interrompere qualsiasi rinvio. Nel consiglio dei ministri prima delle elezioni europee – .

ROMA – Forza Italia non ammette deroghe. La riforma costituzionale della giustizia – con la separazione delle carriere, un unico Csm diviso in due sezioni come piace al Quirinale, il sorteggio “secco” per eleggere i funzionari – “deve” essere approvata prima delle elezioni europee. Lo ha promesso il premier Meloni al leader di Forza Italia Antonio Tajanie da lì non si può tornare indietro.

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Per evitare conflitti nella maggioranza, la gestione della riforma è concentrata a Palazzo Chigi, dove il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano sta giocando un ruolo di primo piano per arrivare ad una riforma che non crei subito possibili mal di pancia tra i partiti di governo. Ma con un punto fermo. Sì, deve essere fatto prima della votazione. Senza eccezioni. Tant’è che da Forza Italia arriva la conferma che il tema della separazione figura già all’ordine del giorno del 29 maggio. Così come la conferma che anche questa sarà la data. Un eventuale rinvio al 3 giugno non avrebbe alcun significato politico.

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Un testo “leggero”. Un disegno di legge costituzionale “blando”, al quale seguiranno leggi attuative. Così lo definiscono molteplici fonti governative. Nel senso che prevede ovviamente una separazione netta tra pubblici ministeri e giudici, due carriere distinte. Quasi sicuramente anche con due gare separate. Anche se questo aspetto verrebbe rimesso ad una successiva legge ordinaria. Che risponderà anche al criterio della velocità stessa delle competizioni. Tenendo conto che gli ultimi tre in corso hanno richiesto anni per essere completati.

Il CSM. Ce ne sarà solo uno. Con due braccia. Distinto per pubblici ministeri e giudici. Questo trapela da Palazzo Chigi e via Arenula. La voce del Quirinale avrebbe pesato, nei confronti di due Csm distinti, il che precluderebbe la possibilità che uno stesso capo dello Stato li presieda, indebolendo ulteriormente il peso costituzionale del Csm stesso.

Il sorteggio per eleggere i funzionari del Csm. Questo è l’unico vero punto fermo. Sarà un sorteggio “secco”, con l’estrazione a sorte dei nomi dei giudici che entreranno a far parte del CSM. Nessuna forma di elezione, anche intermedia, come quella prevista dal sorteggio “temperato” proposto con tanto di disegno di legge da sottoporre Pierantonio Zanettinl’avvocato vicentino nel ruolo di capogruppo in commissione Giustizia del Senato per Forza Italia, ed ex membro del Csm nel consiglio in cui era presente il capogruppo Unicost Luca Palamara. Un’idea, quella del sorteggio “temperato”, in cui c’è appunto il suo diritto d’autore. Ma non andremo affatto in questa direzione.

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E a proposito di Csm, c’è un profondo disagio tra i parlamentari in carica per la disposizione che escluderebbe tutti gli “ex” membri dalla possibilità di diventare consigliere laico del Csm. È così – guardando agli ultimi Consigli Superiori – nell’ordine dei vicepresidenti Michele Viettiex deputato dell’UDC, di Giovanni Legnini ex del Partito Democratico, di Davide Ermini anche lui ex dem. Ma anche, andando più indietro, ex parlamentari e ministri Nicola Mancino E Virginio Rognoni. Un’esclusione, quella di deputati e senatori, che solleva non poche proteste anche nel centrodestra perché considerata del tutto lesiva dei diritti di chi è stato parlamentare e poi ritorna alla sua “vita” normale.

Per quanto riguarda l’Alta Corte disciplinare, i lavori sono ancora “in progress”. Ma non si tratterebbe di un Tribunale che si farebbe carico dell’intero procedimento disciplinare, soppiantando completamente gli organi delle singole magistrature, come la sezione disciplinare del CSM, bensì di un organo “d’appello”, che si farebbe carico dei ricorsi . Ovviamente si tratta di un ordinamento completamente diverso rispetto a quello odierno per quanto riguarda il ruolo che hanno il TAR e il Consiglio di Stato. Il rischio è che, anziché accorciare i tempi necessari per i provvedimenti disciplinari, questi siano destinati ad allungarsi.

È certo, infine, che non vi sarà in alcun modo il passaggio dall’azione penale obbligatoria a quella discrezionale. COME Repubblica scrive dall’incontro di Palazzo Chigi del 3 maggio scorso, che ha dato il via all’accordo e alla decisione di presentare la riforma prima delle elezioni europee. Forza Italia avrebbe voluto che si rispettasse la volontà di Silvio Berlusconi, ma i Meloniani non lo vogliono. E il gioco finisce lì.

 
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