Il Genoa a Roma per scacciare una maledizione e per l’ennesima vittoria prestigiosa – .

Sei punti ancora a disposizione, due da recuperare rispetto alla matricola rossoblù guidata da Gian Piero Gasperini. Alberto Gilardino ama le sfide, le propone lui stesso anche ai suoi giocatori, e questa lo entusiasma tantissimo. Sia chiaro, non si tratta di un’impresa clamorosa, ma di una strada per entrare nella storia di Genova: perché non provare a percorrerla?

In teoria basterebbe battere il Bologna nell’epilogo di Marassino per cancellare il record del Gasp, ma già eguagliarlo in virtù di due pareggi sarebbe un’ottima cosa. COSÌ via con la “missione olimpica”, piena di ostacoli ma non così proibitiva.

Intorno a Grifo si sono sollevati legittimi e graditissimi consensi legati alla sua sportività, mostrata contro Cagliari e Sassuolo, che si giocavano per la vita. Adesso l’impegno è rafforzare questa immagine contro una squadra non immersa nel calderone salvezza ma costretta a vincere per rincorrere un posto nell’Europa che conta.

L’Olimpico in versione giallorossa è rimasto un tabù fin dalla nascita della squadra capitolina più amata. Mai un successo del Genoa, rari pareggi e una serie infinita di sconfitte. Tanto che, negli ultimi anni, c’era chi consigliava alla direzione di risparmiare i soldi per il viaggio: del resto si sapeva già come sarebbe andata a finire.

Il Genoa ci riprova, con l’animo spensierato di chi può anche permettersi di fallire. A livello psicologico, il vantaggio è molto chiaro, ma il confronto tecnico resta favorevole alla squadra di casasesto in classifica, semifinalista in Europa League e con diverse Nazionali. Roma non riesce più a sfruttare l’effetto sorpresa derivante dall’arrivo in panchina di Daniele De Rossi e dopo l’eliminazione in nazionale per mano del Bayer ha perso un briciolo di autorevolezza e di fiducia, ma resta una squadra di altissimo livello per gioco e individualità . Certo, non è invulnerabile e continua a dipendere dall’umore e dalla disponibilità di un genio del calcio, Paulo Dybala, il cui lavoro negli allenamenti quotidiani viene seguito come un bollettino di guerra. La presenza dell’argentino resterà in bilico fino alla fine ed è chiaro che con lui in campo è tutta un’altra storia, anche per gli avversari.

Con o senza l’ex juventino in campo, Genova è consapevole di dover neutralizzare diversi pericoli pubblici: il gigante Lukaku, due centrocampisti del calibro di Pellegrini e Paredes, un ex imprevedibile come El Shaarawy, un difensore-goleador come Mancini.

Il nemico più temibile però non indosserà la classica divisa della Lupa: ci riferiamo all’arbitro designato Manganiello di Pinerolo. Con lui alla guida la Roma ha vinto nove volte su nove: una sorta di record. Questa designazione può essere considerata casuale? Evidentemente non è bastato ai giallorossi ricevere in regalo a Bergamo un rigore libero (poi rivelatosi platonico). I rossoblù del Genoa hanno dovuto scrivere pagine piene di indignazione per gli errori arbitrali subiti all’Olimpico: evidentemente temete l’ennesimo “pacchetto”.

Gilardino è destinato a confermare in tutto o quasi l’undici titolare al Sassuolo. La difesa a tre è bloccata (per mancanza di alternative plausibili), sulla fascia destra questa volta potrebbe emergere Spence, fisicamente più capace, mentre a centrocampo non ci sono dubbi su Frendrup e Badelj e solo una pallida incertezza tra Thorsby (utilissimo sui cross giallorossi) e Strootman, che da ex romanista e futuro ex genoano, avrebbe comunque voglia di fare una passerella: se non subito, durante la partita. Davanti la solita coppia, con Ekuban in panchina, pronto a ricoprire il ruolo di sub-jumper. Gudmundsson ha lo stesso impatto al Genoa di Dybala alla Roma: da lui ci si aspetta la magia decisiva. Retegui ha invece realizzato un gol impressionante, che servirà almeno a sancire il suo ingresso nella rosa degli Azzurri per gli Europei.

Messias, che era sulla via del recupero, alla fine ha dovuto alzare bandiera bianca e non ha fatto parte della rosa.

PIERLUIGI GAMBINO

 
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