«Ho lasciato tutto per mio figlio e non me ne pento. A causa di un incidente mi sono ritrovato senza naso” – .

«Ho lasciato tutto per mio figlio e non me ne pento. A causa di un incidente mi sono ritrovato senza naso” – .
«Ho lasciato tutto per mio figlio e non me ne pento. A causa di un incidente mi sono ritrovato senza naso” – .

DiFrancesca Angelieri

«Nel 2019 sono stato investito da un’auto a Torino. Ho dovuto sottopormi a cinque operazioni. Ora ho fondato uno studio di progettazione, siamo concentrati sui 60 anni di attività di Gobino”

Porta il nome mitologico di una principessa greca. E anche il suo aspetto. Edelfa Chiara Masciotta, Miss Italia 2005, ha avuto tante vite. È stata una ballerina, una laureata in giurisprudenza, una signorina, un’attrice, una designer d’interni. Quest’ultima è la professione che ha scelto per la sua vita. Due cose non cambiano e non perdono valore: essere mamma e anche Torino.

Avere un nome doppio e un po’ altisonante ti ha mai messo in imbarazzo?

«Era il nome di mia nonna. Nessun imbarazzo. Anzi. Che mi chiami Edelfa o Chiara, mi giro comunque”.

Se digiti il ​​suo nome su Google viene fuori: professione di attrice.
“È stata una parte bellissima della mia vita.”

Ma non è una passione?
«Per certi versi sì, arrivando però dopo la vittoria a Miss Italia. Ho sempre avuto un’attrazione per l’arte ma la mia dimensione era la danza. Indossavo scarpe chiodate molto presto. Ho cominciato al Teatro Nuovo. Le ho anche insegnato a ballare. La scuola si chiamava Emozioni in Movimento, ora la gestisce un mio ex allievo”.

Poi?

«Quando avevo 15 anni ho avuto un brutto incidente al tendine d’Achille. Ancora oggi mi dà problemi”.

È per questo che ti sei buttata nel mondo di Miss Italia?
«Non pensavo nemmeno alla competizione. È stata mia madre a iscrivermi, senza dirmelo. Un giorno ho ricevuto questa chiamata… studiavo Giurisprudenza, tra l’altro mi mancavano sei esami prima di laurearmi alla laurea triennale. Ho ballato e studiato, una vita semplice. Poi ho fatto il provino ed è andata come è andata”.

Solitamente le mamme, quelle di una volta, non spingevano le figlie. Come sta la sua?

«È un po’ un’alternativa. Lei è un’artista. Insegna musica, balla il tango argentino. Sono cresciuto con lei che mi svegliava suonando il piano. È sempre stata molto anticonvenzionale. Per lei tutto ciò che aveva a che fare con l’affermazione di sé di una donna e con la sua bellezza era fondamentale. Tutte le mamme vogliono il meglio per i propri figli, giusto?

«Sembra molto tranquilla rispetto a quel periodo, per nulla “sopraffatta”. Che ricordi hai della sua vincita come Miss?
«È stata sicuramente una bellissima esperienza. Principalmente perché mi ha permesso di viaggiare per il mondo, di conoscere tantissime realtà. E poi ho studiato. È una cosa a cui sono arrivato personalmente, ho frequentato prima i corsi di recitazione al Teatro Stabile, andavo a prendere lezioni tra un viaggio e l’altro da Miss. Poi ho iniziato a fare stage di recitazione a Roma e anche a Milano. Il concorso mi ha dato grande visibilità ma avrei voluto avere più tempo per approfondire, invece ho dovuto presenziare a tanti eventi istituzionali. Mi sarebbe piaciuto lavorare sodo per diventare una brava attrice”.

Le dispiace? Ti senti come se avessi perso i treni?
«Non sento di aver perso nulla. Ma non ho avuto il tempo di fare chissà quali performance memorabili”.

Perché hai lasciato il mondo della recitazione?
«A tre anni il mio primo figlio (Andrea, avuto dal regista televisivo Roberto Cenci, ed) si ammalò di diabete di tipo 1. Oggi, grazie alla ricerca, la tecnologia fornisce un grande aiuto nella gestione della malattia. Quindi, la cosa giusta da fare per me era lasciare tutto e stargli dietro al 100%. Non ci ho mai pensato due volte e ne sono felice. Il diabete di tipo 1 non è genetico, è una patologia immunodepressa che si manifesta soprattutto nell’infanzia. Sostengo l’Agd Piemonte-Associazione Aiuto Giovani Diabetici e ogni anno organizzo una gara di golf per raccogliere fondi a favore dei bambini e delle loro famiglie”.

Questa malattia è stata anche la tua svolta?
«Mi sono trovata a scegliere e ho scelto. Ho dato una svolta alla mia vita e anche al mio lato artistico. E mi sono iscritto allo IED”.

Oggi hai fondato Edera, studio di progettazione trasversale insieme all’architetto e fotografo Daniele Ratti. È felice?
«Immensamente. Quando mi ritrovo davanti al mio foglio di carta bianco, tutta la mia creatività si risveglia. Professionalmente ci completiamo a vicenda. In questo periodo ci siamo concentrati sui 60 anni di attività di Guido Gobino. Con il supporto del figlio Pietro abbiamo organizzato residenze d’artista in azienda e gli artisti sono stati selezionati da Damir Ivic, Marinella Senatore e Nicola Lagioia. Il primo evento musicale sarà domani”.

È legata all’ex calciatore del Torino Alessandro Rosina, dal quale ha avuto i figli Alessio e Aurora. Come vi siete incontrati?
«Avevamo, senza saperlo, amici in comune. È stato molto naturale. Ci siamo incontrati qui a Torino. È iniziato e sta continuando. BENE”.

Toro o Juve?
«In teoria sarei un giocatore della Juve… ma adesso gioca a golf. E anche i bambini”.

Nel 2019 ha avuto un violento incidente. Com’è andata?
«Era novembre, una sera piovosa. Ero da poco uscito dallo IED e stavo attraversando sulle strisce pedonali di Corso Matteotti. Una macchina mi ha investito frontalmente. È stato molto traumatico e ancora oggi ne porto i segni”.

Cosa le è successo?
«Devo molto a due medici, li definisco i miei angeli custodi, l’otorinolaringoiatra Libero Tubino e il chirurgo plastico Andrea Margara. Ho dovuto fare cinque operazioni, mi sono ritrovata senza naso. Pieno di cicatrici sul viso che continuavano a produrre cisti. Ma non voglio lamentarmi, sono qui e ne parlo. Diventerò anche sordo da un orecchio, sempre a causa dell’impatto. Ma al momento non ho voglia di sottopormi ad un’altra operazione”.

Sinceramente, per una donna bella come te, che sensazioni suscita la possibilità di perdere questa bellezza?
«La bellezza non può essere solo il corpo. La bellezza è incontrare belle persone, leggere libri interessanti, affezionarsi…ovviamente la bellezza estetica ha il suo valore e non posso negare di aver avuto momenti di fallimento. Non ero pronto a dover convivere con quei segni sul viso per tutta la vita. I dottori erano bravi. Anche se molti sono ancora lì. Poi ricorriamo a qualche accorgimento, una frangia più lunga, un ciuffo…”.

Alla fine il Torino non ha mai pensato di lasciarlo. Perché?
«Ho il mal di Torino. Anche quando viaggio e vado in posti meravigliosi, c’è sempre un momento in cui voglio tornare. Spesso non sopporto neanche io questo rigido stile sabaudo, ma non cambierei i miei Giardini Reali per nulla al mondo.”


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28 aprile 2024 (modificato il 29 aprile 2024 | 14:12)

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