le statue di Mont’e Prama nascoste per 30 anni – .

le statue di Mont’e Prama nascoste per 30 anni – .
le statue di Mont’e Prama nascoste per 30 anni – .

Olbia. È abbastanza noto che la pseudoscienza e le teorie del complotto sono compagni inseparabili della baldoria. Secondo la stucchevole invettiva, i complottisti studiosi del regime tengono il popolo all’oscuro delle verità che porterebbero a sconvolgimenti economici, culturali, politici, scientifici, ecc. epocali, che poi estrometterebbero i grandi della Terra dalla i loro troni di potere occulto e onnipresente. Nel campo dell’archeologia fantastica, il racconto si esprime nell’occultamento di scoperte rivoluzionarie che, ovviamente e inevitabilmente, “riscrivono la storia, perché quella vera non ci viene raccontata”.

Chiunque abbia provato a cercare informazioni online su statue di Mont’e Prama vi sarete probabilmente imbattuti nella sfacciata bufala, ancora ostinatamente ripetuta, secondo la quale esse sarebbero state tenute nascoste al mondo dai perfidi Soprintendenza di Cagliari per 30 anni, dalla scoperta nel 1974 all’inizio del restauro e rimontaggio nel 2005.

In la realtà alcuni dei frammenti più comprensibili furono esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari già nel 1975nel 1985 furono incrementati con altri, e nel 1990, in occasione dei Mondiali “Italia 90”, fu allestita in quel museo una mostra temporanea più corposa. Nel 1980 alcuni frammenti furono addirittura esposti Karlsruhe in Germania e le foto sono state inserite nel relativo catalogo acquistabile anche in Sardegna. Nel 1985 seguì la mostra nel capoluogo lombardo “Prehistoric Sardinia. Nuraghi in Milan”, con relativo catalogo, ed altri che non elenco. Dal 1982, inoltre, una delle teste figurava ben in vista sulla copertina del popolare volume “La civiltà nuragica” la firma di Giovanni Lilliuspesso presente per diversi anni a seguire, anche in esposizione nelle principali librerie sarde.

È quindi evidente che sia i giornalisti che non verificano le notizie (perché farlo in questo caso, visto che i complotti vendono meglio della banale realtà?) sia gli archeologi di Facebook – che da allora urlano allo scandalo e al complotto 2005 (a volte seguito da personale politico di infimo calibro) – non aveva mai messo piede nel Museo Archeologico di Cagliari, il principale della Sardegna, e non aveva nemmeno sfogliato, anche solo guardando le immagini, alcun volume divulgativo sull’età nuragica Civiltà ben oltre quelle già citate, dove da allora le statue sono sempre state presenti in primo piano. Ah…musei e libri…che noia!

La “scoperta” di Mont’e Prama da parte di queste persone, e il conseguente immediato lancio della bufala del complotto, risale non a caso al 2005 (1974-2005 = 30 anni dello “scandalo”), quando le due Soprintendenze sarde diedero ampie notizie dell’inizio dei lavori di restauro e ricomposizione di tutti i frammenti da loro promossi, con la disponibilità finalmente di fondi e soprattutto di spazi, personale e attrezzature adeguati (il Sassari-Li Punti Cultural Heritage Restoration Center).

La smisurata presunzione che sta dietro al ragionamento(?) è evidente: se io, premio Pulitzer isolano o geniale archeologo, non ne ero a conoscenza, può essere solo perché quei delinquenti della Soprintendenza ce li hanno nascosti.

In realtà, per rendersi conto che si trattava di una bufala sarebbe stato sufficiente, nonostante l’ignoranza dell’esposizione e delle edizioni, del resto ingiustificabile, applicare anche solo un pizzico di logica, esercizio del tutto sconosciuto nelle sconfinate praterie della pseudoscienza e in certo giornalismo.

