“Assenza” nelle sculture di Christian Zucconi, a Piacenza – .

Piacenza è forse la città meno conosciuta dell’Emilia-Romagna, ma merita una visita approfondita per i suoi ricchi palazzi, alla cui costruzione furono chiamati Ferdinando Bibiena, Luigi Vanvitelli e Cosimo Morelli, oltre ad artisti del calibro di Raffaello. Parallelamente ai palazzi, durante l’epoca farnesiana tra XVII e XVIII secolo, anche le chiese aumentarono notevolmente al punto da far guadagnare alla città di Piacenza il soprannome di città dalle cento chiese.

Cristiano Zucconi

Proprio in una di queste chiese, oggi sconsacrata, l’ex chiesa delle Teresiana che ospitava il chiostro delle Carmelitane Scalze e che era chiusa da sessant’anni, abbiamo visto la mostra Aspettando il buio Di Cristiano Zucconi che con le sue tredici sculture ha riportato in vita questo luogo affascinante. La chiesa, un gioiello a pianta centrale ad aula unica costruito nel XVIII secolo, è il luogo ideale per ospitare le opere dello scultore, con un’ambientazione immersiva e soffusa, in cui le sculture, in travertino persiano, risaltano grazie a giochi di di luce modellata da Zucconi. Un vuoto che diventa presenza, animato dalla “Madonna del Sonno”, dalla “Sibilla della Sera”, e dove si odono il “Canto delle Foglie” e il “Canto del Vento”, come suggeriscono i nomi delle opere.

Aspettando il buio, Chiesa delle Teresiane

La voce di Lorena Nocera accompagna la mostra grazie alle poesie scritte dallo stesso Zucconi e sebbene dedicate alla notte, non vogliono essere descrittive di una storia, ma evocare lo stato d’animo in cui furono concepite.

Il narratore vuole ricordare le preghiere e le litanie delle monache che da molti anni risuonano tra le mura del recinto.
Dalla chiesa, poi, il percorso prosegue nella sala espositiva della ruota, dove il video di Greta di Lorenzo racconta la realizzazione dell’opera Il Canto delle foglie, terminata poche settimane prima dell’inaugurazione.

In questa intervista esclusiva l’artista ci racconta come tutto è iniziato.

Christian Zucconi, Madonna dell’Assenza

Come è nata l’idea di questa mostra?

È una mostra a cui tenevo molto, è il risultato di cinque anni di lavoro, è stato difficile anche tenere in casa tutte le sculture, parliamo di opere monumentali, ma non volevo smembrare il ciclo , volevo esporli tutti insieme.

Allora qual è stata l’idea principale, quella che ti ha guidato?

Non è qualcosa che nasce sul tavolo, tutto è iniziato nel 2019 quando ho realizzato la prima scultura, La Madonna dell’Assenzanato da una mia mancanza di affetto, da un lutto, ma non avevo idea di cosa ne sarebbe poi scaturito.

È stata come una sorta di catarsi per te, vero?

Sì, è stato recuperare la voglia di andare avanti, cercare un modo per superare questo dolore. E infatti la mostra è dedicata a tutti coloro la cui assenza è presenza quotidiana e poi, poco a poco, mi sono reso conto che man mano che lavoravo, l’assenza si riempiva sempre di più.

Christian Zucconi, Ombre lunari

Alcune sculture sono svuotate, perché?

Sì, hanno una parte di vuoto, a volte compaiono anche archi e mani che non fanno parte del corpo vero e proprio, ma come se fosse qualcuno vicino, una presenza amorevole, sempre presente. Così, poco a poco, questo ciclo ha preso forma. Fino all’ultima scultura Canzone delle foglie, il cui processo è raccontato nel video nella sala ruota della mostra, e che è il culmine del ciclo.

Perché hai scelto questo luogo per la tua mostra?

È uno spazio straordinario, mi ha affascinato molto perché è stato creato per le claustrali, le monache carmelitane scalze, alle quali sono molto legata, sono state in questo luogo sacro, fino al ’64 per trecentocinquanta anni. Per ricordare le loro litanie e le loro preghiere ho voluto che la voce narrante fosse su tre linee di voci, che hanno modulazioni diverse, immaginando le monache che assistono alle funzioni dietro le grate nella zona absidale.

Christian Zucconi, Il canto dell’acqua

Conoscevi già questa chiesa, ormai sconsacrata?

Per la scelta devo ringraziare Manuel Ferrari, che è anche il curatore della mostra, abbiamo visitato diverse chiese, perché comunque il concetto era quello di voler ricreare qualcosa di sacro. Molte delle chiese che abbiamo visto erano ormai in disuso, e ne abbiamo visitate molte, perché come sapete Piacenza è soprannominata la città delle cento chiese. Ma questo mi ha colpito, era chiuso da sessant’anni, quindi potete immaginare in che condizioni lo abbiamo trovato, una volta ripulito da una vecchia signora è diventato un vecchio amico, insomma mi sembra molto mio.

Abbiamo già detto che alcune sculture sono vuote, questo simboleggia una mancanza?

Sì, soprattutto la Madonna dell’Assenza, è svuotata al limite delle possibilità materiali, se l’avessi svuotata di nuovo l’avrei fatta cadere a pezzi.

Christian Zucconi, Sibilla dal Ramo d’Oro

Nelle tue opere si percepisce una sofferenza quasi fisica nella creazione.

In questo ciclo di opere si tratta di una sofferenza più tranquilla, nel senso che non è rassegnazione, ma lasciarsi andare a ciò che è l’esistenza. Questo concetto è ben espresso da La Madonna del sonno, la vedo proprio come una foglia secca portata via dalla corrente. E quindi è un abbandono alla corrente mentre si dorme, quasi come dormire sull’acqua.

Christian Zucconi, Madonna del sonno

La mostra, curata da Manuel Ferrarisarà aperta ai visitatori fino al 30 giugno.

 
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