«All’epoca non lo denunciai perché c’era molto silenzio» – .

«All’epoca non lo denunciai perché c’era molto silenzio» – .
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Carlotta Ferlito, l’ex ginnasta italiana che ha partecipato a due Olimpiadi, è tornata a parlare delle violenze fisiche e psicologiche subite durante i suoi anni da atleta. Lo ha fatto nel salotto di Silvia Toffanin, ospite di Verissimo su Canale 5, dove ha svelato i retroscena amari di una carriera scintillante (la giovane ha vinto, tra l’altro, un argento nella specialità alla trave e un bronzo europeo a squadre). Per ribadire un concetto: «Questo sport non può e non deve più essere fatto di violenza psicologica e fisica». Come quelli vissuti da lei stessa in passato, ad esempio: «Ricordo una volta che durante l’allenamento volò uno schiaffo. Per fortuna i miei genitori mi sono sempre stati vicini e li ringrazio”.

L’abuso

Abusi che lasciano il segno anche fuori dalla palestra: «Quando mi confrontavo con il mondo esterno mi sentivo sempre meno sicuro. Da lì ho iniziato a non vedermi più, a non mangiare più. Mi sono sentita amata e apprezzata solo quando ero ginnasta e andavo alle Olimpiadi. Era come se la gente non mi amasse più”. Momenti difficili che ha affrontato e, sembra, anche superato: ora appare fiduciosa e dice di voler «decidere come, quando e dove inizia e finisce la mia carriera, essere autonoma, anche a disagio se necessario, non obbedire a nessuno. Ogni giorno cerco di migliorare, proprio come facevo in passato da atleta, solo che oggi lo faccio come persona, come donna. E questa volta lo faccio da solo, senza nessuno che possa decidere per me cosa è giusto e cosa è sbagliato”.

Il monologo

L’ex Azzurra aveva già toccato questi temi qualche tempo fa, nel suo monologo trasmesso durante il programma Iene, su Italia 1. Occasione in cui dichiarava: «Nessuna ragazzina dovrebbe essere schiaffeggiata, umiliata se chiede di andare in bagno, costretta a fare esercizi in cui rischia il collo solo per punizione, o essere chiamata “maiale” per aver osato mangiare un altro biscotto. «Siamo molto piccoli quando iniziamo a gareggiare – ha ribadito oggi, 28 aprile -. Alla mia prima Olimpiade avevo 17 anni. Quando sei così piccolo non hai ancora la consapevolezza, né il carattere, per reagire”.

Il silenzio

E se episodi di questo tipo sono capitati a tutti, Ferlito ha aggiunto di aver percepito un accanimento particolare nei suoi confronti dopo che aveva iniziato ad avere attriti con un allenatore. Ciò ha comportato abusi fisici ma soprattutto psicologici, come alcune frasi che le sono state ripetute: “Non vali niente”. Oppure: “Non stai facendo questa gara perché quell’altra persona è migliore di te”. All’epoca, però, non denunciò per “paura di essere esclusa”, visto che all’epoca “c’era molto silenzio” sull’argomento.

Il caso

Un muro di silenzio rotto nel 2022, quando l’ex atleta Nina Corradini denunciò i maltrattamenti subiti dagli allenatori della Federginnastica. Una prima denuncia alla quale ne sono seguite tante altre, soprattutto quella delle Farfalle di Desio: ragazze dagli 8 ai 22 anni che hanno raccontato di essere finite in un tunnel di abusi. Che variava da corpo vergognoso alla privazione del cibo, attraverso discriminazioni e perfino percosse. L’allenatrice Emanuela Maccarani, una delle allenatrici accusate di abusi psicologici, è uscita dal tribunale sportivo con un avvertimento, e non con un provvedimento più severo, perché secondo i giudici avrebbe “peccato di affetto” nei confronti della giovane ginnasta che ha denunciato.

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