“Urgente recintare le aree” – .

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“C’è molta preoccupazione. Da oggi il Canada è un mercato chiuso per tutti i prosciutti e i salumi che provengono dalla zona di restrizione II che comprende, tra gli altri, i comuni di Collecchio, Felino, Fornovo, Varano, in provincia di Parma, ad alta vocazione suina mentre il Gli Stati Uniti hanno una misura simile ma solo per i prodotti a breve stagionatura e quindi i prosciutti crudi stagionati sono sicuri, quindi il prosciutto di Parma è sicuro per gli Usa”. È quanto afferma Davide Calderone, direttore di Assica, l’associazione industriali delle carni e dei salumi di Confindustria, interpellato dall’Adnkronos sul tema della peste suina africana e sulla sua diffusione tra i cinghiali in Italia.

“Ci arrivano ulteriori limitazioni a quelle già in atto e questo è molto preoccupante. – precisa Calderone – Il problema ora diventa più urgente perché le zone sottoposte a vincolo cominciano ad essere quelle dove ci sono molti salumifici, inizialmente riguardavano l’Alta Liguria e il Piemonte dove ci sono pochissimi salumifici e poche aziende agricole, ora le zone sono coinvolti anche prosciuttifici ad altissima vocazione (Parma)”. “Crediamo che sia ancora possibile intervenire e chiediamo che il governo e la struttura commissariale decidano di intervenire posizionando delle recinzioni per salvaguardare le aree ad alta produzione suinicola e potenziale produttivo. È essenziale recintare. Chiediamo quindi che ci sia un cambio di passo, dopo il peggioramento della situazione con le nuove zone di restrizione che si stanno ampliando. È una situazione economica molto problematica”.

Forte preoccupazione anche da parte del Consorzio del Prosciutto di Parma. “Segnaliamo che le elevate garanzie sanitarie fornite dalla lunga stagionatura del nostro prodotto ci permettono di mantenere aperti importanti sbocchi per le nostre esportazioni come Stati Uniti e Australia. L’unica novità significativa riguarda il Canada, Paese che rappresenta il 2,5% del nostro export, verso il quale le aziende produttrici di Prosciutto di Parma situate nella zona di restrizione II (cioè quelle in cui è presente Psa nei cinghiali) non possono inviare il loro prodotto”. È quanto afferma Alessandro Utini, presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma. “Il nostro auspicio è che tutte le iniziative intraprese dal Ministero della Salute, dal Commissario Straordinario per la Peste Suina Africana, dal Ministero delle Politiche Agricole, Sovranità Alimentari e Forestali e dalle Regioni competenti portino al contenimento e all’eradicazione del virus, e tutti meritano l’invito a compiere uno sforzo ulteriore per raggiungere al più presto questo fondamentale obiettivo” conclude Utini.

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