L’interrogatorio di Toti. Il governatore respinge le accuse e deposita una memoria. «Ho agito nell’interesse dei cittadini, ogni euro contabilizzato»

L’interrogatorio di Toti. Il governatore respinge le accuse e deposita una memoria. «Ho agito nell’interesse dei cittadini, ogni euro contabilizzato»
L’interrogatorio di Toti. Il governatore respinge le accuse e deposita una memoria. «Ho agito nell’interesse dei cittadini, ogni euro contabilizzato»

DiAlessandro Fulloni e Andrea Pasqualetto

Le tre accuse e le 180 domande: la concessione trentennale, i rapporti con i “Riesini” e il presunto interesse per la destinazione sulla spiaggia di Punta Olmo. I soldi trasferiti sul suo conto e la valutazione delle dimissioni

DAI NOSTRI REPORTER
GENOVA – L’interrogatorio fluviale si è concluso poco dopo le 19 ed è durato 8 ore, nella caserma della Guardia di Finanza al porto di Genova, il governatore della Liguria Giovanni Toti si è presentato davanti ai pm che lo hanno convocato accusandolo di corruzione e scambio di voti. Le domande predisposte dai pm sono state 180. Il governatore ha negato tutte le accuse.

Presentato Toti un libro di memorie di 17 pagine per integrare i verbali degli interrogatori. Il documento è stato scritto «per spiegare le linee politiche e morali i quali, da quando ho assunto l’onere di guidare la Regione, hanno sempre informato la mia attività nell’unico interesse di perseguire il bene dei cittadini”.

«Non è mia intenzione sottrarmi al vostro esame – scrive l’indagato – ma oggi, così come in futuro, c’è una ferma volontà da parte mia di collaborare, con trasparenza e onestà, alla ricostruzione della Verità nel supremo interesse della Giustizia, per restaurare la mia figura di uomo e di servitore dello Stato la Dignità che ho costantemente cercato di preservare”.

Nell’ordinanza di custodia cautelare «così come nell’intero sistema accusatorio solo una parte molto limitata dei rapporti tra amministrazione, Presidente, e il mondo del lavoro e dell’impresa – ecco un altro passaggio del documento -. E questa parte così limitata diventa paradigma di tutto il resto”. «È da una visione di ampio respiro, che abbraccia l’intero arco della mia presidenza, che possiamo apprezzare la nostra visione politica e comprendere appieno come tutte le mie azioni (anche quelle contestate) sono state sicuramente ispirate dalla giusta attenzione verso le aziende operanti sul territorio – scrive Toti – ma con l’unica prospettiva della tutela dell’interesse collettivo e del suo progresso”

Nelle 17 pagine il presidente ligure affronta anche la delicata questione dei finanziamenti ricevuti: «Ogni euro raccolto aveva una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o beneficio personale né a me né ad altri componenti del mio partito né a terzi privati. È ancora: «Ogni donazione in denaro veniva accreditata con metodi tracciabili e rendicontata. Parimenti tutte le spese sostenute sono state rendicontate e pubblicizzate nei termini di legge e non solo. I bilanci e i rapporti sono stati (e sono tuttora) pubblicati sui siti delle organizzazioni politiche che mi sostengono”.

«Non sono mai andato oltre le competenze specifiche degli organi e degli uffici competenti, Non mi sono mai intromesso nelle libere scelte e decisioni dei soggetti coinvolti Non ho mai fatto pressione su nessuno, non ho mai servito un interesse particolare a discapito di quello collettivo” afferma Toti in un altro passaggio della memoria difensiva. «Il mio intervento a livello politico/funzionale è sempre stato strettamente limitato al percorso autorizzativo tracciato dagli uffici competenti in ogni ambito, limitandosi a chiedere attenzioni coerenti con le esigenze di velocità del mercato, ovvero a realizzare i lavori richiesti dagli altri enti amministrativi e di governo (porto, strutture del Commissariato del Sindaco Bucci) o a sollecitare, nell’ambito dei percorsi amministrativi e legislativi , l’impegno e l’attenzione dei Comuni liguri nell’attuazione dei piani strategici regionali”.

Altro punto cruciale delle accuse mosse a Toti: il voto di scambio con la comunità immigrata di Riesiin Sicilia: «Per quanto riguarda il voto di scambio, va sottolineato che Ho vinto le elezioni con circa 380mila voti. Il sostegno della comunità Riesina si concretizza, nelle indagini, con una certa approssimazione, di 400 voti, giusto in proporzione e di comprendere che il contributo non è tale da turbare, peraltro, l’equilibrio democratico del voto particolarmente irrilevante nel caso della candidata Ilaria Cavoa cui va attribuito il mio sostegno”.

Non poteva mancare un riferimento al i rapporti con il “re” del porto Aldo Spinelli e gli incontri a bordo dello yacht dell’imprenditore: «Basta conoscere le abitudini di vita e di lavoro di Spinelli per saperlo la barca è sempre stata utilizzata come filiale dell’ufficioessendo fisicamente più vicini ai terminal del Gruppo che a casa Spinelli”.

