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ANCONA – Gasolio che in questi giorni sta scendendo ai minimi sulle borse internazionali, ma che sta calando molto lentamente per le barche che devono rifornirsi. La manodopera per la pesca che non si trova in un quadro generale che vede precipitare negli ultimi mesi la vendita del pesce.
Imprese
Fino al 10 luglio le imprese marchigiane della pesca e dell’acquacoltura potranno presentare domanda per beneficiare dell’indennizzo una tantum (670.000 euro di risorse) messo sul piatto dalla Regione, per i maggiori costi sostenuti a causa della crisi russo-ucraina. Questa è forse l’unica nota positiva del periodo, anche se quantificare quanto questo dato impatterà su ogni singola azienda di pesca è impossibile. “Al momento non sappiamo l’entità della cifra, chi la riceve e chi no. Sono in preparazione le domande per partecipare a questa gara ma è troppo presto per capire quale impatto avrà sull’intero settore – osserva Apollinare Lazzari, portavoce della Marina Militare di Ancona -. Rimane per il nostro settore il problema degli alti costi del gasolio, che ultimamente è calato, ma resta su cifre importanti per il nostro business. A questo va aggiunto che il prezzo del pesce è purtroppo in calo e questa settimana ha avuto un forte impatto anche l’alluvione in Emilia Romagna. La gente ha sentito parlare di mare inquinato e, pur non avendo toccato le nostre zone di pesca, questo ha condizionato le persone che ci pensano due volte prima di acquistare il pesce fresco dell’Adriatico”.
Le difficoltà
Un altro handicap pesante che viene segnalato da Lazzari è quello della difficoltà nel reperire manodopera. «Purtroppo non ci sono più italiani disposti a imbarcarsi e fare i pescatori – continua l’esponente della marineria dorica -. Al punto che ci stiamo rivolgendo ad altre nazioni, in particolare al Senegal, per far sì che i lavoratori possano imbarcarsi per sopperire a questa situazione”.
Anche Francesco Caldaroni, della marina di Civitanova Marche, lamenta le stesse difficoltà del collega anconetano, in particolare quella legata al calo della domanda del prodotto sui mercati ittici nonostante i prezzi del pesce siano in calo.
«Nel mese di maggio c’è stato un crollo verticale della domanda di pesce – sottolinea Caldaroni – e di conseguenza è calato anche il prezzo di vendita. Cosa significa questo? Che diminuiscano i proventi delle barche. Attualmente il viaggio costa intorno ai 1200 euro per chi si imbarca con noi, quindi fino allo scorso anno molti preferivano accedere al Reddito di Cittadinanza e non c’è più personale per la pesca». Per rilanciare la vendita dei prodotti locali, “sarebbe fondamentale l’etichettatura del pesce pescato nel centro Adriatico, che darebbe al consumatore la certezza di acquistare pesce locale e non proveniente da Croazia, Tunisia, Marocco o Algeria”.
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