Giorgia Meloni al Festival dell’Economia di Trento su Redditometro e Premierato – .

“Non ho cambiato idea: eravamo contrari e siamo contrari” il misuratore dei redditi. Così il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Festival dell’Economia di Trento. Il primo ministro ha parlato della regola della valutazione sintetica: «In questo modo c’è troppa discrezionalità. Serve una legge che garantisca i contribuenti, che non dia poteri illimitati alle autorità”. Il decreto ministeriale sospeso? «Voglio vedere meglio: bisogna prendere di mira i casi oggettivamente intollerabili, quelli che non hanno niente e vanno in giro con le Ferrari, un’altra cosa è vessare i cittadini, e io sono contraria», ha osservato. E ancora: «Secondo me ci vuole un attimo di tempo in più per entrare nel merito della questione e pensare alla norma migliore, che da un lato garantisca il contrasto alle grandi evasioni fiscali e dall’altro garantisca al contribuente il rispetto ad un’assenza normativa oggi esistente”.

Il premier Giorgia Meloni sfidato a Trento: “Tornate a casa”

Poi il premier cambia argomento e tocca il tema delle riforme. Lei chiarisce che non vuole lasciarsi intimidire dalle proteste dell’opposizione. Il premier Giorgia Meloni è chiaro sulle riforme costituzionali che saranno votate il 18 giugno nell’aula del Senato per la prima fase: «O si fa o si rompe. Nessuno mi chiede di salvare la sedia o di restare qui per sopravvivere”. Gli argomenti che il presidente del Consiglio rilancia al Festival dell’Economia di Trento per promuovere il disegno di legge Casellati sono gli stessi di sempre: «È una riforma necessaria. Oltre ad essere una misura democratica, è una misura economica, perché la stabilità di un governo rafforza le opportunità di crescita dell’economia”. Il riferimento è al passato, «abbiamo avuto governi che mediamente sono durati un anno e mezzo. Quando ho un orizzonte così breve non posso fare investimenti. Tuttavia, se un governo ha cinque anni per lavorare, può attuare una strategia”. E quindi con il premier «la politica stabile ritrova il suo ruolo: è meno sottoposta alle pressioni delle lobby. Tutti coloro che in questo Paese hanno distribuito le carte senza rendere conto ai cittadini oggi si oppongono alla riforma” ma “alla fine saranno i cittadini a scegliere”.

La sfida resta il referendum: «Rimettiamo la spia delle decisioni nelle mani degli italiani. Perché un governo scelto dal popolo è un governo che risponde al popolo”. In gioco ci sono due modelli in competizione: quello del governo e quello del Pd che “ostacola l’elezione del capo del governo e il raddoppio dei senatori a vita”. Ma non c’è nessun interesse personale in questa partita, tiene a precisare il capo dell’esecutivo. Ne vale la pena? “A mio parere, sì”. Non sono il tipo di persona che può ripagare con vanità i sacrifici che deve fare per assumere questo incarico. Attualmente la mia vita va più o meno così: mi alzo la mattina, cerco di risolvere i problemi e quando posso vado a dormire. Non c’è altro che quel poco tempo che riesco a trascorrere con mia figlia, in media un’ora al giorno tra mattina e sera. Qualcuno pensa che potrei davvero farlo con l’unico obiettivo di restare e farlo? Molti lo farebbero ma sinceramente non li capisco. Per me vale la pena vivere questa vita se quando hai finito puoi guardarti alle spalle, puoi guardare l’Italia”, dice la Meloni, Elly Schlein, che sarà ospite al Festival dell’Economia, “mi potrà rispondere e mi risponderà”. Nel suo discorso, il presidente del Consiglio si rivolge a più riprese alla sinistra, per sottolineare “i disastri del passato” sul tema salari, per dire che “Tele Meloni è una fake news. Al Tg1 sono ultimo in classifica rispetto ai miei predecessori a partire da Renzi. Il problema non è che Telemeloni esiste, ma che Tele Pd non c’è più”. E per sottolineare che «il problema è che la sinistra pensa di avere più diritti degli altri. Quel mondo è finito”.

Il rapporto con Le Pen e le elezioni europee
E infine fa una pausa sulla sua relazione con Marine Le PenCi sono alcuni punti in comune, è evidente, sulla lotta all’immigrazione clandestina, sull’approccio alla transizione verde, sulla difesa dell’identità europea”. Ciò non significa che in Europa ci sia un solo gruppo di destra in vista ma, dopo la rottura con i tedeschi dell’AfD, l’apertura di credito al leader del Rassemblement National c’è: «Non c’è alcuna forma di unificazione in vista tra il partito conservatore e l’ID. Ciò non significa che non possiamo collaborare su alcune questioni come già avviene. Nell’Ue succede che partiti di famiglie politiche diverse si ritrovano a votare insieme sugli stessi dossier”. Cosa sta succedendo a Bruxelles? “Credo che un margine di cambiamento ci sia, quel cambiamento è dato dalla possibilità di costruire maggioranze diverse da quelle che ci sono state finora”. Quindi “niente più maggioranza arcobaleno”.

 
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