Ecco la galassia di Leda, “gemella” della Via Lattea (che dista un miliardo di anni luce da noi) – Corriere.it – .

Ecco la galassia di Leda, “gemella” della Via Lattea (che dista un miliardo di anni luce da noi) – Corriere.it – .
Ecco la galassia di Leda, “gemella” della Via Lattea (che dista un miliardo di anni luce da noi) – Corriere.it – .

Gli astronomi ci avevano avvertito sin dall’apertura delle sue lenti criogeniche nel luglio del 2002 a un milione e mezzo di chilometri da qui: il James Webb Space Telescope, il più potente strumento di osservazione dell’universo mai progettato e costruito dall’umanità, avrebbe cambiato per sempre le nostre conoscenze e forse anche la nostra posizione nei cieli: siamo , sempre meno, un unicum. Come abbiamo creduto per millenni. Dopo l’osservazione puntuale di alcuni esopianeti (infatti con caratteristiche simili alla Terra e quindi potenzialmente “abitabile”) possiamo ora ammirare Leda2046648, una galassia simile alla nostra, la Via Lattea, ma a un miliardo di anni luce da noi.

Non il primo gemello: perché la Via Lattea aveva già un gemello, M31. Leda si trova nella Costellazione di Ercole, un fazzoletto di cielo che l’occhio potente ha intravisto nuovamente nelle fasi di riscaldamento, lo scorso maggio. Dopo le prime immagini che erano state rese pubbliche dalla NASA dello spazio più profondo, oltre 13 miliardi di anni fa, una “manciata” di centinaia di milioni di anni dopo lo stesso Big Bang, la meraviglia sembrava aver raggiunto il suo apice. Ma per gli astronomi e gli scienziati del cielo, è come vivere in una nuova era della tecnologia. Come se fossimo passati dal telaio a vapore all’uso dell’elettricità nelle fabbriche.

Il talento del James Webb Space Telescope è un’indagine approfondita, il dettaglio che riesce a vedere grazie allo spettro infrarosso (non dovremmo infatti pensare a “fotografie” come le intendiamo noi vacanzieri, ma a immagini ricostruite dai computer grazie all’incredibile mole di dati che il telescopio recupera). Per questo stiamo tornando indietro nel tempo, verso le origini del cosmo. Se prendiamo ad esempio la distanza di Leda dalla nostra Via Lattea, un miliardo di anni lucescopriamo che ciò che stiamo vedendo ora è la chiara ma antica impronta lasciata dalla galassia quando il primo organismo multicellulare stava emergendo sulla Terra. La sua luce ha impiegato un miliardo di anni per raggiungere l’obiettivo del James Webb Telescope.

Considerando che l’intero Universo ha circa 13,7 miliardi di anni luce di vita capiamo di quali valori stiamo parlando. Quella galassia potrebbe esplodere oggi, e ci vorrebbero un altro miliardo di anni per scoprirlo. Un dettaglio che ci ricorda quanto la nostra percezione del tempo sia a misura di vita umana, di generazioni al massimo, ma insignificanti a causa di eventi naturali. È come se i paleontologi dal cielo avessero scoperto un fossile perfettamente conservato di una specie mai osservata prima.

L’immagine del telescopio della nostra nuova sorella nell’Universo ci ricorda anche che mentre tutti ci interroghiamo sugli effetti dell’intelligenza artificiale nella nostra vita quotidiana provando o provando a provare ChatGPT, c’è un’altra tecnologia che dista da noi un milione e mezzo di chilometri (per evitare qualsiasi forma di luci e polvere) che lavora per noi. Forse sarà l’anno di ChatGPT. Ma ogni tanto ricordiamoci di andare a vedere cosa ci cerca il James Webb Space Telescope nell’Universo profondo. Anche perché vale la pena ricordarlo tutto questo è iniziato con un uomo che ha avuto il coraggio di portare la tecnologia al cielo: Galileo Galilei.

 
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