Si tuffa nel fiume. Un diciannovenne scompare nell’Enza davanti ai suoi amici – .

Si tuffa nel fiume. Un diciannovenne scompare nell’Enza davanti ai suoi amici – .
Si tuffa nel fiume. Un diciannovenne scompare nell’Enza davanti ai suoi amici – .

I due amici iniziano a filmarlo con i cellulari: Danilo sorride al sole, fa una battuta, guarda il torrente Enza che scorre tumultuoso tre metri sotto i suoi piedi nudi e si tuffa con l’incoscienza dei suoi 19 anni.

In un attimo verrà trascinato dai mulinelli e dai mulinelli sul fondale roccioso, dove l’acqua è ghiacciata e scura.

Si è conclusa con questo immenso dramma, ieri poco dopo le 12.30, la gita di tre giovanissimi reggini che hanno voluto trascorrere qualche ora al fresco di una radura alberata poco a valle della zona sportiva del Lido e del ponte per Traversetolo.

Giustino Danilo Colella viveva in città con la madre vedova. Il suo corpo non è stato ancora recuperato nonostante il massiccio dispiegamento di forze: i vigili del fuoco con squadre provenienti da Reggio e Sant’Ilario, il nucleo speciale subacqueo arrivato da Firenze con 5 sommozzatori specializzati in operazioni ad alto rischio, l’elicottero, i Carabinieri coordinati dal Maresciallo Capo Giovanni Tondo, la polizia locale. Sul posto anche la Croce Rossa di Canossa, arrivata prima con la speranza di dover rianimare un nuotatore mezzo annegato, ma poi rimasta con le sue ambulanze per soccorrere i parenti del giovane e prestare eventuale soccorso ai vigili del fuoco.

I tre ragazzi – Danilo, ex compagno di classe e fidanzata di quest’ultimo – sono arrivati ​​all’Enza da via Di Vittorio, una strada che si snoda sotto il ponte fino a una radura da cui si può raggiungere il letto del fiume. Avevano allestito una piccola griglia per cucinare il cibo e poi hanno avuto l’idea di tuffarsi dalla briglia, una struttura in cemento che come un alto molo si protende verso il centro del letto del fiume. Forse lo avevano già fatto altre volte, non è facile arrivare a quel punto se non si conosce la strada. Quando Danilo è entrato in acqua, ha capito subito il pericolo. Ha chiamato i soccorsi, i due amici avrebbero creato una specie di catena umana ancorata alla riva fangosa e viscida per arrivare dove cercava di restare a galla. Lui saliva e scendeva, andava sott’acqua e riemergeva. Hanno cercato un ramo a cui farlo aggrappare, ma alla fine non è più riemerso.

I due amici sotto shock hanno chiamato il 118 e la macchina dei soccorsi è partita. Ma gli stessi sommozzatori dei Vigili del Fuoco, nonostante le attrezzature schierate e la presenza di una quindicina di colleghi sulle rive, non hanno potuto esplorare quel tratto di fiume perché una cascata crea una corrente molto forte e sul fondo (profondità 4,5-5 metri) ci sono rocce e recinzioni.

Inoltre le precipitazioni di inizio settimana hanno reso la corrente ancora più veloce. Il maresciallo Tondo e la polizia dall’elicottero hanno effettuato un sopralluogo nella zona alta, ma purtroppo il corpo non è stato avvistato. Infine, verso le 18, si è deciso di risalire l’Enza dalla briglia verso valle con il gommone alla ricerca del corpo di Danilo.

 
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