Dai campi alla presidenza dell’Inter, la parabola calcistica di Beppe Marotta – .

Dai campi alla presidenza dell’Inter, la parabola calcistica di Beppe Marotta – .
Dai campi alla presidenza dell’Inter, la parabola calcistica di Beppe Marotta – .

Ascolta la versione audio dell’articolo

Per capire chi Giuseppe Marotta, detto Beppe, è il nuovo presidente dell’Inter, dopo una quarantennale carriera da allenatore che lo ha portato a vincere scudetti dalla Serie C alla Serie A, ricoprendo gli incarichi di amministratore delegato di Juventus e Inter, dobbiamo bisogna camminare lungo i campi polverosi e l’erba sfilacciata. Immaginate la pioggerellina insistente dei lunghi pomeriggi in Brianza a metà degli anni ’70 o il tremore delle acque del Lago di Como o della Laguna di Venezia più di un decennio dopo. E ancora l’arrampicarsi di giovani calciatori che rubano l’attenzione solo agli intenditori, svezzati e lanciati sul grande palco della Serie A tra Bergamo e Genoa della Sampdoria.

È in questi paesaggi provinciali, apparentemente secondari, che Marotta si è costruito come uomo e come dirigente sportivo. Tra sconfitte, gioie, delusioni, errori e successi, i tanti che hanno costellato la sua evoluzione professionale. «Ho realizzato il sogno di un bambino di sette anni che, dopo la scuola, scappava allo stadio dove si allenava il Varese, per spiare gli allenamenti, raccogliere i palloni e respirare da vicino quell’emozione che chiamiamo calcio».

Tra il diciannovenne a cui nel 1976 venne affidata la responsabilità del settore giovanile del Varese, la squadra della sua città natale, e il sessantenne di oggi, salito ai vertici del calcio internazionale, solo uno una cosa resta immutata: la passione per quel pallone che rotola nell’imprevedibile andamento di una partita.

Buon calciatore, ma non un talento, Marotta ha sempre preferito il ruolo di allenatore. Il coaching, ad esempio, non gli è mai sembrato una valida alternativa. Solo una volta si è seduto sulla panchina del Varese. «Ma ho capito che non era il mio destino. Volevo intraprendere la carriera da manager. E la mia fortuna è stata quella di incontrare uno dei primi grandi mecenati sportivi, Giovanni Borghi”.

Fondatore della Ignis, Cumenda, industriale illuminato, trasformò Varese in una delle capitali dello sport italiano tra gli anni ’60 e ’70, creando il mito della Pallacanestro varesina, portando la squadra di calcio in Serie A, investendo nel ciclismo, nel canottaggio e nella boxe. con campioni del mondo come Sandro Mazzinghi e Duilio Loi. È grazie a lui che Beppe Marotta ha iniziato il suo apprendistato. «Un apprendistato – tiene a sottolineare – che non finisce mai. Perché bisogna sempre mettersi in discussione per colmare le proprie lacune. Senza questo approccio non andremo da nessuna parte”.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Carpegna Prosciutto Sixth year arm in arm – .
NEXT ne sono rimasti solo due – .