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la corretta diagnosi, terapie e consigli da due specialisti de Il Tirreno – .

In Toscana si stima che ne soffrano almeno 365mila persone. Praticamente un cittadino su 10. Di questi, però, “solo” 143.557 hanno avuto una diagnosi corretta, ovvero appena il 39% del totale dei pazienti stimati nelle linee guida della Regione. “Significa che più del 60% soffre di emicrania ma non lo sa e questo è uno dei problemi principali di questa patologia”, sintetizza il professore Gabriele Siciliano, direttore dell’Unità Operativa di Neurologia dell’Ospedale Pisano. «Perché per chi non è medico l’emicrania è un mal di testa e può essere facilmente confuso con qualsiasi altra forma di mal di testa – spiega il primario -: ad esempio con una cefalea di tipo tensivo, conseguenza dell’artrosi cervicale o di una postura scorretta, che tra l’altro è molto più diffusa dell’emicrania ma meno invalidante”.

Un errore tanto frequente quanto da evitare: «Perché esistono diverse tipologie di cefalee primarie, ognuna delle quali ha una propria terapia, e l’emicrania è proprio una di queste», continua Siciliano. In altre parole, se una persona soffre di emicrania ma non lo sa e la cura utilizzando, ad esempio, farmaci per una diversa forma di mal di testa, è certo che non ci sarà alcuna cura o miglioramento. Ed è un peccato perché le terapie ci sono e funzionano anche. Lo sa bene l’Unità operativa di Neurologia di Pisa, dove dal 1992 è organizzato l’ambulatorio per la diagnosi e la cura delle cefalee, centro di riferimento per tutta la Toscana Nord-Ovest, ma anche per pazienti provenienti dal resto della regione. e dell’Italia. «Ne seguiamo circa tremila l’anno e il 70% di loro soffre di emicrania», sintetizza il medico Sara Gori, neurologo e capo della clinica. È qui che sono state sperimentate alcune delle terapie più efficaci e successivamente approvate dall’AIFA. È il caso della tossina botulinica di tipo A, «cicli trimestrali di iniezioni in 39 punti diversi della testa, del collo e della fronte, per una durata complessiva di un anno», spiega la dottoressa Gori. Oppure anticorpi monoclonali, anche questa è una terapia basata su iniezioni: «Una al mese per via sottocutanea e una ogni tre mesi per via endovenosa per un anno».

Attenzione, non si tratta di terapie adatte a tutti: la prima è rivolta a chi è alle prese con una forma di emicrania cronica, cioè a chi ne soffre per più di 15 giorni al mese. Alla seconda, invece, può accedere anche chi ne soffre in maniera episodica (almeno 8 giorni al mese) ma a patto che abbia prima sperimentato senza successo almeno tre diverse terapie con farmaci convenzionali. Ma funzionano. «Soprattutto gli anticorpi monoclonali sono una rivoluzione perché hanno un’efficacia elevatissima – continua Gori –: circa il 75% dei pazienti ha riscontrato almeno una diminuzione significativa del numero di giorni di emicrania al mese, rispetto al 50% di chi segue terapie convenzionali ». Ecco perché la diagnosi è fondamentale. «Ma per l’emicrania può essere solo di carattere clinico – continua Siciliano -: non esiste un test che possa dire con certezza se ne hai o meno, devi rivolgerti al tuo medico e poi effettuare una visita neurologica».

Per questo diventano molto importanti eventi come l’Open Day dedicato all’emicrania di qualche settimana fa, promosso a livello nazionale dalla Fondazione Onda, che a Pisa, non a caso, si è svolto presso l’Unità Operativa di Neurologia. Sono stati effettuati colloqui individuali tra il neurologo e il paziente e i familiari, con un questionario volto ad indirizzare ciascun individuo verso il percorso terapeutico-diagnostico più appropriato. L’iniziativa è stata organizzata con la sede aziendale “Bollini Rosa” guidata dal medico Federica Marchetti.

 
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