Arresto Toti | L’ombra di Cosa Nostra – .

Arresto Toti | L’ombra di Cosa Nostra – .
Arresto Toti | L’ombra di Cosa Nostra – .

C’è l’ombra di Cosa Nostra anche nell’inchiesta sulla corruzione in Liguria, la stessa che ha portato agli arresti domiciliari il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.

Pesante l’accusa per il capo di gabinetto del presidente della Regione Liguria Matteo Cozzani – coordinatore regionale della campagna elettorale per la Lista ‘Cambiamo con Toti presidente’ – agli arresti domiciliari, che secondo la Procura avrebbero agevolato il attività di Cosa Nostra, in particolare del clan Cammarata del circondario di Riesi.

Nell’indagine sono coinvolti anche i gemelli Arturo Angelo Testa e Italo Maurizio Testa, rappresentanti della comunità riesi di Genova, destinatari dell’obbligo di residenza nel Comune di Boltiere, in provincia di Bergamo, dove risiedono, accusati del reato di omicidio elettorale. corruzione commessa al fine di agevolare Cosa Nostra. Dello stesso reato, infine, è accusato Venanzio Maurici, sindacalista soggetto all’obbligo di denuncia, corruzione elettorale, aggravata dallo scopo di agevolare la mafia, sempre il clan Cammarata.

In particolare “Cozzani (che agiva per conto di Giovanni Toti) e i fratelli Testa si accordarono per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla Comunità Riesina di Genova (almeno 400 voti) e comunque siciliani verso il lista ‘Cambiamo con Toti presidente’ e verso tre candidati specifici”.

Cozzani: “Non vorrei trovare Dia in ufficio”

Bisogna tornare al 2020, prima delle elezioni regionali: mentre si discuteva dei possibili candidati, era emersa la disponibilità di Arturo Angelo Testa, presidente federale dell’“Associazione socioculturale Riesini nel mondo”. Già allora, secondo l’inchiesta, Cozzani manifestava «una certa preoccupazione, rappresentando evidentemente una possibile contiguità dei suoi interlocutori con ambienti mafiosi». Tanto che, aveva detto a un certo punto, “non vorrei trovare Dia in ufficio”.

Ma poi Testa non figura più nella lista: al suo posto Anzalone. Anche perché Testa e il fratello Italo Maurizio erano già stati protagonisti di una controversa notizia di cronaca, recandosi a Predappio ed eseguendo il saluto romano davanti a un busto di Mussolini. Un episodio che ha portato anche alle dimissioni di Italo Maurizio Testa dalla carica di vicesindaco di Boltiere.

I gemelli, però, avrebbero continuato a mantenere contatti con Cozzani “finalizzati a garantire il sostegno elettorale dei ‘Riesini’ a tre candidati della lista Cambiamo con Toti Presidente”. Compreso Anzalone, indagato, che avrebbe offerto ai gemelli vitto e alloggio a Genova nel periodo compreso tra il 10 e il 19 settembre 2020.

“Cozzani mi ha detto ‘prendi qualche voto alla Certosa e il giorno dopo te ne faccio assumere due, tre al porto… ti prometto la mia parola’” sono le parole che avrebbero pronunciato i due fratelli, secondo quanto riferito atti dell’inchiesta, in prossimità delle elezioni regionali, in particolare dopo una cena elettorale.

E infatti i voti stanno arrivando a Certosa: accurati controlli incrociati effettuati nel corso delle indagini hanno dimostrato che la percentuale di preferenze dei candidati prescelti è stata “ben superiore a quella da loro ottenuta nelle restanti sezioni elettorali del Comune di Genova” .

Il racconto prosegue con le interviste effettivamente svolte dai “soggetti segnalati da Cozzani su richiesta dei gemelli Testa”. Ma non solo: come ricordano i giornali, “la corruzione elettorale posta in essere era finalizzata non solo a garantire l’associazione di 4 o 5 persone, ma anche ad assicurare in qualche modo una presenza all’interno delle istituzioni e ad ottenere un accreditamento stabile come ‘gruppo’ capace di di controllare il consenso del quartiere Certosa, di garantire l’elezione di candidati che poi rispondessero ad essi e che servissero gli interessi dei riesesi, di creare un credito da poi incassare”.

Il sindacalista sospeso dalla Cgil

Nelle indagini entra anche il sindacalista della Cgil Venanzio Maurici, definito il “contatto genovese” del clan Cammarata del Riesi. In occasione delle elezioni regionali, per dare il suo voto alla lista Toti avrebbe accettato la promessa di un lavoro a favore del compagno della figlia. “La Cgil – sottolinea il sindacato – è fortemente preoccupata per quanto sta emergendo dall’indagine della Procura che sta coinvolgendo i vertici politici della Regione Liguria ai massimi livelli, il sistema di gestione portuale e alcuni operatori economici. Il sistema di cui si legge nel comunicato della Procura fa tremare i polsi per il quadro che emerge dalle prime fasi delle indagini. A questo quadro già preoccupante si aggiunge la presenza e la permeazione delle organizzazioni mafiose. Uno degli indagati risulta essere iscritto alla Cgil dei pensionati e in via precauzionale, come previsto dallo Statuto, la Cgil regionale e i Centri di regolazione Spi nazionali hanno immediatamente sospeso l’iscrizione. È importante che la Magistratura vada fino in fondo e chiarisca le responsabilità politiche e individuali e la trasparenza su uno degli asset produttivi più importanti del Paese. Liguria”.

 
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