«Così imponevano la vendita e il prezzo della droga» agita i clan della Società il pentito Verderosa – .

«Così imponevano la vendita e il prezzo della droga» agita i clan della Società il pentito Verderosa – .
«Così imponevano la vendita e il prezzo della droga» agita i clan della Società il pentito Verderosa – .

“Il sistema ha funzionato dal 2012 al 2015 quando si è rotto in seguito al tentato omicidio di Vito Bruno Lanza. Funzionava così: c’era un fondo comune per la cocaina voluto dalle famiglie Sinesi/Francavilla e Moretti/Pellegrino/Lanza; tutti gli spacciatori dovevano procurarsi la droga dai clan, altrimenti potevi essere picchiato o fucilato. Quando questo equilibrio veniva meno, ogni batteria aveva i propri spingitori che dovevano sempre rifornirsi esclusivamente dal gruppo di riferimento”. Il pentito Carlo Verderosa, ex affiliato del gruppo Moretti, è in scena nella porzione foggiana del processo immediato “Game over” a carico di 14 imputati di traffico di droga e spaccio aggravato di mafia per fatti del 2017/2019.

I 14 imputati L’indagine della Dda e dei carabinieri (82 arresti il ​​24 luglio 2023: sono 85 gli imputati divisi in 5 sezioni come riportiamo a parte) riguarda il monopolio sullo spaccio di cocaina in città imposto dalla “Società di Foggia”: ha acquistato 10 chili al mese dai canali di Cerignola, pagando poco meno di 40 euro al grammo, e rivendeva a prezzi imposti di 55/60 euro a grossisti e spacciatori di Foggia. Una valanga di “neve” pari a 50mila dosi mensili – secondo i calcoli della Procura – che hanno fruttato 200mila euro, destinati ad alimentare il fondo comune con cui pagare gli stipendi agli affiliati, sostenere le famiglie degli associati detenuti e acquistare altri sostanze stupefacenti. In attesa di processo davanti al Tribunale dauno dal 19 dicembre sono 14 gli imputati che negano le accuse: il boss Rocco Moretti, suo nipote Rocco Moretti junior, Francesco Battiante, Nicola Cannone, Ciro Carretta, Francesco Carretta, Francesco Compierchio di Cerignola, Michele Consalvo, Pasquale Portante, Francesco Roma, Antonio Salvatore, Antonio Spiritoso, Giuseppe Spiritoso, Pasquale Vacca. Molti sono detenuti e partecipano alle udienze tramite videoconferenza.

Coinvolto nel “sistema” – Verderosa, 42 anni, è accusato anche di traffico di droga e spaccio nella parte del processo abbreviato “Game over” contro 63 imputati in corso dal gup di Bari con una richiesta di pena a soli 3 anni visto il suo contributo le indagini. Testimoniando in videoconferenza da un luogo segreto e dando le spalle alla telecamera, il pentito ha risposto per quasi 5 ore alle domande del pm Bruna Manganelli della DDA, che gli ha mostrato anche un album con le foto di 90 persone senza i nomi delle persone. raffigurato, chiedendogli quali conoscesse e se avessero o meno un ruolo nel traffico di cocaina; il 21 maggio ci sarà spazio per il controinterrogatorio dei difensori.

Grazie a lui … – Verderosa ha dichiarato di aver fatto parte del gruppo Moretti per 8 anni fino alla fine del 2019, occupandosi di omicidi, estorsioni e droga; arrestato nel 2016, è stato nuovamente rilasciato nell’ottobre 2019, due mesi prima del suo pentimento datato 19 dicembre perché temeva di essere ucciso dal suo stesso clan. Proprio grazie alle prime rivelazioni di Verderosa, quello stesso 19 dicembre 2019, la squadra mobile ha perquisito l’abitazione di Rocco Moretti junior, arrestandolo per detenzione di mezzo chilo di cocaina e sequestrando dall’abitazione 3 elenchi fondamentali per le indagini: elenchi degli affiliati e dei pagamenti mensili; delle vittime di racket ed estorsioni; di spacciatori “gestiti” dal clan Moretti.

L’accordo – Quanto al monopolio sullo spaccio della cocaina imposto dalla “Società”, “avevo il compito di portarla alla gente: ne ricevevo 50, 100 o 200 grammi alla volta, dipendeva dalle persone con cui trattare. Queste persone” (grossisti e spacciatori) “erano tante, tutte foggiane perché c’era l’imposizione che dovessero approvvigionarsi solo dai clan”. Il sistema vedeva allearsi i gruppi rivali Moretti/Pellegrino/Lanza e Sinesi/Francavilla: Leonardo Lanza e Alessandro Aprile in rappresentanza dei due clan avrebbero gestito l’affare, mantenendo anche i contatti con i fornitori: i due sono imputati nel giudizio sommario, il La Dda ha chiesto la condanna a 20 anni ciascuno. «La cassa era comune, i tre clan se la sono spartita perché Rocco Moretti il ​​grande ha stretto la mano a Federico Trisciuoglio» (morto nell’ottobre 2022, era al vertice del gruppo Trisciuoglio/Tolonese), coinvolgendolo nell’accordo.

Rottura e guerra – Verderosa ha parlato di un accordo che inizialmente ha coinvolto una quindicina di persone dei due clan, che hanno pagato ciascuna una quota per le prime forniture di cocaina; “poi venne fuori il grande Rocco Moretti e creò la cassa comune; l’equilibrio si interruppe nel 2015 quando ci fu il tentato omicidio di Vito Bruno Lanza”, ai vertici della batteria Moretti/Pellegrino/Lanza ferito gravemente da 2 esponenti del clan Sinesi/Francavilla nel contesto della guerra segnata dal 2015/2016 da 10 imboscate con 3 morti e 11 feriti/fuggiti. La difesa obietterà che il pentito parla di un presunto sistema operante tra il 2012 e il 2015, cioè per un periodo non oggetto di contestazione da parte della Dda che limita l’accusa al 2017/2019. L’accusa ribatte che, come riferito dal pentito Verderosa e come ribadiranno altri collaboratori di Giustizia, anche dopo la fine dell’accordo tra i clan il sistema ha continuato a funzionare perché ciascuna batteria aveva un proprio elenco di spacciatori che erano tenuti a fornire la droga. cocaina.

 
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