Rimini. Imputato per prestiti usurari con tassi oltre il 240%, imprenditore assolto – .

Rimini. Imputato per prestiti usurari con tassi oltre il 240%, imprenditore assolto – .
Rimini. Imputato per prestiti usurari con tassi oltre il 240%, imprenditore assolto – .

Accusati di aver orchestrato un’usura facendo firmare ad una 64enne di Riccione un contratto restrittivo mascherato da preliminare di compravendita di un immobile, sono stati assolti dalla Corte penale, che ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura Ufficio per valutare se vi fossero fondamenti di false testimonianze rese nel corso del processo dalla donna: quest’ultima, dopo essersi rivolta alla magistratura e sporgere denuncia, si era costituita anche parte civile chiedendo un risarcimento di 350mila euro, mentre la Procura avevano chiesto una pena di 3 anni e 10 mesi per ciascuno.

Rischio di false testimonianze

Il terzetto di imputati – difesi dagli avvocati Riario Fabbri, Ninfa Renzini e Libera Maria Lazzarone – era composto da un imprenditore 65enne attivo nel settore immobiliare, originario della Calabria e con attività in Sardegna e Milano, l’ex socio della parte offesa, 63enne originario della provincia di Milano residente a Rimini, e presunto mediatore dell’operazione, 53enne di Bolzano residente all’estero. Secondo l’accusa la 64enne di Riccione sarebbe stata convinta dall’ex compagno a mettersi d’accordo con i presunti strozzini firmando un preliminare per la vendita della casa. Lui stesso avrebbe quantificato l’importo del prestito, la scadenza per la restituzione e l’importo degli interessi, che secondo i calcoli degli inquirenti sarebbero ammontati al 246%. Gli obblighi, però, sarebbero ricaduti interamente sulle spalle dell’ex compagno, spinto a firmare il contratto in cui si precisava che l’acquirente le aveva versato 130mila euro tra acconti, cauzioni e gioielli per l’acquisto dell’immobile, con la conseguente diritto al rimborso in caso di mancata sottoscrizione dell’atto entro una certa data. Il tutto per giustificare un prestito di 70mila euro, finito in gran parte nelle tasche del 63enne. La Procura ha contestato agli imputati anche l’aggravante di aver commesso il reato in danno di una persona che in quel momento si trovava in stato di bisogno e di aver richiesto in garanzia beni immobili. Le accuse cadono con l’assoluzione, dopo che nel corso del processo sono stati sentiti anche due notai che erano intervenuti nella redazione degli atti finiti sotto la lente della giustizia. Ma non solo, perché ora colei che ha svolto il ruolo di parte offesa nel processo potrebbe rischiare di ritrovarsi accusata di falsa testimonianza: alcune discrepanze nelle testimonianze rese dalla donna, le cui accuse – rivolte inizialmente all’imprenditore immobiliare – sono è poi passata all’ex compagno, anche lui inizialmente descritto come vittima dell’usura.

 
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