Alessandro Ginotta – Commento al Vangelo del giorno, 2 maggio 2024 – – .

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Dobbiamo fermarci, scendere dal vortice impetuoso che regola la vita del nostro tempo, ascoltare la voce di Dio che parla dentro di noi. Non ne siamo capaci? Possiamo provare ad ascoltare il silenzio, a lasciarci trasportare dalla meraviglia di una melodia musicale, a lasciarci stupire dalla bellezza di un paesaggio. E poi ricordare che tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che percepiamo, è dono di Dio. Anche così possiamo pregare.

Dio ci ha creato amandoci per primi, e ha sempre sperato, e spera ancora adesso, che in qualche modo saremo in grado di amarlo a nostra volta: «Come il Padre ha amato me, anch’io ho amato voi. Rimani nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, così come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore per lui. Vi ho detto queste cose affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». (Giovanni 15,9-11). E così, l’amore porta gioia.

Lo abbiamo sperimentato tutti: quando siamo innamorati siamo felici. Quando facciamo un gesto bello, di quelli che profumano d’amore, ci sentiamo felici. Quando aiutiamo una persona in difficoltà e le restituiamo il sorriso, siamo felici. Quando amiamo Dio siamo felici. E siamo felici anche quando ci sentiamo amati da Lui.

Il problema è proprio questo: riuscire a sentirsi amati da Dio. Percepire il suo amore. Oh, perché l’amore di Dio ci avvolge in ogni momento, ma noi, troppo spesso, non ce ne rendiamo conto. Una delle migliori metafore per esprimere il legame tra Dio e l’uomo si trova nella parabola della vite e dei tralci: Gesù è la vera vite, il vero albero che affonda le sue radici nel terreno dell’amore di Dio.

Questo amore nasce dalle radici e, come la linfa, attraversa la pianta per raggiungere i rami più periferici, i rami, che siamo noi. E attraverso noi, lo stesso amore che viene da Dio si trasmette alle foglie, prima ai fiori, e poi ai frutti. Alberi, simbolo di longevità e saggezza. Alberi, ben piantati nel terreno, ma con la capacità di crescere e mutare al mutare delle stagioni.

Se l’albero poggia su buone radici, cioè Gesù, allora la pianta cresce forte e vigorosa. È una sorta di “simbiosi” che Gesù ci propone: attraverso di noi il suo amore raggiunge le foglie e i frutti. Attraverso di Lui acquisiamo sicurezza, forza, nutrimento e amore. Un bello scambio, dove solo noi abbiamo da guadagnare. Sì, perché gli unici ad aver bisogno di questa simbiosi, alla fine, siamo noi.

La nostra vita è frenetica. Un turbinio di impegni e mille preoccupazioni, che ci avvolgono come fili, ci distolgono dal messaggio divino. Le mille ansie di questo mondo ci distolgono dalla preghiera e ci spingono a mettere in secondo piano la nostra vita spirituale. E così le preoccupazioni ci hanno rubato Gesù. Non pensiamo più a Lui. Non ci rendiamo conto di quanto Egli ci ama. Non riusciamo a sentire i fiumi d’amore che Dio riversa costantemente su di noi.

È questa distanza, questa lontananza, che non ci permette di percepire il suo amore. Dobbiamo rimanere in Lui. Dobbiamo ricordare che siamo fatti a sua immagine e somiglianza. Dobbiamo fermarci, scendere dal vortice impetuoso che regola la vita dei nostri tempi, ascoltare la voce di Dio che parla dentro di noi. Non ne siamo capaci? Possiamo provare ad ascoltare il silenzio, a lasciarci trasportare dalla meraviglia di una melodia musicale, a lasciarci stupire dalla bellezza di un paesaggio. E poi ricordarci che tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che percepiamo, è dono di Dio. Anche così possiamo pregare. Ringraziando Dio. Mostrandogli la nostra gratitudine per la bellezza che ci circonda.

Quando impariamo a riconoscere l’amore viscerale e gratuito che Dio, “compassionevole e misericordioso(Es 34,6), prova per tutti noi, allora potremo allenarci a fare il passo successivo: prendere questo amore che discende su tutti noi da Dio e riversarlo sul prossimo: «Come io vi ho amato, così anche voi dovete amarvi gli uni gli altri(vedere Giovanni 13:34).

Se questo comandamento ci sembra ancora lontano, proviamo a leggerlo con l’aiuto di sant’Agostino, che ci propone una ricetta semplice da seguire: «Se ami il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta nella tua mente, non rimarrà nulla in te con cui potrai amare te stesso. Egli dunque ama, ama il tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente”. Dobbiamo svuotarci dell’egoismo e del narcisismo per riempire i nostri cuori di amore per Dio. Allora, abbandonati i sentimenti che deturpano la nostra natura umana, saremo capaci di amare veramente.

Fonte: La Buona Parola, blog di Alessandro Ginotta https://www.labuonaparola.it
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