«Mi sono portato in tv. Le critiche all’accento barese? Preferisco parlare di contenuti” – .

«Mi sono portato in tv. Le critiche all’accento barese? Preferisco parlare di contenuti” – .
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Dagli esperimenti in classe, a quelli sui social, fino alla seconda serata di Rai2. Il professore barese Vincenzo Schettini porta il suo amato fisico ovunque. Il suo nuovo programma televisivo, «La fisica dell’amore», andato in onda fino a ieri (1° maggio), ha registrato un boom di ascolti, segno di un grande apprezzamento da parte del pubblico che ricopre Schettini di complimenti, affetto e stima.

Ti aspettavi tutto questo successo?
«Quando ho letto e lavorato sul format, ho pensato che l’idea di questo programma fosse bellissima. Sono rimasto subito affascinato dalla possibilità di portare in TV qualcosa di nuovo che mi rispecchiasse. Ma chiaramente avevo anche molti dubbi legati al pensiero che le cose nuove non sempre si capiscono e potrebbero rivelarsi un flop. Invece «La Fisica dell’Amore» è andato ben oltre le aspettative degli ascolti. E, per me, questo significa molto. Poi sono stato inondato di messaggi di stima e di affetto. Su X è molto utilizzato l’hashtag lafisicadellamore . Insomma, un impatto decisamente positivo.”

Ma al di là dei naturali dubbi quando ti immergi in una nuova avventura, hai mai temuto il rischio di un flop totale?
«No, non ho mai pensato alla possibilità di un flop assoluto. Per quanto riguarda gli ascolti mi sono detto: sarà quello che sarà. Dentro di me speravo che la gente capisse e accogliesse positivamente il mio desiderio di fare tv. Ho pensato soprattutto alla mia base di fan, ad es lovvini, Mi chiedevo se a loro sarebbe piaciuto il mio spettacolo. Poi però il riscontro positivo mi ha sicuramente rassicurato ed emozionato. Credo che la scelta di non snaturarmi e di portare sul grande schermo me stesso, il professor Schettini nella sua interezza, sia stata particolarmente gradita. Mi hanno infatti scritto che il bello del programma sta proprio nel fatto che rappresentavo me stessa attraverso la televisione, portando le mie lezioni, le mie sperimentazioni e i miei figli in un contenitore diverso”.

Sei sicuramente molto amato. Le critiche sono molto rare e lo sono anche gli hater. Però, riguardo alla tua trasmissione, ti è stata sollevata l’obiezione di gesticolare eccessivamente e di parlare con troppa inflessione barese. Cosa risponde?
«È possibile che il mio gesticolare e il mio parlare barese siano diventati il ​​fulcro delle critiche verso un programma appena nato? Rispondo che sarebbe meglio guardare il contenuto”.

E cosa dici a chi lo vorrebbe in prima serata?
«Sono molto contento dell’apprezzamento positivo da parte della gente. Ho immaginato un genitore che vorrebbe guardare il programma insieme al proprio figlio, seduto sul divano, subito dopo cena. Ed è un’immagine che mi piace molto. Però, per fortuna, ormai la TV è cambiata ed è diventata fruibile in mille modi. Il bambino o l’adulto che non riesce a vedere le puntate mentre vengono trasmesse, potrà sempre vederle su Raiplay quando ne avrà la possibilità”.

Qual è secondo te il punto forte di “The Physics of Love”?
«Se devo individuare un solo aspetto, penso che sia il desiderio di portare in televisione il dialogo, il confronto gentile, il mondo della scuola, attraverso un format liturgico (cioè scandito da momenti ben organizzati e collegati). Da qui la voglia di raccontare la storia e la scienza in modo del tutto naturale, spontaneo, attraverso il mio linguaggio semplice. Credo che le persone debbano godere della bellezza del dialogo gentile”.

Qual è il tuo momento preferito dello show?
«Credo che sia il passaggio tra l’esperimento e il parallelo con i sentimenti: in quel momento si passa dal concetto di forza nella fisica a quello di forza di volontà, dall’equilibrio nella scienza all’equilibrio nella vita, dai fluidi al concetto di fluidità. Secondo me è davvero un bel momento. E quando l’ho rivisto in tv – perché, ovviamente, avevo di me una percezione diversa da quella che poi ho rivisto – ho pensato che fosse un passaggio di estrema forza e riflessione”.

