«Corri, hanno sparato!».
È la telefonata giunta ai carabinieri intorno alle 20 di ieri, in seguito a una rapida sequenza di colpi d’arma da fuoco in via Crocifisso. Forse un “occhio per occhio” tra clan. Stando a quanto ricostruito finora, a Bitonto erano da poco passate le 20 quando sono stati esplosi almeno cinque colpi d’arma da fuoco. Una Fiat Panda avrebbe percorso a gran velocità via Crocifisso e sparato in aria, prima di darsi alla fuga in via Stellacci: è su quella strada, perpendicolare a quella più grande, che sono stati rinvenuti due bossoli. Alcuni testimoni ipotizzano che all’incendio possa essere intervenuta anche la cosiddetta casa popolare, da sempre feudo del clan Cassano. Saranno i militari del comando di Modugno, guidati dal maggiore Giovanna Bossoper chiarire l’esatta dinamica dell’accaduto, estraendo le immagini di videosorveglianza della zona, ascoltando eventuali testimoni, oltre alle analisi balistiche che saranno effettuate dal nucleo investigativo della polizia scientifica. Un episodio analogo, di minore rilevanza, si era verificato il 1° aprile, Lunedi di Pasqua: un fatto su cui gli agenti della stazione di polizia stavano già indagando da tempo.
Il clima si era riscaldato da mesi, probabilmente a causa di alcuni equilibri persi tra il clan Cassano – il cui reggente, Giuseppe Rocco Cassano, è in carcere dopo le vicende legate all’omicidio tarantino del 30 dicembre 2017 – e il gruppo Di Cataldo (detto “Le Pecore”): entrambi sono legati al clan Diomede di Bari e gestiscono lo spaccio di droga in città, dopo lo spazio lasciato dalle operazioni di polizia che hanno decimato il clan avversario legato al boss Domenico Conte. Probabilmente qualcuno avrebbe potuto alzare la cresta e decidere di gestire le piazze “in proprio”. Influisce in tal senso l’ormai lungo periodo di latitanza di Vito Di Cataldo, destinatario moderato, ma di cui non si hanno più notizie da tempo.
