UMBRA VITAE – Luce della Morte – .

UMBRA VITAE – Luce della Morte – .
UMBRA VITAE – Luce della Morte – .

votazione
7.5

  • Bande:
    UMBRA VITAE
  • Durata: 00:45:32
  • Disponibile dal: 06/07/2024
  • Etichetta:
  • Desiderio di morte Inc.

Certo, l’underground americano ci ha insegnato che tutto è possibile. Non c’è incontro che non possa celebrarsi sotto l’egida delle diversità apparentemente più radicali.
L’attitudine di musicisti come Jacob Bannon o Mike McKenzie, da sempre abituati a mescolare territori e latitudini lontane, non poteva quindi che trovare un rinnovato campo d’azione anche in Umbra Vitae, progetto nato inizialmente come sbocco verso lidi sonori estremi, con l’album d’esordio “Shadow of Life” spesso particolarmente vicina a certe soluzioni di The Red Chord di McKenzie, ma ora, all’appuntamento con il secondo album, si è già trasformata in qualcosa di più diversificato, nonostante, in definitiva, resista un’indubbia componente death-thrash.
In questa nuova fatica, il gruppo cerca il modo di trovare un equilibrio che spinga il suono su un piano slegato da troppe derive di autoreferenzialità e capace di raggiungere un pubblico trasversale, nonostante alcuni chiari riferimenti alle altre formazioni in cui questi personaggi il gioco è inevitabile. In particolare, in alcuni tratti questa volta sembra emergere con maggiore frequenza la vena più ruvida del chitarrista Sean Martin (Twitching Tongues, ex Hatebreed), le cui influenze dell’hardcore metallico e del death metal svedese (Entombed) si fanno sentire non poco nei primi brani. dell’album e, in generale, negli episodi più brevi e groovy.
Attestandosi su una durata complessiva di tre quarti d’ora (praticamente il doppio dell’album d’esordio), “Light of Death”, mostra però un approccio più libero al songwriting, frutto di un atteggiamento più aperto e meno legato al concetto di estremismo estremo. rispetto al passato. Qua e là, infatti, si avverte una tendenza verso fughe in avanti e alla ricerca di una dimensione interiore e di una deriva di magniloquenza evocativa che i Converge di Bannon conoscono certamente bene.
Già nel secondo album gli americani dimostrano di non voler affatto restare intrappolati in un campo di normalizzazione, preferendo mischiare le carte e divertirsi a contrastare la spinta retrograda di Martin con le tendenze più tecniche e artistiche di McKenzie e Bannon, seguendo un processo di accumulazione e stratificazione che finisce per produrre una tracklist in cui forse non tutti gli episodi brillano allo stesso modo, ma da cui emerge tuttavia l’apprezzabile ricerca di un concept canzone e allo stesso tempo di uno stile imprevedibile, senza tuttavia , ove possibile, la prolissità o gli stereotipi che a volte indeboliscono certi lavori hardcore ‘evoluti’.
La musica degli Umbra Vitae non vi colpirà quindi per un carattere innovativo, ma l’estetica che la pervade, la cura nel songwriting e il senso di urgenza trasmesso ci permettono ancora una volta di considerare il progetto americano meritevole di attenzione, in particolare per chi seguono da sempre i vari rami della scena hardcore e metal della East Coast.

 
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