sussidi e aiuti alla fecondazione – .

Meno di 400mila bambini l’anno. In Italia è così da 13 anni. Si passa dalle 577mila nuove nascite del 2008 e poi è tutta una curva discendente. E il record negativo è del 2023 con 379mila nascite. Eppure diminuiscono anche i decessi – 661mila l’anno scorso – e aumenta l’aspettativa di vita, superando gli 83 anni, sei mesi in più rispetto al 2022. Il 1964, l’anno del baby boom con 1.035.207 nascite, è lontano. E gli ultimi dati Istat sulla natalità in Italia sono impietosi. Con il numero medio di figli per donna sceso a 1,20 da 1,24 nel 2023 e si avvicina al minimo storico del 1995 quando raggiunse 1,19. La media UE è 1,46. La Sardegna è la regione europea con il numero medio più basso, 0,91 figli per donna. In Italia il Trentino Alto Adige ha la fecondità più alta con 1,42 figli e la Provincia Autonoma di Bolzano ha il record assoluto con 1,56, anche se in calo rispetto all’1,64 del 2022. Si calcola che nel 2050 ci sarà un figlio ogni 3 anziani persone.

Un’agenzia per la nascita

«È come un terremoto di cui non si vedono le crepe, ma che farà crollare tutto e renderà il nostro Paese più povero», dice Gigi De Palo, presidente della Fondazione Nascita e organizzatore degli Stati Generali della Nascita a Roma. E propone di creare un’agenzia delle nascite «capace di ragionare, pensare a nuove azioni e studiare in breve tempo una riforma seria ed efficace per far ripartire le nascite in Italia: questa è la sfida delle sfide, ma è una questione che dobbiamo affrontare tutti insieme”.

I bambini dopo

L’Italia ha anche il triste primato dell’età più alta in cui le donne diventano madri: 31,6 anni contro la media Ue di 29,7 anni. E l’8,9% dei primogeniti ha madri con più di 40 anni. Una libera scelta o una necessità? Il nuovo rapporto di Save the Children su «I funamboli: la maternità in Italia nel 2024» lo chiama il «fertility gap»: la discrepanza tra il desiderio di avere un certo numero di figli e la realizzazione dell’esperienza genitoriale. Diventa quindi fondamentale “sostenere le aspirazioni di chi desidera diventare genitori”. Il che significa più politiche di welfare per incoraggiare la libera scelta, compresa quella di avere figli. «Bisogna intervenire in modo integrato su più livelli – chiarisce Daniela Fatarella, direttore generale di Save the children Italia -: oggi la nascita di un figlio rappresenta uno dei principali fattori di impoverimento del nostro Paese”. La spesa delle famiglie italiane in rapporto al Pil è pari all’1,4%, rispetto alla media UE dell’1,9%, della Francia al 2,2% e della Finlandia al 2,9%.

Le misure

IL Legge sulla famiglia ha introdotto un assegno universale unico per ogni figlio, ma le altre misure previste sono rimaste sulla carta, soprattutto per mancanza di risorse. Il governo, però, ha aumentato di un mese (all’80%) il congedo parentale retribuito per i neo genitori fino ai 6 anni di età del figlio, eliminato i contributi per le madri che lavorano (ma solo dai 3 figli in su) e confermato il bonus asilo nido. Ma si tratta per lo più di misure una tantum e limitate solo ad alcune categorie. E molto resta ancora da fare. A cominciare dagli asili nido: 350mila posti per appena il 28% dei bambini nella fascia 0-3 anni, con punte del 16,2% al Sud. Fino ai 3 anni l’80% dei congedi è richiesto dalle madri, il congedo obbligatorio dei padri cessa a 10 giorni e dopo il parto una donna su 5 lascia il lavoro. “Se per tutte le donne il rapporto con il mondo del lavoro appare complesso – scrive Save the Children -, per le mamme il tema della conciliazione tra lavoro e famiglia rappresenta una sfida ancora più ardua”.

Il resto dell’Europa

Ma il calo della natalità non è solo un caso italiano. Là Spagna va peggio con una media di 1,16 figli per donna. Là Francia resiste con il tasso di fecondità più alto dell’Ue – 1,79 nascite – grazie a politiche mirate che sostengono i neo genitori con importanti aiuti economici, agevolazioni fiscali, asili nido, scuola a tempo pieno e part-time nei primi anni di vita. Nonostante ciò, anche i francesi hanno registrato un drastico calo del 7% nel 2023 con 700mila nascite in meno, tanto che il Il presidente Emmanuel Macron ha appena annunciato un piano straordinario basato su congedi retribuiti, controlli gratuiti della fertilità e aiuti alla fecondazione. Anche lì Germania è alle prese con un forte tasso di natalità, sceso a una media di 1,46 figli per donna, fenomeno che il governo cerca di contrastare con il sostegno economico ai figli, congedi retribuiti anche per i lavori part-time e asili nido garantiti. Da sottolineare la politica familiare dell’azienda Finlandiache nel 2019 ha toccato il minimo storico con una media di 1,35 figli (in aumento): oltre ai voucher babysitting e a consistenti benefici economici per ogni figlio, ha riformato il congedo parentale che viene prolungato e trasferito da un genitore all’altro, per un modello familiare più egualitario.

Il caso ungherese

Poi c’è il‘Ungheria, dove il numero medio di figli per donna è passato da 1,25 a 1,52 in circa dieci anni grazie a politiche volte ad aumentare la natalità, ma anche a contrastare l’immigrazione. Accanto agli assegni per i figli fino a 18 anni, ci sono i sussidi per la prima infanzia, le agevolazioni fiscali, i contributi per l’acquisto della prima casa e per l’auto, gli aiuti per le coppie con almeno 3 figli e l’esenzione fiscale per la vita per le donne con più di 4 figli. Ma i sussidi sono legati alla retribuzione del lavoro e molti benefici sono riservati solo alle coppie sposate.

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