infortuni dolosi in aumento – .

Età media tra i 15 ed i 24 anni. Nazionalità italiana o, se straniera, di prima o seconda generazione. Prevalentemente maschile. È il profilo di chi fa parte di bande giovanili con il vizio di molestare i coetanei, fare bullismo, vandalizzare o disturbare la quiete pubblica. È quanto emerge dal rapporto sulla criminalità minorile e le bande giovanili stilato dal Servizio di analisi criminale della polizia. Sono 73 le province che, in tutta Italia, hanno registrato “sporadiche attività violente o devianti”. Tra questi figura anche Catania. Il dato che preoccupa la città etnea è quello degli infortuni dolosi.

“Criminalità minorile e bande giovanili”: dati dalla provincia etnea

I dati relativi al numero di denunce di minori denunciati o arrestati nella città metropolitana di Catania hanno registrato un picco nel 2011, evidenziando poi un trend decrescente: tra il 2022 e il 2023, un calo del -2,35%. In generale, infatti, nel 2023 sono state 457 le denunce di minori autori di reati, contro le 821 del 2011. In tema di estorsioni, tra il 2022 e il 2023 il dato scende quasi a zero, a fronte di un calo più contenuto per le denunce. relativi a furti (-11,11%) e rapine (-11,76%). Il dato preoccupante, però, è quello dei minori denunciati o arrestati per lesioni dolose: nel 2023, infatti, si registra un notevole aumento dei casi rispetto agli anni precedenti. Diminuzioni significative, invece, riguardano le percosse (-72,73%), le minacce (-52,17%) e le risse (-47,06%). Nell’ambito delle violenze sessuali, a Catania, sono stati denunciati o arrestati più minori italiani che stranieri.

Gli ultimi casi di criminalità a Catania

L’episodio che più ha segnato quest’ultimo anno è stato lo stupro di una 13enne, lo scorso 30 gennaio, all’interno dei bagni pubblici di Villa Bellini. Arrestati minorenni stranieri. Successivamente, in seno al Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, è stato disposto l’intensificazione delle attività di prevenzione e controllo all’interno della Villa, anche attraverso l’utilizzo di specialità, quali i servizi di equitazione e quelli con bici elettriche. Lo scorso marzo, due ragazzi di 14 anni si erano rivolti all’equipaggio di un’auto della polizia, che era di pattuglia nel parco pubblico, per denunciare l’aggressione subita da cinque ragazzi in bicicletta, che li avevano presi a schiaffi e calci. In piazza Stesicoro, sempre a marzo, un rider è stato derubato da un gruppo di ragazzini: l’episodio è stato denunciato dall’assessore Paola Parisi durante il consiglio comunale dedicato al tema della sicurezza.

L’analisi del fenomeno

Il fenomeno coinvolge gruppi di giovani che si dedicano a varie forme di criminalità. C’è vandalismo urbano, c’è bullismo o molestie nei confronti di altri coetanei. E ancora, la distruzione o il danneggiamento di monumenti e altri beni pubblici e privati. C’è lo spaccio di droga, ci sono i furti, ci sono le risse. Nello specifico, il rapporto focalizza l’attenzione su “bullismo e molestie verso coetanei, persone fragili o verso persone considerate diverse”, precisando che si tratta di “un’attività caratteristica della maggioranza delle bande giovanili operanti sul territorio nazionale nel periodo 2022-2023, spesso riflettendo dinamiche di potere disfunzionali tra i giovani e può avere conseguenze a lungo termine sulla salute e sull’equilibrio mentale e fisico delle vittime”. “Tra i fattori che spingono i giovani ad aderire ad una banda giovanile, assumono particolare rilevanza: rapporti problematici con le famiglie, con i coetanei o con il sistema scolastico, difficoltà relazionali o di inserimento nel tessuto sociale e un contesto di disagio sociale o economico – si legge nel rapporto – A questo va aggiunto anche l’utilizzo dei social network come strumento per rafforzare le identità di gruppo e generare processi di emulazione o di autorealizzazione, infatti, il supporto della tecnologia e della condivisione rappresenta un’ulteriore sfida che fa sentire i giovani paritari più potente”. Si evidenzia che i delinquenti minori provengono non solo da situazioni sociali critiche, ma anche da contesti familiari caratterizzati da condizioni economiche soddisfacenti. L’inevitabile attività di contrasto deve essere uno dei tanti elementi per affrontare il fenomeno nel medio/lungo periodo. “Sarebbero inoltre necessari interventi sinergici tra diverse istituzioni, tra cui scuola e famiglia, volti a sviluppare percorsi di educazione alla legalità, alla partecipazione attiva nella società civile instaurando un dialogo con i giovani a rischio e a risolvere o mitigare le problematiche specifiche di particolari contesti socioeconomici. ”, conclude il rapporto.

 
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