«Mi riferivo a fatti remoti, i rischi adesso sono esplosioni freatiche» – .

«Mi riferivo a fatti remoti, i rischi adesso sono esplosioni freatiche» – .
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Professor Allard, quel documentario ha suscitato allarme, cosa ne pensa?
«In realtà ho notato che una situazione veniva presentata con un tono molto drammatico. Tuttavia, riguardo al mio intervento in quel documentario, devo chiarire alcune cose per evitare di creare malintesi”.

Per favore, chiarisci anche tu.
«Quando si parla di effetti catastrofici anche su Napoli e su altre zone limitrofe, è opportuno precisare che ci riferiamo alle grandi eruzioni del passato, in particolare quella dell’ignimbrite campana di circa 39mila anni fa, con un indice di esplosività vulcanica di 7. Per quanto riguarda lo scenario futuro, l’eruzione prevista – non sappiamo quando, ma non a breve – dovrebbe essere paragonabile a quella del 1538 quando sorse il Monte Nuovo, in termini di indice di esplosività è 2, un’eruzione contenuta”.

Quindi non correremo grossi rischi?
«Attenzione, anche questo tipo di eruzione limitata potrebbe creare enormi problemi vista la densità di abitanti nella caldera, parliamo di circa mezzo milione di persone. Inoltre anche in questo caso ci sarebbero ripercussioni sulla città di Napoli”.
Ci spiega in che senso sarebbe coinvolto il Napoli?
«Napoli verrebbe raggiunta dalla ricaduta di ceneri e gas vulcanici, sia per la direzione del vento che per l’imponente altezza della colonna eruttiva che può trasportare frammenti di magma, cenere e lapilli. Ma parliamo di un evento piccolo, soprattutto al momento non ci sono prove di risalita di magma”.

Come si muove il terreno nei Campi Flegrei?
«Innanzitutto consideriamo che stiamo parlando del vulcano più monitorato al mondo, con una rete di strumenti modernissimi e 120 persone esperte coinvolte nel monitoraggio. Dal 2005 il sollevamento del suolo è avvenuto in maniera meno brutale che in passato, ma più continua, con un aumento delle emissioni gassose e un leggero aumento delle temperature delle fumarole. Inoltre, come sappiamo, l’attività sismica è aumentata anche se rimane ancora confinata intorno alla magnitudo 4. Questi segnali indicano che c’è rilascio di energia ma non necessariamente associato al movimento del magma”.
E questa si rivela una buona notizia…
«C’è però un aspetto che si sta valutando attentamente e cioè che i vari periodi di bradisismo a partire dal 1984 potrebbero modificare le proprietà fisiche delle rocce e quindi fratturarle più facilmente. Una situazione che un giorno potrebbe facilitare la risalita del magma”.

Professore, lei è stato ascoltato anche dal Comitato Grandi Rischi nei primi giorni di marzo. Cosa ha detto?
«Abbiamo parlato di un rischio più concreto, ovvero l’esplosione freatica. Un’eruzione che non coinvolge il magma ma avviene a un livello più superficiale. Ma non è meno pericoloso per le persone che vivono nella zona e che potrebbero essere raggiunte da ondate di caldo, gas, blocchi di pietre”.

E cosa si può fare concretamente per prevenirli?
«Le eruzioni freatiche sono molto complicate, difficili da prevedere, hanno generalmente origini molto superficiali e hanno pochi precursori. In commissione Grandi Rischi siamo tutti d’accordo che rappresentano il pericolo maggiore per i Campi Flegrei, anche perché non sappiamo dove possa arrivare e comunque siamo in una zona molto popolata”.

C’è anche una domanda su quanto tempo occorre per prevedere l’inizio di un’eruzione. Il piano di evacuazione prevede un anticipo di 72 ore per allontanare la popolazione residente.
«È difficile interpretare i precursori ed è molto difficile evacuare una popolazione di mezzo milione di abitanti in 72 ore. La soluzione migliore sarebbe ridurre drasticamente la presenza dell’uomo in quella zona, ma questa è una scelta politica”.

Tag: riferimento eventi remoti rischi freatica esplosioni

 
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