Quindi quando guardi sul grande schermo sei orgoglioso di ciò che vedi?
“SÌ. Ripensando a me stesso ho rafforzato l’idea che Nella vita è fondamentale mettersi in gioco. Avere il coraggio di rischiare porta a vedere premiati i propri sforzi, il proprio impegno e i propri sacrifici. Dopo essermi vista in tv mi sono abbracciata e mi sono detta: Vincenzo, goditi questa soddisfazione. Questo me lo sono detto e me lo hanno detto anche i miei genitori: il loro è stato il complimento più importante, quello che mi ha commosso di più. E poi l’orgoglio sale anche quando gli insegnanti mi contattano dicendomi che vogliono proiettare il programma in classe affinché gli studenti possano guardarlo”.

Da bambino sognava il mondo dello spettacolo. “La Fisica dell’Amore” è un sogno diventato realtà?
«L’ho vista come la continuazione del percorso iniziato con «La fisica che ci piace». Il sogno apparteneva più a Vincenzo bambino. Il Vincenzo adulto, invece, pensa che la televisione sia un altro bellissimo luogo in cui comunicare, trasmettendo contenuti nuovi e profondi. Una novità che potrebbe essere utile alla televisione stessa che merita un cambiamento nel formato, nel linguaggio e nella proposta di contenuti. La televisione è un mondo in continua evoluzione che deve aprirsi alla sperimentazione”.

In precedenza abbiamo menzionato il dialogo gentile. Quali interviste e quali argomenti affrontati dai tuoi ospiti ti hanno particolarmente colpito?
«Ebbene, stanno uscendo così tanti temi belli che mi è difficile citarne uno in particolare. Sicuramente i giovani mi hanno stupito molto. LDA, ad esempio, quando ha detto ai suoi coetanei che è fondamentale imparare ad ascoltare gli adulti perché si può imparare molto dalla loro esperienza. Poi sono rimasto catturato dalla bellezza del racconto di Umberto Guidoni sulla visione dello spazio nel futuro. Guidoni ha detto ai ragazzi: vi invidio perché sarete voi che vivrete lo spazio più di come e quanto noi lo abbiamo vissuto. Infine devo dire che Rocco Siffredi mi è piaciuto anche perché parlava come se parlasse ai suoi figli. Mi hanno colpito le parole paterne di Siffredi riguardo all’importanza della cultura, all’evoluzione sfrenata della pornografia e all’educazione sessuale”.

Come può la fisica essere così pop?
«Credo che l’elemento più pop della fisica sia il fatto che sia talmente connessa alla realtà che a volte può diventare pericolosa. È applicabile alla concretezza del mondo e, per questo, affascina. Ci sono le nuove teorie sui mondi paralleli, il concetto della sfera di Dyson. Come non è bello spiegare ai bambini che l’energia cinetica può essere convertita in energia elettrica? La fisica è bella per questo: apre gli occhi sulle opportunità e sui pericoli di ciò che ci circonda. Ti faccio un ultimo esempio: potresti pensare che andare a 30 chilometri orari con la tua auto in città sia un gioco da ragazzi e quindi che allacciare la cintura di sicurezza a quella velocità sia inutile. E invece la fisica spiega esattamente il contrario: il corpo procede a quella velocità, va a 3, 4, 5, 9 metri al secondo, che non è una velocità così lenta e che rischia di farsi molto male. Quindi indossa sempre la cintura di sicurezza.

Stai già programmando una nuova esperienza televisiva insieme alla tua fisica?
«Ho preso questa esperienza come un inizio. Certo, mi piacerebbe lavorare su nuovi progetti, mi piacerebbe vedere questo programma continuare negli anni. Ma lo decideranno gli esperti. Anche se penso che si stiano già rendendo conto che questo professore lavora sui social e penso che lavori anche in TV”.

 
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