Quale strategia per la difesa del Paese. Scrive il generale. Prezioso – .

Quale strategia per la difesa del Paese. Scrive il generale. Prezioso – .
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L’architettura di sicurezza globale istituita dopo la Seconda Guerra Mondiale sta rapidamente cambiando sotto la pressione dei paesi autocratici. Il panorama delle minacce odierne è molto diverso da quello ereditato dal periodo successivo alla Guerra Fredda. La strategia di difesa per il 21° secolo, pertanto, dovrà prendere in considerazione il nuovo quadro geostrategico per adattare le risposte alla nuova situazione.

28/04/2024

L’ordine mondiale basato su regole stabilito dai paesi vincitori della Seconda Guerra Mondiale sta cadendo sotto i colpi di nuovi conflitti: le guerre in corso, quindi, sono lo strumento scelto per ridistribuire il potere tra gli stati su scala globale. La Carta di Parigi del 1990, base dell’architettura di sicurezza in Europa, è stata violata dall’invasione russa dell’Ucraina e, prima ancora, dall’invasione russa della Georgia. La fine della Guerra Fredda ha portato alla “atomizzazione delle minacce”, molte delle quali (come Hamas, per esempio) possiedono armi e il sostegno di potenti stati regionali (l’Iran) che, in alcuni casi, le rendono capaci quanto gli Stati Uniti. stati.

In Medio Oriente, le capacità militari di alcuni gruppi, combinate con il fanatismo ideologico, hanno reso inefficiente il normale calcolo costi-benefici alla base della deterrenza militare su cui si basa la stabilità regionale a lungo termine. Se la deterrenza militare diventa meno efficace nel scoraggiare gli attacchi delle controparti, è necessario rafforzare la resilienza dei paesi. Negli scenari odierni, quindi, disporre solo di Forze Armate sostenibili è un elemento necessario ma non sufficiente.

La resilienza di un Paese va oltre il solo ambito degli investimenti nella difesa (pilastro militare), deve considerare anche gli altri due pilastri della sicurezza nazionale, ovvero quello economico e quello del Soft power legato ai valori nazionali e quindi alla protezione dei suoi cittadini. Le grandi questioni odierne legate alla guerra e alla pace vanno oltre lo studio delle contingenze militari e devono essere assimilate agli scenari affrontati dalla geopolitica dei disastri naturali e delle pandemie.

I paesi occidentali oggi devono essere sia pronti a scoraggiare possibili attacchi da parte di aggressori esterni, sia preparati ad assorbire, riprendersi e prevalere qualora la deterrenza militare fallisse il suo scopo. La domanda più importante è se un Paese, nel suo insieme, abbia la pianificazione, le strutture, le capacità e, soprattutto, la mentalità e la volontà necessarie per raggiungere un livello sufficiente di resilienza. Questi concetti non possono essere implementati o generati alla vigilia di una possibile tempesta. È necessaria una nuova pianificazione nazionale per affrontare le nuove crisi per far fronte ai problemi che potrebbero eventualmente sorgere nel tempo.

I piani settoriali riguarderebbero l’allocazione, lo stoccaggio di carburante, energia, acqua, cibo, trasporti, spedizioni marittime, aviazione, comunicazioni, sanità, prodotti farmaceutici, risorse per l’edilizia e così via. Pertanto, la difesa del 21° secolo non può concentrarsi solo sulle Forze Armate e sugli investimenti a lungo termine, ma deve anche preparare i settori economico, industriale, agricolo e della protezione civile a essere pronti a ogni eventualità.

Molti Stati autocratici vogliono imporre la transizione dal mondo unipolare del dopo Guerra Fredda a un mondo multipolare, le cui regole non sono ancora note, aumentando così i livelli di incertezza per la risoluzione dei conflitti in corso. Ogni Paese deve sviluppare la capacità di resilienza nazionale a breve termine per aumentare i livelli di sicurezza nazionale e affrontare meglio il tumultuoso 21° secolo.

 
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