Il rinvio del Palio per pioggia con i cavalli al canapo non si era mai verificato nella storia; esiste un solo precedente di pioggia che ci riporta al secolo scorso e precisamente al luglio 1932. Cavalli fuori dall’Entrone e acquazzone improvviso con il Podestà che decide di rinviarlo al giorno dopo.
La busta oggi deve essere la stessa nell’ordine di entrata di ieri, anche se il Regolamento non entra nel merito. I precedenti, che fanno la storia, risalgono al 1983 e al 1991. Il sindaco Mauro Barni si trovò nella posizione di sospendere la gara a causa di un calo di luminosità ancora misterioso misto a un tentativo di ingresso in pista, non del tutto riuscito, dei contradaioli della Chiocciola.
Nel 1991 il sindaco Pierluigi Piccini fu costretto, a causa dell’atteggiamento volontario dell’inseguitore (Nicchio), a rinviare la gara. Il comportamento di Massimino nei confronti di Valdimontone portò ad integrare l’accordo sugli orari di partenza, concedendo più potere allo starter nei confronti dell’inseguitore.
A livello normativo la decisione del sindaco Nicoletta Fabio è ineccepibile e rispecchia il potere che le viene attribuito dall’articolo 102 nella figura dell’autorità comunale che deve consultarsi solo con i Deputati del Festival, i quali devono essere solo “ascoltati”, e se vuole con i capitani.
Nel secolo corrente non ci sono Palii di Provenzano rinviati per pioggia; quelli precedenti del secolo riguardano invece l’agosto 2015 e il 2022.
Il caso del 1932, sopra citato, non è il primo del secolo scorso, che era stato ‘inaugurato’ con i rinvii per pioggia di due anni prima, nel 1930. Il secondo rinvio di Provenzano per pioggia si verificò nel 1978 e successivamente nel 1979, 1992 e 1997.
Da segnalare quanto accadde nel 1976, quando l’inagibilità della pista costrinse capitani, commissari e fantini a compiere un giro di ricognizione per saggiare la consistenza del tufo. In quel Palio, vinto dallo scosso Quebel, rimase a cavallo solo Aceto.
Un motivo in più per consolidare la correttezza della decisione del sindaco Fabio. Siena non poteva permettersi il lusso di ripetere quanto accaduto ieri 48 anni fa.