La storia (argomento da cui gli archeologi del fantasy si tengono ben lontani) ci insegna che due dei principali parametri da cui dipende l’esito di un complotto sono il numero delle persone coinvolte e il tempo che intercorre tra l’idea e l’azione. Solo poche persone riescono a mantenere il segreto per molto tempo, oppure molte persone ma solo per poco tempo, e ancora meglio poche persone per poco tempo. Viceversa, più persone ci sono e più lungo è l’intervallo di tempo tra l’idea e l’azione, più facile sarà che il segreto trapeli. Un paio di rapidi esempi. Il complotto di Pisonitramato da almeno quaranta senatori e cavalieri e finalizzato all’assassinio di Neroneè stato scoperto proprio perché erano coinvolte troppe persone e perché dopo almeno un mese dal concepimento non si era ancora agito; quindi la notizia inevitabilmente trapelò. Al contrario, la massacro degli ugonotti nella notte di San Bartolomeo (si progettava di uccidere alcuni esponenti di spicco del partito ugonotto che stavano progettando un colpo di stato, ma la situazione sfuggì di mano e si concluse con un bagno di sangue incontrollabile, esagerato dalle fonti) perché tra l’ideazione e la realizzazione non passarono più di 36 ore e il segreto che legava i pochissimi che ne erano a conoscenza (tre membri della famiglia reale, i tre leader del partito cattolico e quattro consiglieri del re, mentre perfino la regina e la sorella del re furono tenute all’oscuro) fu così ben custodito che, anche dopo 452 anni, non sappiamo ancora con certezza quale fosse il ruolo preciso dei singoli individui in merito alla responsabilità decisionale ultima.

Venendo alla congiura per nascondere le statue, sono in troppi che avrebbero dovuto osservare l’obbligo del silenzio assoluto tra il personale degli scavi (operai, tecnici, ecc.) e gli abitanti di Capre che andavano a vederlo, e che per 30 anni hanno avuto accesso ai depositi della Soprintendenza tra custodi, restauratori, fotografi, archeologi esterni, addetti alla manutenzione e alla movimentazione dei pacchi, ecc. E tutte queste persone avrebbero dovuto mantenere il segreto , anche da parte di familiari, parenti ed amici, da ben 30 anni, molti dei quali anche dopo il pensionamento. E non sul progetto di assassinare un capo di Stato, per il quale si rischia il carcere, ma su una scoperta archeologica. Oppure l’idea che si ha dei depositi della Soprintendenza è quella, affascinante ma assurda, del bunker impenetrabile e top secret in cui è inghiottita l’Arca dell’Alleanza indiana Jones?

E sempre applicando un pizzico di logica, se (per il delirio dei fantarcheosardisti e la superficialità dei giornalisti che danno loro credito) la perfida Sovrintendenza di Cagliari era riuscita a mantenere impenetrabile per 30 anni il segreto su statue così scomode, cosa avrebbe potuto impedire di continuare all’infinito con l’occultamento o addirittura di procedere con la distruzione?

Insomma, da qualunque punto di vista la si guardi con un minimo di buon senso, la questione non regge: il complotto, oltre a non essere mai esistito, non avrebbe nemmeno potuto esistere.

Perciò, cari giornalisti dello scandalo facile, archeologi da smartphone e politici di poco conto, smettetela una volta per tutte con la sciocca bufala dell’occultamento trentennale delle statue di Mont’e Prama, e vergognatevi di gettare fango sui seri professionisti ormai, sì, quasi vent’anni: la vostra imperdonabile ignoranza non può diventare la nostra ridicola cospirazione!

In copertina: “Testa di Pugile” esposta al Museo Archeologico di Cagliari dal 1977, foto di Giovanna Manca, Pinterest. “Un bosco di statue nuragiche”, foto da “Giovanni Maciocco. Abitare il territorio” in mostra al Museo Archeologico di Olbia dal 07 al 21 luglio 2024. “The Nuragic Civilization” volume by Giovanni Lilliu published by Carlo Delfino Editore & C., Sassari 1982.

 
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