Prato, ridotta in Cassazione la sentenza al “diavolo” di Montemurlo Il Tirreno – .

Prato, ridotta in Cassazione la sentenza al “diavolo” di Montemurlo Il Tirreno – .
Prato, ridotta in Cassazione la sentenza al “diavolo” di Montemurlo Il Tirreno – .

PRATO. La Corte di Cassazione ha ridotto sensibilmente la pena di Matteo Valdambrini, il giovane di Montemurlo che nel giugno 2020 era stato arrestato dalla Squadra Mobile di Firenze con l’accusa di violenza sessuale, riduzione in schiavitù e pornografia minorile. I giudici hanno annullato senza rinvio parte della sentenza relativa alla violenza sessuale, ritenendola assorbita dall’accusa di riduzione in schiavitù e hanno quindi rideterminato la pena definitiva in 6 anni e 8 mesi, riportandola quasi a quella di primo grado (6 anni). , mentre in appello Valdambrini, difeso da Sigfrido Fenyes ed Edoardo Orlandi, è stato condannato a 10 anni e 4 mesi.

L’imputato è il giovane di Montemurlo che nel 2020 venne definito il “diavolo”, appellativo che si era dato proclamandosi capo di una setta esoterica. In realtà, dietro le suggestioni dell’occulto si nascondeva qualcosa di molto più prosaico: rapporti sessuali imposti alle loro vittime con la scusa di ricongiungerle alla loro vera identità di esseri soprannaturali. Erano 13, ragazzi e ragazze poco più giovani di Matteo (che oggi ha 24 anni), alcuni minorenni, suoi seguaci che avrebbero subito abusi. Uno di loro alla fine si ribellò e da lì nacque l’indagine della Squadra Mobile.

In primo grado l’accusa di riduzione in schiavitù non aveva retto e Valdambrini era stato condannato per cinque dei 13 episodi contestati, così il pubblico ministero della Dda Angela Pietroiusti aveva presentato ricorso, ottenendo una pena ben più pesante.

I fatti contestati nel corso del processo risalgono agli anni 2018 e 2019. Durante i riti di “elevazione” le vittime diventavano Aracne, Banshee, Atena, Lilith, Helloud, Eva, Alpha, Amon, Kyle, Strega.

Valdambrini ha già trascorso un anno agli arresti domiciliari e attualmente si trova a piede libero con divieto di avvicinamento alle persone ferite. Quando gli verrà notificata la sentenza della Corte Suprema, per lui si apriranno le porte del carcere.

 
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