Per quanto riguarda il rapporto con Spinelli, il libro di memorie esamina le concessioni a favore dell’imprenditore delle aree del porto di Genova, Carbonile e Rinfuse: «Nessuno dei documenti è preparato con la mia partecipazione attiva né con quella dei miei uffici. Tutte le proposte provenivano da soggetti terzi e sono state trattate e valutate dagli uffici secondo i termini di legge”. In particolare, la durata di concessione di terminal per rinfuse «fu determinato dagli uffici secondo criteri normativi ed operativi”. La proposta di assegnazione di Carbonile Enel al gruppo Spinelli «è stato predisposto dagli uffici dell’Autorità Portuale e non soggetto a valutazione né amministrativa né tecnica da parte degli uffici della Regione».

Toti poi risponde alle accuse riguardanti il rapporti con i fratelli Testaritenuti legati a clan mafiosi: «Venivano presentati come attivisti politici con incarichi nella Regione Lombardia da due onorevoli deputati. Erano lì nel loro CV posizioni politiche legate al Consiglio Regionale della Lombardia. Entrambi gli onorevoli (Sorte e Benigni) hanno garantito le loro qualità personali… Ho dato mandato ai miei collaboratori di prestare loro attenzione nei termini di legge. Ma mai per offrire utilità in cambio di voti”.

Ecco una sintesi dei reati contestati al governatore ligure.

Questo lo scenario generale: contestano gli inquirenti al presidente della Regione un giro di tangenti per favorire l’imprenditore portuale Aldo Spinelli e il gruppo Esselunga. Poi i finanziamenti ai suoi comitati elettorali: nel caso Spinelli in cambio del rinnovo – secondo l’accusa – della concessione trentennale del Terminal Rinfuse oltre ad altri incarichi; nel caso di Esselunga lo sblocco di due pratiche riguardanti l’apertura di altrettanti punti vendita del gruppo a Sestri Ponente e Savona.

Con Toti c’è l’avvocato Stefano Savi, il suo difensore. Davanti a lui c’erano i pm Federico Manotti dell’AntimafiaLuca Monteverde e il sostituto procuratore Vittorio Miniati.

Agli arresti domiciliari dal 7 maggio il presidente della Regione, nella sede del comando roano della Guardia di Finanza (il reparto operativo aeronavale) Toti
dovrà spiegare, domanda dopo domanda, le ragioni del suo presunto “pressing” riguardo alla proroga trentennale della concessione del Terminal Rinfuse, un’area di stoccaggio del porto di Genova. I permessi sarebbero stati concessi dal comitato di gestione del porto mentre la procedura avrebbe dovuto essere più complessacoinvolgendo anche la Regione.

Toti, 55 anni, ex giornalista Mediaset, di Viareggio, sarà chiamato anche a chiarire se ci siano stati rapporti seri, per voto di scambio, con i gemelli Testa, i “Riesini” che nel quartiere della Certosa, in vista delle elezioni regionali del 2020 hanno controllato circa 400 preferenze. Per questi contatti, il suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani è indagato per scambio di voti con la mafia.

E ancora: c’è il presunto interesse di destinare una parte della spiaggia pubblica di Punta Olmo, a Celle Liguread uso privato per i 42 appartamenti preventivati ​​dallo shoo Aldo Spinelli.

Infine: per il governatore c’è anche la questione, emersa nei giorni scorsi, dei 55mila euro passato, in tre diversi trasferimenti tra il 10 giugno e il 2 ottobre 2022 (quindi tra quelle amministrative le polizze di quell’anno), dalle casse del comitato di lista Toti al suo conto corrente personale. Per Stefano Savi, avvocato di Toti, quei soldi sono serviti per pagare i 25mila euro di risarcimento a Raffaella Paita, attuale senatrice di Italia viva, che lo aveva querelato per alcune frasi apparse sui social e in alcune interviste. Il Tribunale civile di La Spezia, con sentenza del 15 luglio 2022, li ha ritenuti diffamatori, condannando il governatore che ha prelevato i contanti dal conto bancario del comitato, “circostanza rientrante – precisa la difesa – nella normale attività politica”.

Altre questioni riguardano i finanziamenti ricevuto non solo da Aldo Spinelli e Francesco Moncada, ma anche dal re delle discariche Pietro Colucci e da altri imprenditori.

Indipendentemente dalla possibile condanna penale, CCosa rischia il governatore? L’opposizione ne chiede le dimissioni. Ma Toti, secondo quanto filtra dall’avvocato, ha le idee molto chiare. «Fin dall’inizio ha detto che è una valutazione che verrà fatta, ma non da sola – spiega Savi – perché ha ricadute importanti sul quadro istituzionale e va intrapresa dopo aver consultato i suoi collaboratori e le forze politiche della sua maggioranza”.

23 maggio 2024 (modificato il 24 maggio 2024 | 08:23)

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