Addio a Niccolai, re degli autogol tra gli eroi del Cagliari – .

Addio a Niccolai, re degli autogol tra gli eroi del Cagliari – .
Addio a Niccolai, re degli autogol tra gli eroi del Cagliari – .

foto ANSA

(di Stefano Ambu) (ANSA) – CAGLIARI, 02 LUG – “Tutto mi sarei aspettato tranne che vedere Niccolai in tv mondiale”. La battuta di Manlio Scopigno, allenatore scudetto del Cagliari, era passata alla storia del calcio. E aveva perfino ispirato un libro intitolato “Niccolai in tv mondiale”. Ma Scopigno era uno dei suoi sostenitori più accaniti: Niccolai, classe 1946, era il più giovane della squadra. E anche il più coccolato. Anche Valcareggi lo notò e lo volle titolare al Mondiale. In tv mondiale. Il Messico fu una maledizione per Niccolai che si infortunò al 37′ della gara inaugurale contro la Svezia: lasciò il posto a Rosato. Alla fine, anche lui fu secondo al mondiale. Difensore forte, ma quando si pensa agli autogol il paragone è inevitabile: ne fece solo sei, ma per certi versi fecero la storia. Nella storia del calcio, anche in Italia c’è chi ha segnato anche di più, vedi Ferri e Baresi. Ma la corona è sempre rimasta sulla sua testa. Il calcio italiano ora lo piange, a 76 anni, in ospedale a Pistoia, nella sua Toscana. Lo si ricorda come un giocatore di un altro calcio, di un’altra epoca. Forse alcuni suoi autogol oggi sarebbero stati assegnati all’attaccante che ha tirato. Altri, no, erano tutti suoi. Indimenticabile. Con un nome indimenticabile, Comunardo, una scelta legata alla passione familiare per la Comune di Parigi. Era partito non dalla capitale francese, ma da Uzzano, un piccolo paese vicino a Pistoia. Da ragazzo, aveva lasciato la sua terra per cercare e trovare fortuna in Sardegna. Prima alla Torres, poi al Cagliari, appena arrivato in Serie A. L’esordio in Serie A il 1° maggio 1966 a diciannove anni contro il Lanerossi Vicenza. Il primo gol due anni dopo. Ma di lui si ricordano soprattutto gli autogol. Il più clamoroso è nella partita clou del campionato 1969-70. Cross al centro da destra e di testa insacca davanti ad Albertosi che è già pronto a bloccare la palla: “Lì per lì – racconta a Sandro Ciotti – ho avuto paura di aver rovinato tutto. E anche Albertosi si è arrabbiato, le cose in campo passano in fretta. Il primo a incoraggiarmi è stato Nenè, poi Cera, Martiradonna e tutti gli altri”. Nel 1972 riesce anche a dribblare il suo portiere Albertosi in un Bologna Cagliari 2-1: inutile il tentativo di calciare fuori dalla porta. Negli anni del declino del Cagliari, Niccolai è uno degli ultimi a rinunciare: memorabile il gol al Sant’Elia nel 1975 contro la Lazio con lo scudetto sulla maglia. A fine carriera torna nella sua città natale. E inizia la carriera di allenatore delle nazionali giovanili azzurre. Non aveva scelto la Sardegna per sempre come i compagni Martiradonna, Poli, Brugnera, Riva, Nenè, Tomasini, Greatti. C’è anche una foto di Niccolai, insieme a quelle dei compagni nella vetrina dell’agenzia assicurativa Greatti, in via Sant’Alenixedda, a Cagliari. E in tanti questa mattina hanno toccato la sua immagine e si sono fatti il ​​segno della croce per un ultimo saluto. Commosso anche il presidente Tommaso Giulini sui social: “Porteremo sempre con noi l’esempio dato dalla gentilezza e dallo stile di uno dei difensori più forti della nostra storia. Addio, Comunardo”. E poi i tifosi su Instagram e Facebook: “Ciao, per favore saluta Gigi”. Ma anche Mario (Martiradonna), Giulio (Zignoli), Eraldo (Mancin), Claudio (Nenè), Bobo (Gori), Moriano (Tampicci), i vecchi amici di un campionato che a Cagliari nessuno dimentica. (ANSA).

 
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