileostomia, ha cominciato a fuoriuscire liquidi come da un rubinetto aperto, disidratandosi completamente.

Siamo rimasti in silenzio quando gli operatori del 118 intervenuti perché la mamma era molto malata e aveva allucinazioni hanno detto che non doveva essere trasportata in ospedale perché era un effetto della chemio e che era meglio evitare loro lo strazio del trasporto inutile opinione.

Siamo rimasti in silenzio quando dopo due giorni gli operatori del 118 sono intervenuti di nuovo perché la mamma stava ancora peggio, di nuovo, volevano evitare il trasporto in ospedale – ha detto la donna – E devo essere grata alla mia testardaggine se ho insistito e l’ho portata comunque al pronto soccorso all’ospedale ci hanno detto che se fossimo arrivati ​​con mezz’ora di ritardo la mamma avrebbe avuto un arresto cardiaco».

Una storia drammatica, che va oltre il caso di malasanitàche vede la madre di questa donna ricoverata in ospedale per malattie infettive, un reparto non preparato a gestire a paziente con stomia tanto che sua figlia ha dovuto fornire al reparto gli ausili per la stomia e, aggiunge ancora, «Ho dovuto cambiarle la stomia in una situazione paradossale: ho cambiato e mi ha assistito un operatore sanitario.

Siamo rimasti in silenzio quando, appena due giorni dopo la dimissione, si è reso necessario un nuovo ricovero perché l’infezione era ancora in corso e stava compromettendo i reni. Troppe volte siamo rimasti in silenzio, comprendendo le difficoltà delle persone costrette ad operare in situazioni di emergenza perché mancano personale e risorse ma la pazienza ha un limite».

Durante la degenza in ospedale, la donna fu colpita da un ictus che le danneggiò quasi completamente l’emisfero sinistro, riducendola in uno stato vegetativo. Ad oggi – e sono trascorsi più di dieci giorni – la famiglia attende il trasferimento in un reparto più idoneo alla sua condizione «cioè in neurologia in Unità di Brest molto lodato dallo stesso De Luca.

Ebbene oggi, dopo varie richieste e solleciti del primario, ci viene risposto che non c’è posto. E nel frattempo la mamma, pur assistita, non ha le cure di cui ha bisogno! Ad oggi siamo in attesa della visita del fisiatra, anche questa è stata richiesta più e più volte ma non è ancora avvenuta.

Ad oggi mia madre è una paziente ospedaliera che non dispone di un’assistenza adeguata perché forse si è ritenuto inutile intervenire perché era anziana e aveva un quadro clinico difficile!

Ora fermati – continuò la figlia – Mia madre ha la parte destra del corpo paralizzata, avrebbe bisogno di eseguire una terapia di riabilitazione neurologica per cercare di recuperare quel tessuto e quelle cellule cerebrali che possono ancora essere recuperate.

Esigenze recuperare un po’ di dignità umana che le viene negato. Ha bisogno di cure adeguate come stimolare la circolazione del braccio (che è diventato un pallone da rugby) e della gamba destra con massaggi adeguati.

Esiste una dignità umana che viene negata e quando penso a questo mi vengono in mente i campi di concentramento nazisti dove gli esseri umani non contavano nulla. Il personale sanitario fa quello che può ma non ha le competenze necessarie per essere utile a mia madre!».

Intanto la donna lo ha annunciato già oggi presenterà uno formale rimostranza. “Caro governatore De Luca la decantata sanità campana eccola qui!

Applausi agli operatori sanitari che fanno quello che possono con le poche risorse che hanno, applausi a quei medici che aggirano gli ostacoli e ricordano che hanno davanti a sé esseri umani e non carne da cannone».

 
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