L’addio di Giulio Piccioni. Tra inviti, speranze e polemiche – .

L’addio di Giulio Piccioni. Tra inviti, speranze e polemiche – .
L’addio di Giulio Piccioni. Tra inviti, speranze e polemiche – .

09 maggio 2024 12:26

«Il futuro della caccia dipende da noi, da come sapremo superare le divisioni, da come sapremo recuperare un confronto serio su temi condivisibili per trovare una strategia che superi le attuali differenze». È questo il messaggio che Giulio Piccioni ha lanciato lasciando dopo quindici anni la presidenza della sezione provinciale della Federcaccia di Terni – di cui oggi è presidente onorario -, lasciando il testimone a Enrico Riffelli. Nel suo discorso di addio Piccioni ha affrontato tutte le questioni del momento, ricordando quanto è stato fatto e quanto ancora resta da fare. Come nel caso del futuro dell’Area di Caccia Territoriale numero 3 dell’Area Ternano-Orvietana, sottolineando «l’importanza della gestione e del ripopolamento della fauna selvatica, con le troppe incertezze che attanagliano le tante federazioni volontarie cacciatori nella gestione del ripopolamento e aree di cattura e le aree buffer temporanee”. Secondo Giulio Piccioni, «è stato finalmente riconosciuto il valore sociale e strategico del cacciatore nelle emergenze, al pari di altre figure professionali, come risulta dal ruolo affidatogli dal commissario straordinario del Governo, in qualità di bioregolatore, nel ‘Spopolamento Piano delle specie di cinghiali per la prevenzione e la lotta alla peste suina africana”. Nettamente contrario alla tessera di caccia digitale a favore di quella cartacea, Piccioni torna sulla polemica, ancora viva, che persiste nel mondo venatorio sulla gestione dell’ATC3. «Prima Federcaccia non andava bene – afferma – adesso c’è bisogno di Federcaccia, a chi serve? A chi ha promesso che si sarebbe potuto fare a meno della gestione offrendo ‘lanci pronti di caccia’, chiaramente in contrasto con il piano faunistico venatorio regionale. Non mi sento sconfitto dalla politica ma mortificato, sì, per aver sempre sostenuto e detto ai cacciatori che la politica nella gestione della caccia non c’entra nulla con i bassi livelli. Nella vicenda dell’ATC umbra – osserva Giulio Piccioni – questa volta c’è stato un errore, schierandosi non solo per le garanzie gestionali dell’ente, rinunciando al proprio ruolo di garante e mediatore, dividendo sia il mondo venatorio che quello agricolo e nemmeno rispondere a quella ambientale, determinando così una frattura che potrà essere sanata solo con una seria fase commissariatoria, più tecnica che politica”. Altro tema caldo è la crisi del territorio agricolo con occupazioni sempre più massicce di pannelli solari, fermamente condannate dal mondo della caccia: «Bisogna invece avere fiducia e investire nella cultura della gestione della fauna selvatica nel rispetto della biodiversità e delle attività agricole, che consente comunque una sostenibilità delle risorse”. C’è spazio anche per un invito ai giovani: «Immaginate di andare dalle nostre nonne o bisnonne e che venga loro insegnato a ricucire i rapporti, a ricucire il cuore per ricamare ancora il valore della vita». Nel suo saluto ha voluto sostenere che il passaggio della presidenza da lui a Riffelli «non deve essere interpretato come una fase di debolezza della Federcaccia di Terni, ma piuttosto un punto di rilancio con le energie e le aspirazioni più giovani, vigorose e moderne affrontare al meglio il nuovo mantenendo le tradizioni, per sviluppare nuovi progetti capaci di coinvolgere i cacciatori per una nuova stagione di fidelizzazione”. Il presidente, infine, ha rivolto un caloroso saluto «a tutta la dirigenza periferica della Federcaccia, a tutti i cacciatori di Terni e non solo e anche a chi aveva riserve di stima, quindi un infinito ringraziamento alle istituzioni, prefettura, provincia e questura. , e agli organi di polizia che hanno risposto con attenzione alle esigenze della categoria e, non ultime, delle altre associazioni, in particolare quelle agricole”.

 
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