Tra bombe, trattative e rischio epidemie. Gaza resta senza via d’uscita – .

Tra bombe, trattative e rischio epidemie. Gaza resta senza via d’uscita – .
Descriptive text here

Qualunque sia la “possibile via d’uscita dall’impasse in cui ci troviamo a Gaza” evocata ieri dal presidente del World Economic Forum (WEF) Borge Brende, molti oggi e domani a Riyadh, in Arabia Saudita, tenderanno le orecchie per qualche dettaglio in più. .

A MARGINE DELL’INCONTRO speciale organizzato dal massimo esponente del capitalismo mondiale, con 92 Paesi e un migliaio di delegati riuniti attorno al mito della “collaborazione globale per la crescita e lo sviluppo”, si terrà infatti un dibattito sulla guerra a Gaza che per Brende potrebbe diventare “molto importante”. Con al centro lo stato dell’arte delle negoziazioni sul cessate il fuoco – vista la spaventosa crisi umanitaria in corso – e la liberazione degli ostaggi. Secondo il capo del club di Davos ci sono “notizie” non meglio specificate su quest’ultimo caso.

Potrebbero saperne di più i membri della delegazione che l’Egitto, sempre più preoccupato per gli effetti di “invasione” che l’operazione militare su Rafah scatenerebbe, ha inviato in Israele per cercare di rilanciare la dinamica di proposte e controproposte messe sul tavolo fino al ora dal governo israeliano e da Hamas. La cui ala militare ieri ha diffuso un nuovo video che mostra due degli ostaggi ancora vivi. Secondo i media israeliani si tratta di Keith Siegal, con doppia cittadinanza statunitense, rapito il 7 ottobre nel kibbutz di Kfar Aza, e Omri Miran, rapito a Nir Oz.

RITORNO DALLA CINA e attesi in Israele nei prossimi giorni, saranno a Riad anche il segretario di Stato americano Antony Blinken e, tra i leader più direttamente interessati, i primi ministri di Giordania, Egitto e Iraq. Per la Turchia sarà presente il ministro degli Esteri Hakan Fidan, mentre il gruppo di contatto dell’Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC) e della Lega araba a seguito della guerra di Gaza sarà al centro di diversi incontri bilaterali. Non è chiaro se l’Iran sarà incluso nella discussione o sarà solo una parte del “problema”. Mentre è chiaro il senso quasi decorativo della presenza del presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas. Che ieri ha scritto una calorosa lettera di ringraziamento al primo ministro spagnolo Pedro Sánchez per il suo sostegno alla soluzione dei due Stati e agli sforzi di pace di Madrid.

Una pace che non potrebbe essere più lontana da Gaza. Tra venerdì e sabato, l’esercito di Tel Aviv afferma di aver colpito “25 obiettivi terroristici nella Striscia, comprese strutture militari dove operavano terroristi armati, depositi di armi, infrastrutture sotterranee e altre infrastrutture terroristiche”. Nelle stesse 24 ore nella Striscia si sono contate almeno 32 vittime e un terzo erano bambini, portando il totale a 34.388 morti e 77.437 feriti.

DA PESCATORI MITRATI mentre gettavano le reti sui ripetuti raid dell’aviazione israeliana sui campi profughi di Nuseirat e Bureij, nella zona di Wadi Gaza e ancora, a più riprese, su Rafah, era un’altra giornata di terrore e sangue per la popolazione. Il che ha messo a dura prova le squadre di emergenza, sempre più a corto di attrezzature, impegnate a cercare di estrarre vittime e superstiti dalle macerie di alcuni edifici residenziali colpiti.

Sul fronte umanitario-militare, riguardo al molo temporaneo che gli Stati Uniti intendono costruire sotto il controllo di Israele per inviare aiuti via mare, gli inglesi si sono detti disponibili a contribuire anche come “riders”, trasferendo cioè il carico dalla molo all’azienda fondiaria, servizio che l’esercito americano non avrebbe garantito.

Intanto le autorità sanitarie della Striscia hanno lanciato un nuovo disperato allarme per i rischi di epidemie che aumentano con l’arrivo del caldo, su una popolazione già stremata e malnutrita, dopo lo straripamento delle acque reflue e l’accumulo di rifiuti tra le macerie . L’unica acqua disponibile è contaminata e anche un banale disinfettante come il cloro non supera i controlli israeliani.

Del resto anche in Cisgiordania le cose non migliorano. Una vera emergenza sono i continui assalti da parte dei coloni contro i contadini palestinesi in varie località della Valle del Giordano, come a Hebron e Betlemme, con case e raccolti dati alle fiamme. E la situazione resta molto tesa anche al confine tra Israele e Libano, dove ieri è dovuto entrare in funzione il sistema Iron Dome per intercettare i droni lanciati da Hezbollah in risposta all’ultimo raid israeliano che ha causato tre vittime.

A QUESTO PROPOSITO Il passo con cui il Libano ha deciso di accettare la giurisdizione della Corte penale internazionale (CPI) per i crimini commessi sul suo territorio dopo il 7 ottobre 2023 sembra essere il preludio a una richiesta di giustizia per le oltre 70 vittime civili – tra cui bambini, soccorritori e giornalisti – causati dai bombardamenti israeliani.

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Costi di manutenzione dell’auto, l’aumento dei prezzi è incontrollato
NEXT in pericolo un’antica basilica (VIDEO) – .