sotto processo per maltrattamenti, “la picchiava spesso” – .

sotto processo per maltrattamenti, “la picchiava spesso” – .
sotto processo per maltrattamenti, “la picchiava spesso” – .

DiAndrea Galli

A Varese, indagato da due anni, è stato vietato di avvicinarsi alla donna e non ha più potuto incontrare il figlio. Durante l’aggressione con coltello si era scagliato anche contro la ex suocera

Il dossier contro Marco Manfrinati (in questo articolo il delitto di Varese: l’agguato all’ex, i pugni e le pugnalate al volto, poi la uccide il padre venuto a difenderla) aveva aperto due anni fa per maltrattamenti dell’ex moglie; in previsione del processo si era autosospeso dall’Ordine degli Avvocati: in precedenza aveva maturato una vasta esperienza nelle cause di divorzio, sia nelle aule dei tribunali che partecipando a corsi di aggiornamento. Quello delassassino non è un nome per niente noto nel circuito legale: ma due suoi colleghi ne hanno avuto notizia Corriere, e che non vogliono comparire per non essere legati alla tragedia temendo cattiva pubblicità, confermano che per dubbi legati alle richieste di separazione, hanno fatto una telefonata. Trovare le risposte.

In Procura ci viene detto ancora che quell’indagine fu molto meticolosa, potendo contare anche su un numero significativo di testimoni. Sintetizza l’urlo di ieri della Manfrinati contro l’ex suocera, che cercava di chinarsi insieme sulla figlia ferita e sul marito odio contro chiunque fosse imparentato con Lavinia. Genitori, zii, cugini: chiunque, davvero. Era, e forse rimarrà, la convinzione di Manfrinati che avessero ordito un complotto per distruggerlo. «Anche queste persone vogliono togliermi il fiato» ripeteva più e più volte ai sempre meno amici che restavano al suo fianco.

Lavinia lo aveva denunciato ma non subito, forse aspettando che passasse quello che credeva essere un difficile momento transitorio, di confusione, di esaurimento nervoso, ma certamente non eterno; poi lei, spinta dalla mamma e dal papà, si è finalmente convinta. L’esame dei magistrati aveva accertato la Divieto a Manfrinati di avvicinarsi all’ex compagno. Proprio a causa di trascorsi di violenza e oltre ad un presente di pericoli legati ai timori di Lavinia che i suoi si manifestassero all’improvviso davanti a lei. La paura aveva rivoluzionato la sua esistenzainnescando perenni stati di ansia, e costringendola a prendere precauzioni anche per la semplice gita al supermercato di sabato pomeriggio.

L’iter giudiziario aveva, come atto fisiologico, eliminato a Manfrinati ogni possibilità di incontrare il figlio di pochi anni. L’attività di ascolto delle forze dell’ordine andrà a ritroso, cercando i comportamenti degli ultimi giorni: per esempio attività di pedinamento in preparazione di imboscate. Come quello di lunedì. Nessuna delle possibili persone “monitorate” da Manfrinati, senza più lavoro, gravata da problemi economici, allo sbando, insonne, si dedicava esclusivamente a pensieri di vendetta, avevano notato delle anomalie, altrimenti l’allarme alle forze dell’ordine sarebbe stato immediato. A partire da Lavinia, un’intera famiglia era in costante allerta.

Tra le priorità degli inquirenti c’è quella di garantire a monitoraggio in carcere per evitare il suicidio. Sarà compito degli psichiatri delineare il quadro di Manfrinati: per quanto utile possa essere, viene trasmesso il profilo di un abitudinario, un uomo spaventato dall’imprevisto e con un’elevata, almeno esibita in pubblico, autostima.


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7 maggio 2024 (modificato il 7 maggio 2024 | 07:46)

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