“Al culmine della guerra (ibrida) in Medio Oriente, la maggioranza delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia della Camera dei Deputati ha votato per una sorta di ‘divieto’ alle aziende israeliane specializzate nella sicurezza informatica.” È quanto scrive Luigi Garofalo sul sito cybersecitalia.it.
Ieri i partiti di maggioranza “nel dare il via libera al disegno di legge sulla Cybersecurity, hanno votato un emendamento per introdurre all’articolo 10 ‘premi per l’utilizzo di tecnologie informatiche provenienti dall’Italia o da Paesi appartenenti all’Unione Europea o da Paesi aderenti alla Nato. Di fatto, un’esclusione clamorosa per le aziende israeliane, tra i Paesi più avanzati nella cybersecurity. Come sappiamo, Israele non fa parte della NATO”, si legge nell’articolo.
“Ma cosa c’entra la Nato – si chiede l’autore dello scritto – se lo scopo è (o meglio era) quello di contribuire al raggiungimento dell’autonomia tecnologica e strategica europea e di scongiurare l’effetto paradossale che, con la crescita il mercato cyber, potrebbe aumentare l’offerta di tecnologie straniere, esponendo così l’Italia a un rischio geopolitico? Al posto di questo clamoroso ‘ban’, non sarebbe meglio indicare i Paesi ‘fidati’ e alle quali le cyber company dovrebbero attribuire il concetto di ricompensa? qualora venisse confermata all’Aula di Montecitorio, dove da lunedì 13 maggio è atteso il testo del disegno di legge per la discussione generale, sarebbe un grande schiaffo alla tanto (unica) decantata sovranità tecnologica e digitale nazionale-europea. ”.
