Immigrazione controllata, il Friuli tradito da Roma. «Questo sistema non ci dà ciò di cui abbiamo bisogno» – .

Immigrazione controllata, il Friuli tradito da Roma. «Questo sistema non ci dà ciò di cui abbiamo bisogno» – .
Immigrazione controllata, il Friuli tradito da Roma. «Questo sistema non ci dà ciò di cui abbiamo bisogno» – .

Non sono pochi, anche considerando i flussi con popolazione residente nella nostra regione. Inoltre sono “poco utili”, senza che la locuzione venga letta in senso dispregiativo. L’utilitàInfatti, in questo caso fa rima con competenza, capacità lavorativa e chiare esigenze di mercato. Il Friuli Venezia Giulia torna a farsi sentire tradito da un provvedimento che dovrebbe aiutare il mercato del lavoro Impossibile reperire le cifre necessarie alle imprese.

E le massime autorità regionali pianificano una “battaglia” a Roma per cambiare tutto, anche in virtù della specializzazione del Friuli Venezia Giulia come ente regionale.

COSA SUCCEDE

Lo ha chiesto la Regione a Romae in particolare al Ministero del Lavoro, quota di immigrazione da paesi extra Unione Europea pari a 4.115 lavoratori nel triennio che si concluderà il prossimo anno e che comprende anche il 2024. Ma i fabbisogni, secondo le ultime rilevazioni sul mercato del Friuli Venezia Giulia, sarebbero almeno il triplo.
E soprattutto – e soprattutto – la Regione avrebbe bisogno di figure qualificate che il decreto nazionale non può garantire. Non ci riesce, almeno secondo le esigenze espresse dal Friuli Venezia Giulia. Nell’ultimo Click Day, ad esempio, sono state accettate solo circa 1.500 domande. Una goccia nel mare, se si calcola il fabbisogno che comprende anche i lavoratori stagionali. L’assessore regionale al Lavoro, Alessia Rosolen, proprio per questo ha parlato di «anacronismo delle quote di lavoratori immigrati rispetto alle reali esigenze del mercato del lavoro».

LE REGOLE

Sono ammesso in Italiaper motivi di lavoro subordinato stagionale e non stagionale e di lavoro autonomo, cittadini stranieri residenti all’estero nell’ambito delle seguenti quote complessive a livello nazionale: 136.000 unità per l’anno 2023; 151.000 unità per l’anno 2024; 165.000 unità per l’anno 2025.
Quote a livello nazionale per il lavoro subordinato non stagionale e per il lavoro autonomo nei seguenti settori: autotrasporto di merci conto terzi, edilizia, turistico-alberghiero, meccanica, telecomunicazioni, alimentare, cantieristica, trasporto passeggeri con autobus, pesca, parrucchieri, elettricisti e idraulici, assistenza familiare e socio-sanitaria. Nel dettaglio, 53.450 unità per l’anno 2023, di cui 52.770 per lavoro subordinato e 680 per lavoro autonomo; 61.950 unità per l’anno 2024, di cui 61.250 per lavoro subordinato e 700 per lavoro autonomo; 71.450 unità per l’anno 2025, di cui 70.720 per lavoro subordinato e 730 per lavoro autonomo. Ciò include lavoratori provenienti da Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Gambia, Georgia, Ghana, Giappone, Giordania, Guatemala, India, Kirghizistan, Kosovo , Mali, Marocco, Mauritius, Moldavia, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Perù, Repubblica di Macedonia del Nord, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia e Ucraina.

L’APPELLO

La strategia che la Regione intende attuare è chiara: «Le quote così come sono strutturate in questo momento a livello territoriale hanno dimostrato che non funzionano assolutamente – ha tuonato l’assessore Alessia Rosolen -. Questo sistema – ha proseguito – non ci dà nulla di ciò di cui abbiamo bisogno”. Da qui i prossimi passi, da fare a Roma anche a pugni. Sì, perché il Friuli Venezia Giulia da solo può fare poco. La linea sarà una: l’ingresso dei lavoratori extracomunitari provenienti da Paesi extra-Unione Europea dovrà avvenire sulla base delle competenze. «Serve manodopera qualificata, non personale a basso costo o che preluda clandestinamente l’ingresso indiscriminato degli extracomunitari».

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Il Gazzettino

 
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