Secondo la ricostruzione accusatoria, al momento condivisa dal gip, l’azienda BUSHOP S.r.loperante su tutto il territorio nazionale per la vendita di prodotti informatici on-line, avrebbe richiesto l’azienda NEXI, N. 3319 richieste di annullamento presentate da clienti per mancata consegna dei suddetti beni precedentemente venduti, per un totale di € 883.462,01.
NEXI aveva riaccreditato le somme indicate sulle carte di credito dei clienti che avevano effettuato gli acquisti e richiesto il rimborso, senza ottenerlo a causa dell’insufficienza finanziaria di BUSHOP. Secondo l’ipotesi accusatoria, inoltre, quest’ultima società avrebbe smaltito le somme ricevute dai clienti attraverso molteplici trasferimenti ad altri soggetti (destinatari della vera misura cautelare) senza valide ragioni economiche oppure avrebbe utilizzato tali somme per costituire nuove entità giuridiche che a loro volta avevano lo scopo di reiterare la commissione dei reati indicati.
Di fronte all’insolvenza di BUSHOP, la Procura della Repubblica ha chiesto ed ottenuto dal Tribunale la liquidazione giudiziale, il cui esito è stato l’ipotesi del reato di bancarotta fraudolenta documentale, patrimoniale e impropria, ed assumendo la presenza di amministratori di diritto e di fatto i quali, di concerto tra loro, avvalendosi anche dell’opera di un dottore commercialista, avrebbero dolosamente provocato il fallimento della società, nonché disperdere il patrimonio sociale, arrecando così pregiudizio ai creditori.
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