«La bevuta dell’Avellino è bella ma non funziona, in campo per una città che meriterebbe di più. Sette anni di fango contro di me” – .

«Avellino non esce. Torna in campo per una città che merita di più, un passo indietro Antonio Gengaro con l’unico metodo che conosco, quello delle idee. Luca Cipriano, il candidato sindaco del centrosinistra nel 2019 rompe lo stallo e annuncia la sua candidatura a consigliere comunale nella lista del Pd.

In mattinata la conferenza stampa presso la federazione irpina in via Tagliamento. Con il consigliere uscente, il candidato sindaco Antonio Gengaro, il segretario Nello Pizza, il presidente Gerardo Capodilupo e il consigliere regionale Maurizio Petracca.

Dopo la sentenza della Corte d’Appello di Napoli che ha assolto Cipriano nella sua qualità di presidente del Consiglio di amministrazione del Teatro Gesualdo per abuso d’ufficio, falso ideologico relativo a quattro bilanci e appropriazione indebita, l’esponente democratico ha raccolto la condanna necessaria per ritornare nel campo dei candidati dopo 5 anni nel Consiglio.

«Avevo preso una decisione diversa. Ma con la pressione affettuosa di Tonino, dei consiglieri, anche degli amici del Movimento 5 Stelle, era difficile dire di no. In ogni caso, passo per me non scontato, sarei ipocrita nel dire che il pronunciamento sul teatro non ha influito sulla mia decisione. “Il fatto non sussiste”, – ribadisce Cipriano – lo ha ribadito dopo sette anni la Corte d’Appello di Napoli, dopo la Procura di Avellino e la Corte dei Conti. Tre gradi di giudizio che dimostravano la mia e la nostra estraneità alla questione. A differenza di altri – sottolinea – non ho mai detto una parola sull’operato della Magistratura in questi lunghi anni. Si chiude una storia triste, per me resterà il viaggio di piccoli uomini che non hanno saputo lottare con le regole della politica ma hanno preferito usare il fango. Spero che la città possa dimenticarli presto. A causa di quella vicenda – insiste – la città ha spento il sistema culturale. Chiunque abbia escogitato quel piano farebbe bene a pensarci.

Cipriano riavvolge il nastro di questo mandato: «Cinque anni fa perdemmo per soli 300 voti al ballottaggio, mai nella storia della città si era registrato un divario così irrisorio. Anni lunghi e divertenti che però in pochi mesi abbiamo scoperto essere completamente diversi dal racconto di Festa.” Riprendere un lavoro che era stato interrotto, dice Cipriano, «perché oggi stiamo molto peggio che nel 2019. La bevanda dell’Avelino è bella e divertente, ma semplicemente non funziona».


Una narrazione, quella dell’amministrazione uscente, che Cipriano legge con il concetto di “quadro della distanza”: «Da lontano tutto è bello e scintillante, da vicino si capisce la realtà, una realtà fatta di bruttezze e di cose incompiute. Gengaro dovrà risolvere tanti problemi, spiega Cipriano, a partire dai 7 milioni di deficit solo nel 2024. Quindi tasse al massimo, servizi sociali fermi, nessuna opportunità di lavoro creata. «Nessuno dei progetti in città porta la firma di Festa, ma sono tutti lasciti delle passate amministrazioni: dal tunnel a piazza Castello, alla riqualificazione di corso Umberto e via Tedesco, al piano per le case popolari. Non hanno un vero progetto che sia frutto del loro lavoro. E a chi parla di rinascita del centro storico ricordo le saracinesche tutte abbassate”.

Tra i manifesti in città ne manca uno, commenta. “Avellino è stata tradita”, questo va scritto in maiuscolo.

Cipriano presterà attenzione a due idee con la sua candidatura: «”Avellino non si spegne”. No a una città dormitorio, dove la leggerezza deve diventare responsabilità, con eventi strutturati e non una tantum. E “Avellino merita di più” perché ci accontentiamo di progetti effimeri. Con una città rinascere, sì, ma non viva e vitale. E siamo finiti al Tg1 per la scomparsa di un pc, nient’altro».

«No a ministri accesi o piani B», dice riferendosi a Nargi e Genovese. «Scenderò in campo un passo dietro Gengaro, con convinzione e lealtà. Per fare un passo avanti tutti insieme”.


 
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