“Con soli 13 film è entrato nel firmamento dei grandi registi” – .

“Con soli 13 film è entrato nel firmamento dei grandi registi” – .
“Con soli 13 film è entrato nel firmamento dei grandi registi” – .

L’autore di autentici e intramontabili capolavori come Dead Poets Society e The Truman Show non gira un film dal 2010

Pietro Weir Leone d’Oro alla tua carriera a quella successiva Festival di Venezia. Era nell’aria già da un po’. Almeno da quando il regista australiano, 79 anni, è stato celebrato dalla Cinemateque Française lo scorso marzo. Autore di autentici e intramontabili capolavori come L’attimo fuggente E The Truman Show non gira un film dal 2010 (The Way Back con Colin Farrell). Autoisolato, tranquillo e sereno, nella sua villa in Australia da dove comunica da qualche anno solo con uno smartphone (prima solo un vecchio telefono con cornetta e lettere cartacee).

“La Mostra del Cinema di Venezia e il suo Leone d’Oro fanno parte dell’immaginario della nostra professione – ha dichiarato Peter Weir, nell’accettare la proposta – Essere riconosciuti per il lavoro della tua vita come registi è un grande onore”. Secondo lui, il riconfermato direttore del Venezia, Alberto Barberaha, come sempre, colpito al cuore il valore di una scelta non del tutto scontata: “Con soli 13 film realizzati nel corso di quarant’anni, Peter Weir si è assicurato un posto nel firmamento dei grandi registi del cinema moderno”.

Barbera ha ricordato che alla fine degli anni Settanta Weir “si affermò come il principale autore della rinascita del cinema australiano in virtù di due opere, Le macchine che distrussero Parigi e Picnic ad Hang Rock, la seconda delle quali acquisì negli anni la status di film cult. Il successo internazionale dei due film successivi, Gli anni spezzati E Un anno vissuto pericolosamente, gli aprì le porte del cinema hollywoodiano, di cui divenne presto uno dei principali protagonisti, fautore di un cinema capace di coniugare la riflessione su temi personali e la necessità di rivolgersi al pubblico più vasto possibile”. Un cinema audace, rigoroso e spettacolare, con una “sensibilità che gli permette di affrontare temi eminentemente moderni, come il fascino per la natura e i suoi misterila crisi degli adulti nelle società consumistiche, le difficoltà di educare i giovani alla vita, la tentazione dell’isolamento fisico e culturale, ma anche il richiamo degli slanci avventurosi e l’istinto di sana ribellione”.

Impulsi di ribellione che, soprattutto al momento di L’attimo fuggente hanno provocato scompiglio nel pubblico, con lacrime e fazzoletti, ma che hanno fatto irrigidire molti critici della sinistra italiana, non avvezzi agli elogi sentimentali weiriani verso l’individuo che si ribella alle regole sociali e ai muri che ne cancellano l’identità e la passione vitale, irripetibile. “Il protagonista di Costa delle zanzare (film Weir dimenticato e nascosto, da recuperare immediatamente, prima d’ora ed) sono io”, ha spiegato Weir le Monde un mese fa. “Il cineasta straniero che sbarcava in America come di fronte a un mondo sconosciuto. Sia chiaro, non ho avuto problemi a lavorare lì, ma nei contratti obbligavo i produttori ad una clausola fondamentale: montando film a casa mia in Australia e non restare a Los Angeles tutto l’anno. Voglio restare straniero”.

 
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