So Beast – SHINE :: Recensioni di OndaRock – .

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Nel mezzo, qualche volta, da qualche parte/ Non lì/ Non qui/ Non tu/ Non io

Ti innamori di certi album ancor prima di stamparli giocare. Succede quando una copertina ti colpisce, un titolo ti colpisce o qualcuno ne parla bene. In quei casi si verifica una strana forma di feticismo, nell’accezione antropologica del termine: cominci a venerare un oggetto al quale attribuisci facoltà magiche, proprio in virtù del fatto che ti è sostanzialmente sconosciuto. Mi è successo innumerevoli volte, l’ultima delle quali con a brillante duo bolognese.
Da tempo in città non si parla d’altro: dai punk agli atleti, ho sentito So Beast pendere dalle labbra più impensate. Si fa riferimento a concerti devastanti, a una personalità artistica fuori dal comune, a un trasloco discografico imminente che promette scintille. La pulce nel suo orecchio si trasformò presto in un elefante. Decido di sintonizzarmi sulle loro frequenze, scoprendo che c’è già un antipasto del disco uscito. Parte “Screenlight” e io sono KO: inguainato in una viscosa autotune, una voce affamata di lotte aeree in un balbettante poliglotismo, che ingloba visioni enigmatiche, memorie idilliache, angosciose profezie. Una cartolina da un’apocalisse più presente che mai, spedita con l’entusiasmo di un predicatore in travestimenti stracciati.

Non faccio in tempo a riprendermi quando il secondo estratto mi colpisce in testa. IL Umore è agli antipodi: “Apparentemente” saetta euforia come un sole allo zenit, un art rock geek technicolor che fa sognare i Fiery Furnaces trasformati in hyperpop. Stiamo parlando della stessa band? Sì, perché un tratto comune è abbastanza evidente: tutto sembra essere tutt’altro che la solita sbobba. Questa roba brilla come un diamante, come un’onda in una mattina d’estate, come un esplosivo.
“BRILLA” è infatti anche il titolo della collezione. Il doppio senso è sorprendentemente funzionale a descrivere la musica: Katarina Poklepovic e Michele Quadri lo sono tu brilli della vita, e nella loro ebbrezza elettronica vogliono godersi lo splendore di un momento meraviglioso. Lo fanno a modo loro, cacofonia breakbeat, glitch, ma anche radiose aperture melodiche e deliziosi abbandoni psichedelici. È un ponte intergalattico tra la Berlino di Tangerine Dream e Ash Ra Tempel e la Brooklyn di Animal Collective e TV On The Radio, con cLOUDDEAD-ian (“Eyes Of The Satellite”), minimalismo ambient estatico (“SHINE”), stoned reggae (“Walkhigh”), synth-pop di Human League (“Magic Hills”). Dominano plugin E controllorima le chitarre acustiche (“Raw Edge”) e persino un torbido sabbath alla Amon Düül (“Unadaptability”) possono fargli spazio, mentre l’inno “Street Inside” potrebbe essere cantato allo stadio.

La tensione, l’urgenza, la portata internazionale, la poesia di strada che anima queste 11 tracce è qualcosa che toglie il fiato. Quindi Bestia parla in quattro lingue diverse di loro, di noi, di qualcosa che abbiamo davanti agli occhi ma che allo stesso tempo deve ancora concretizzarsi. Erano anni che non vedevo così tanto talento a così pochi chilometri da me. L’aspettativa era decisamente ben riposta, e ora non mi resta che tuffarmi nella loro abbagliante piscina al neon. Urlando. Ridendo. Splendente.

Sai che non siamo lontani dalla fine

(29/03/2023)

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