Il corteo studentesco nel centro di Bologna, che si è concluso con una bandiera palestinese legata a Nettuno – .

Il corteo studentesco nel centro di Bologna, che si è concluso con una bandiera palestinese legata a Nettuno – .
Il corteo studentesco nel centro di Bologna, che si è concluso con una bandiera palestinese legata a Nettuno – .

Un’ondata di bandiere, cori e fumogeni ha invaso il centro di Bologna al grido di ‘Palestina libera’. Sono stati circa 200 gli studenti che mercoledì 8 maggio, in serata, hanno invaso pacificamente le strade della città, scortati da agenti di polizia e Digos, per poi raggiungere piazza Maggiore. Alcuni di loro, muniti di scale, sono saliti sulla fontana del Nettuno dove hanno legato una bandiera con i colori palestinesi. A sostenerli fin dal pomeriggio c’era Patrick Zaki, l’attivista egiziano per i diritti umani che si batte per denunciare “il genocidio” in corso in Palestina dallo scorso ottobre.

L’invito di Zaki agli studenti UniBo

“Sono molto felice che gli studenti della mia Università siano qui per chiedere diritti e libertà per la Palestina. Sarò sempre con voi e farò di tutto per sostenervi”, ha detto Patrick Zaki che ha preso parte a un incontro in piazza Scaravilli nell’ambito dell’acampada di tende apparsa domenica scorsa in segno di solidarietà verso i palestinesi. popolazione.

“Non possiamo accettare – ha spiegato l’attivista egiziano – che le università abbiano ancora collaborazioni e accordi con Israele. Non possiamo accettare che le nostre tasse e il nostro denaro siano parte di ciò che sta accadendo a Gaza”.

Coordinamento con altre università

Zaki ha invitato anche gli studenti bolognesi a coordinarsi con i colleghi di altri atenei, per portare queste richieste in Parlamento. Per l’attivista arrivare “un vero cambiamento è possibile – sottolinea – continuate a diffondere notizie su quanto accade nella Striscia di Gaza, continuate a parlare di quanto accade in Palestina, voi avete un ruolo importante in questo senso. Non voglio generalizzare, ma i media raccontano solo una parte di ciò che accade in Medio Oriente”.

Secondo Zaki il governo deve anche “prendere posizione” rispetto a quanto accade in Palestina perché “tacere significa essere complici di questo crimine”. Un crimine che, ricorda, “va fermato al più presto. Abbiamo il potere di fermare tutto questo e dobbiamo fare tutto il possibile per raggiungere il nostro obiettivo”.

 
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