“Daremo regole uniformi per l’accesso” – .

“Daremo regole uniformi per l’accesso” – .
“Daremo regole uniformi per l’accesso” – .

Genova. Dovrà redigerlo la Regione Liguria linee guida per garantire l’accesso ai servizi sanitari in intramoenia oppure presso il privato accreditato per i cittadini che non riescono a prenotare negli orari massimi stabiliti dalla classe di priorità. E’ quanto prevede l’ordine del giorno presentato dai consiglieri di Fratelli d’Italia, Stefano Ballari E Veronica Russoe approvato oggi a maggioranza con il successivo parere favorevole della giunta Toti negli ultimi giorni le Asl hanno dovuto gestire diverse richieste di rimborso.

Nella riunione del 9 aprile l’assessore Angelo Gratarolarispondendo al quesito posto dal M5s, aveva dichiarato che “è possibile che non debbano sussistere le condizioni” per applicare la norma (in riferimento al decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124) che consente ai cittadini di accedere ai servizi sanitari in intramoenia pagando solo il biglietto qualora le autorità sanitarie locali non siano in grado di garantirli nei tempi stabiliti dalle prescrizioni mediche.

Oggi, però, quell’interpretazione appare superata: “Il problema – spiega Gratarola – è che analizzando attentamente lo strumento legislativo si scrive che la norma si applica in assenza di linee guida o di linee guida pendenti, quindi sono graditi suggerimenti per la stesura di linee guida. Dobbiamo trovarne alcuni soluzioni omogenee per evitare che ciascuna ASL abbia interpretazioni diverse e quindi poter garantire lo stesso tipo di comportamento da Ventimiglia a Sarzana. Non ci interessa lasciare il cittadino libero di trovare il servizio, ma siamo interessati a fornire il servizio e quindi ad aumentare il numero dei serviziallargare il tiro dei servizi stessi e ridurre le liste di attesa”.

Con il documento approvato oggi la Giunta si impegna a “elaborare linee guida al fine di garantire procedure univoche e comuni e una valutazione omogenea dei criteri mirati previo rilascio dell’autorizzazione alla prestazione di servizi in libera professione intramurale o presso strutture private accreditate, qualora non sia possibile prestarli nei tempi stabiliti dalla normativa vigente in relazione alla classe di priorità riportata nella richiesta”. Una richiesta che è arrivata anche dal difensore civico Francesco Cozzi, interrogato da alcune associazioni e in particolare da Impegno comune.

Il consigliere Ballerini ha ribadito come il problema delle liste di attesa sia legato al periodo post-pandemia ma soprattutto al tagli che si sono verificati nel mondo della sanità negli ultimi 10 anni: “IL Governo Meloni è quello che ha investito di più nella sanità, basti pensare che ai tempi della pandemia i fondi stanziati per la sanità erano circa 119 miliardi di euro, al momento si parla di 134 miliardi che diventeranno, l’anno prossimo, 136 miliardi euro. Dobbiamo dare regole certe ai pazienti che devono fare un esame ma non possono prenotarlo entro i termini fissati dal servizio sanitario e quindi devono necessariamente rivolgersi a privati ​​(accreditati) con il semplice pagamento del ticket”.

Ma sulla questione è scoppiata una rissa in consiglio regionale. Non sono mancate le polemiche da parte della minoranza, che non ha votato l’ordine del giorno. Il leader del Partito Democratico Luca Garibaldi accusa come solo ora la maggioranza sia entrata nel mondo reale e abbia preso coscienza del problema delle liste d’attesa: “Questo problema esiste da 8 anni, cioè da quando la Regione è governata dal centrodestra. Dobbiamo investire nel settore pubblico, assumere personale ed evitare di spendere soldi per servizi privati. È assurdo fare linee guida su una legge che già esiste. Stiamo assistendo al fallimento della sanità pubblica e invece di fissare l’agenda per dire che le cose vanno male e che dovrebbero essere risolte, è necessario risolverle e non lasciare i cittadini nell’incertezza. Non dobbiamo risolvere il problema delle liste d’attesa permettendo ai cittadini di rivolgersi al privato pagando solo il biglietto perché questo significa che il pubblico non vuole farlo. Quindi se Balleari si riconverte alla sanità pubblica, buon per lui e dice alla Meloni di mettere più soldi anche nel fondo sanitario nazionale e dice al presidente Toti di non fare più buchi nella sanità visto che abbiamo pagato uno di 63 milioni di euro con 35 milioni di sanità tagli solo per il 2024”.

La minoranza non rinuncia agli investimenti fatti dal Governo: “Non c’è bisogno di una regolamentazione, la legge è chiara”, ha sottolineato Gianni Pastorino della linea condivisa. “Devi fornire il servizio, punto”, ha aggiunto Ferruccio Sansa dell’elenco omonimo.

“Nel 2020-2021, con il Governo Conte, la spesa sanitaria aveva superato il 75% del Pil. Nel 2024, se volessimo riportare la spesa sanitaria allo stesso valore, servirebbero 10 miliardi di euro in più – afferma Paolo Ugolini, consigliere comunale del M5s – Si deduce che tra il 2020 e il 2024 sono stati investiti 10 miliardi di euro in meno”. “Le stime del Pil sono 6,3 per il 2024, scenderà al 6,2% per il 2025, per il 2026 arriveremo al 6,2%. Siamo in presenza di un continuo calo degli investimenti in sanità”, conclude il rabbino Ugolini.

 
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