Alice Rohrwacher porta il Bar Luna a Bologna. L’intervista – .

Alice Rohrwacher porta il Bar Luna a Bologna. L’intervista – .
Alice Rohrwacher porta il Bar Luna a Bologna. L’intervista – .

«Più che un’installazione, Il Bar Luna è un posto. Vivere, osservare i passanti e guardare la Terra. Insieme a Muta Imago, il duo artistico composto dalla regista Claudia Sorace e dal drammaturgo Riccardo Fazi, abbiamo immaginato questo bar pensato per guardare verso noi stessi ma anche verso ciò che è fuori di noi”. Così Alice Rohrwacher inizia a raccontarci il progetto che, dopo l’installazione al Centre Pompidou di Parigi, approda alla Galleria Modernissimo di Bologna.

L’ambientazione è quella degli anni ’80. In mostra ci sono una dispensa, delle amache, un piccolo cinema, vecchie foto e cartoline. Cassette e una cabina telefonica. Intorno il cielo stellato. Perché la Luna?

“Il fatto di essere sulla Luna, dove mitologicamente ci sono cose perdute, ci ha permesso di fare un bar sulla memoria. Il bar, che è quello del film La Chimera, è prima di tutto il luogo da cui si guarda il cielo. Il desiderio è di tornare a guardare la Terra con lo stesso incanto e la stessa meraviglia. Perché come diceva Anna Maria Ortese, la Terra è un corpo celeste.”

La mostra si è spostata da Parigi a Bologna, scelta anche come ambientazione del cortometraggio Le Pupille, candidato all’Oscar 2023. Qual è il tuo rapporto con la città?

“Modernissimo è un posto meraviglioso, ho seguito i lavori di restyling fin dall’inizio del progetto. Vederlo prendere vita è stata un’esperienza profonda, proprio per la cura che si percepisce. Quando ci hanno chiesto di spostare il Bar Luna, non ho avuto dubbi nel fare questo omaggio. Bologna è una città dove il lavoro culturale ha un significato diverso. Porta speranza, non è una cosa comune, ha cambiato il profilo della città. È una delle poche città al mondo dove il pubblico a teatro è in continua crescita. È una città da prendere come esempio”.

Anche l’allestimento del Centre Pompidou è stato modificato grazie alla collaborazione dello scenografo Giancarlo Basili e di Rachele Meliadò. Scendiamo, come Orfeo negli inferi, alla ricerca dell’amata Terra.

“Il bar è cambiato rispetto al Pompidou, ma si scende sottoterra allo stesso modo. L’idea era di scendere e ritrovarsi in mezzo al cielo. In questo caso, volevo che la strada fosse quella della normalità.”

Photo Lorenzo Burlando, courtesy Cineteca di Bologna

Il primo spazio che incontri è la cucina. Perché?

“È l’unico posto caldo della mia casa, è dove nutri il tuo corpo e la tua mente, non ci sono differenze tra questi nutrimenti. Ho voluto unire questi due mondi, raccogliere i frutti e conservare cibo e ricordi. Nella dispensa ci sono le conserve, ma anche i primi provini degli attori, i paesaggi, i volti e gli schizzi di Emita Frigato e Loredana Buscemi. Da questa normalità, come in Alice attraverso lo specchio, si accede all’altrove.”

La luna ha una simbologia femminile. Nella società etrusca, a cui è legato il film La Chimera, le donne avevano anche un ruolo giuridico, in una sorta di femminismo ante litteram. Cos’è per te la luna?

“La luna ha custodito e controllato il ciclo emotivo femminile, ma credo che forse sia tutto nel mio nome, Alice Luna.”

Nome presagio.

«La luna ricorre spesso nei miei film. C’è la Marchesa De Luna in Lazzaro Felice, il bar Luna in Chimera, la luna in Corpo Celeste. Con Muta Imago dicevamo come storicamente fosse il luogo delle cose perdute, come scrive Ariosto nell’Orlando Furioso. Quando fai un film, tante cose si perdono. I sopralluoghi, i provini che hanno un valore in sé. Come le lacrime e i sospiri degli amanti, tutto questo resta e abbiamo deciso di metterlo in mostra».

Qual è l’elemento più particolare?

“La cosa più incredibile che ci raggiunge è la fotografia del sorgere della terra, dalla luna abbiamo una distanza che ci fa comprendere l’incanto di quella possibilità. La cabina telefonica ci chiede di lasciare un messaggio, di rispondere alla domanda: cosa ti lega al mondo? Solo andando via puoi chiederti cosa ti lega al pianeta bruno, come lo ha definito Anna Maria Ortese.”

Photo Lorenzo Burlando, courtesy Cineteca di Bologna

Ettore Sottsass diceva, semplificando, che a un certo punto lo spazio è inventato.

«Lo spazio è tempo, non credo di essere mai riuscito a ricreare uno spazio che non abbia una stratificazione temporale. Un luogo che non racconti attraverso se stesso una storia che non sia solo orizzontale ma anche verticale. In tutti i miei film gli spazi sono molto stratificati. Sono luoghi di incontro tra tempi diversi e noi siamo funamboli che camminano tra due torri, il passato e il presente. Il funambolo è nel mezzo. Questo è lo spazio che cerco di costruire, sempre legato alla memoria».

Per gli egiziani il passato non è alle spalle, ma visto frontalmente.

«Faulkner diceva che il passato non è mai morto, non esiste. Anche noi saremo passati, ogni volta che costruiamo dobbiamo pensare a come decostruire, a cosa lasciamo dietro, perché è il passato di qualcun altro che verrà dopo di noi. Spero che non siano solo batteri, scarichi e pezzi di cisterne ma anche cose belle. Molto belle».

Luna Bar

colomba: Galleria Modernissimo (formerly Piazza Re Enzo Underpass)

Quando: dal 20 giugno dalle 14:00 alle 20:00

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