Rimane fino ad oggi un omicidio irrisolto. Perché la vittima è stata uccisa, ma l’unico indagato prima e poi imputato è stato assolto in primo e secondo grado anche se in appello con la formula dubbia.
«Secondo la Corte ci troviamo al cospetto di un caso di prove contraddittoriepoiché sussistono una serie di elementi indiziari a carico di Spina che, valutati nel loro insieme, sarebbero stati certamente idonei ad indicarlo come l’autore dell’omicidio per il quale si sta procedendo, ma, allo stesso tempo, i dati relativi all’omicidio momento della morte della vittima, come emerge, con un buon grado di probabilità, dalle valutazioni complessive effettuate dai diversi esperti che si sono occupati della vicenda” scrive la Corte d’Appello nelle motivazioni della sentenza sentenza di assoluzione di Salvatore Spinafinito sotto processo per la morte della Diva Borin86enne trovata senza vita in casa, strangolata con una sciarpa, il 2 marzo 2019 nel suo appartamento a Urago Mella.
Non esiste una prova certa
Il pubblico ministero di primo grado Antonio Bassolino e il sostituto procuratore generale Cristina Bertitti in appello, per Spina avevano chiesto una condanna a 14 anni. Ma per i giudici non esiste una prova definitiva e c’è invece un elemento che allontana Spina dalla scena del crimine: l’ora della morte della diva Borin. «Ritenuto da tutti chiaro che la morte della signora Borin è avvenuta nelle ultime ore del 1° marzo e non oltre, i dubbi sui calcoli di alcuni esperti hanno portato a collocare l’ora della morte ben oltre, addirittura oltre le ore 3 del mese 2°.” In un momento in cui Salvatore Spina non si trovava certamente a casa della vittima. «A parere di questa Corte – si legge nelle motivazioni dell’assoluzione di Spina – le emergenze inerenti l’orario della morte, nel suo insieme, non possono essere superate con quel grado di certezza che è richiesto dalla giurisprudenza di legittimità per giungere in appello per una conclusione in termini di colpevolezza quando vi sia stata l’assoluzione in primo grado”.
