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Rovigo. Dopo il boom del 2022, le esportazioni diminuiscono del 5,1% – .

ROVIGO – Le guerre e l’incerta situazione geopolitica colpiscono le economie venete e polesane che, nonostante tutto, reggono, ma continuano a preoccupare carenza di manodopera, soprattutto nel settore industriale, che dovrà essere importato dall’estero. È la sintesi dei numeri dell’import-export delle province di Venezia e Rovigo nel 2023, presentata dalla Camera di Commercio nella sede di Mestre in occasione della settimana del Made in Italy. L’export nel 2023 a Venezia rappresenta l’8,2% del totale regionale, a Rovigo il 2,2, e insieme hanno generato esportazioni per 8,54 miliardi. Dati in calo del 5,1% rispetto al 2022, ma in crescita di quasi il 23% rispetto al 2021. A Venezia e Rovigo le importazioni diminuiscono del 31,1% rispetto al 2022, raggiungendo un valore di 12,03 miliardi di euro; rispetto al 2021 si registra un incremento del 53,9%. La riduzione delle importazioni è attribuibile all’adeguamento dei costi dei beni energetici e del costo delle materie prime sui mercati internazionali.

Le importazioni stanno diminuendo

In diminuzione i flussi in ingresso nel Polesine, principalmente al terminale Adriatico, così come il gas naturale in arrivo alla piattaforma marittima. Le importazioni valgono 5.091 milioni: nel 2022 erano 9.220 a causa del massiccio afflusso di metano, nel 2021 3.309, quindi nonostante il boom di arrivi di gas dovuto alla crisi ucraina, le materie prime hanno registrato un aumento del 53,9% sul 2021. Molti di questi, rispetto allo scorso anno, aumentano in larga misura i prodotti minerari (+82,1%) poi i prodotti tessili (+24,8%), alimentari (+37,1%), metalli (+ più 36,1%), legno (più 11,8 %), computer e apparecchiature elettroniche (più 14,8%), anche i prodotti editoriali e audiovisivi con un boom in percentuale (più 237,2), ma in cifre piccole, pari a 2 milioni. In calo sono i prodotti farmaceutici (meno 63,5%), il petrolio (meno 28,7%), i prodotti chimici (meno 15,9%) e i mezzi di trasporto (meno 9,5%).

Materia prima

Per quanto riguarda l’export, si attesta a 1.809 milioni, in calo rispetto ai 1.901 del 2022 e in aumento rispetto ai 1.677 dell’anno prima. In testa ci sono i prodotti minerari, cresciuti in due anni del 128,7%., come i prodotti petroliferi raffinati (+50,4%) e i prodotti derivanti dalle attività di trattamento dei rifiuti (+67,4%). Alimentari e bevande hanno registrato un aumento del 29,7%, ma i prodotti agricoli sono cresciuti solo dell’1%. Grande balzo, del 90,4%, per il coke e i prodotti petroliferi raffinati, mentre quelli dei metalli crescono del 17,1% e quelli dei chimici del 14,8%. La riduzione maggiore si registra nei computer (-37,7%) e nei prodotti farmaceutici (-18,9%), con i mezzi di trasporto a -14,1% e le attività manifatturiere in generale a -21,7%.

Il panorama internazionale

Tornando a un quadro generale, la crisi del Mar Rosso, con gli attacchi delle milizie Houthi alle navi in ​​transito nel golfo di Bab el Mandeb, sarà misurabile nel dettaglio con i dati del primo trimestre 2024. Per quanto riguarda le esportazioni, il aree interessate, Asia Orientale e Penisola Arabica, costituiscono il 7,1% delle esportazioni polesane, per un valore di 128 milioni, con un calo del 15,8% rispetto al 2022. Gravi saranno le ripercussioni per le importazioni della provincia di Rovigo, visto che queste le aree rappresentano il 54,1% del valore complessivo, 2,75 miliardi, e tutto è sempre legato al gas, che crolla del 53,1%.

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