L’autore di Babà (edizioni Accento) lo ha visto per noi Io capitano di Matteo Garrone, raccontandoci le sensazioni, le speranze – ma anche il vuoto – di questa storia. Che ora è candidato all’Oscar
Una destinazione comprende più destinazioni, spesso non tracciabili su una carta geografica tradizionale. Io capitano di Matteo Garrone rende il viaggio un ritratto onirico, persistente ma anche reale. Dopo il battesimo alla Mostra del Cinema di Venezia 2023 e le prestigiose nomination per il Golden Globe 2024 e a Oscar 2024come Miglior Film Internazionale, la sera di venerdì 3 maggio il film ha vinto il David di Donatello 2024 per il Miglior Film e per la Miglior Regia a Matteo Garrone.
Daniele Venturelli
Un’eco globale, quindi, e del tutto meritata: quest’opera, infatti, non si limita a raccontare storie, paesaggi o comunità, ma affonda la sua nel senso di speranza, perdita e poi sconcerto. È così che il viaggio assume un significato legato ai concetti di diaspora, al viaggio intenso come gesto necessario. Seydou e Moussa appartengono a una storia in cui non ci sono personaggi principali o secondari.
Il mare, il deserto, i vicoli di Dakar, i miraggi, ogni singolo sguardo preso in primo piano appartiene alla storia, tutto diventa narrazione. Il viaggio di Seydou e Moussa comporta il rischio degli ultimi tempi, ma i due non sembrano preoccuparsene, anche se ciò significa mentire e nascondere i loro desideri alla famiglia. Sorridono, scrivono testi musicali, ballano e suonano per strada, convinti che la vita a Dakar non sia fatta per loro sognano di firmare autografi ai bianchi.
